LIBRI. Mediterraneo, 'Il giardino delle meraviglie'

di FRANCESCO GRECO - “Alle tre, nel sole di dicembre, dietro il mare che scoppiettava nascosto, il trenino entrava, piccoli vagoni verdi, in una gola di roccia, e poi in una selva di fichidindia…”, (Elio Vittorini).

Profumi intensi, colori che rapiscono, odori ammalianti, paesaggi improvvisi della natura, incanti e stupori dell’io più segreto: è questa la stagione dell’anno più bella, poiché, come dicono i vecchi “furesi” (contadini) di Puglia, “ogni terracàta se rinnova” (ogni radice rinasce).
 
“Com’erano gustose le arance staccate fresche fresche dall’albero e sbucciate all’ombra del giardino…”, (Luigi Capuana). Se dopo 25 secoli tornasse Erodoto ne sarebbe sconvolto in un brainstorming dei sensi (e delle papille gustative).

Intanto facciamolo noi finché possiamo con “Il giardino delle meraviglie” (Storie, segreti, ricette intorno alle piante del Mediterraneo), di Lucia Scuderi, Donzelli Editore, Roma 2017, pp. 54, euro 20,00, edizione pregevole, da donare ai posteri.
 
“Piacciono tanto a nonna Rosa quei gelsomini di bella notte!”, (Luigi Pirandello). L’illustratrice siciliana ha messo insieme una gallery emozionante e suggestiva di alberi, fiori e piante presenti sulla sua isola: alcune indigene, nel senso che ci sono sempre state, altre “importate”, hanno trovato un microclima adatto e si sono integrate, arricchendo una biodiversità di per sé vasta e ammaliante.  
 
“Dormir tranquillo/ come dormite voi,/ passiflora e stelle…”, (Federico Garcìa-Lorca).
 
Questo libro contiene, subliminali, due messaggi: responsabilizziamoci noi, uno per uno, e a livello istituzionale, rispetto al prezioso patrimonio botanico avuto in dono dal passato, la salvaguardia e valorizzazione.

E un altro, altrettanto sottinteso, carsico: se ci fermassimo a osservare i fiori del cappero, stami e pistilli, le corolle della bougainvillea e la delicatezza delle corolle della ceiba speciosa, forse avremmo meno tempo per farci trascinare nei gorghi della modernità, fatta di rimozioni e sublimazioni, transfert e volgarità, con le sue icone trash e patologie distruttrici che conducono a un’inconscia cupio dissolvi.
 
E se fosse l’aloe vera (“potente antidolorifico a antinfiammatorio”) tanto amata da Cleopatra (usava il succo come collirio) a farci ipotizzare un Neo-Umanesimo in cui convivere con noi stessi senza paure, gli altri e la magmatica energia dolce dell’Universo?    

“A destra, un cantuccio d’Africa, una siepe di cactus erti come pilastri, rampanti come rettili, orridi, contorti, spinosi; e poi ancora le agavi, i banani, gli aloè”, (Federico De Roberto).

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