Presentato a Bari ieri "I dieci passi" di Conte e Tranquillo

di Pasquale Amoruso.
Una società più giusta e libera dalla mafia non si sviluppa solo dalle aule dei tribunali ma a partire dalla presa di coscienza di tutti noi. È questo il senso alla base de “I dieci passi. Piccolo breviario sulla legalità.”, presentato ieri dal giudice palermitano Mario Conte, autore del libro insieme al giornalista sportivo Flavio Tranquillo, presso l’Auditorium della terza Circoscrizione, a Bari,
L’idea è quella di porre le basi per un’antimafia che deve coinvolgere tutti nel nome della legalità, del senso del dovere e della responsabilità individuale, nella convinzione che coinvolgere tutti nella battaglia contro questa “malapianta” da estirpare sia l’unica maniera di fare non solo dieci, ma cento passi avanti.
Scritto da un Gup del Tribunale di Palermo, appassionato di sport e fondatore della Nazionale Basket Magistrati, Mario Conte, e da un giornalista sportivo specializzato nel basket e interessato alle vicende del crimine italiano, Flavio Tranquillo, “I dieci passi” prende origine da un processo, denominato “Addiopizzo” , presieduto dal Giudice Conte, nel quale sono stati chiesti 173 anni per 23 estorsori e favoreggiatori di Cosa Nostra. Ma dallo specifico del processo, il discorso si allarga su altri mondi, a partire da quello della magistratura e dei media, fino ad approdare alla vita quotidiana del privato cittadino e alla società civile, prendendo spunto anche dallo sport.
Lo sport, in fatti, all’interno della società ricopre un ruolo educativo importante: “perché ti abitua alla sana e leale competizione”, sostiene Conte, ricordando Pierre De Coubertin, inventore delle Olimpiadi moderne, poiché trasmettono valori come Verità, Giustizia e Legalità, valori che negli ultimi decenni vengono calpestati in nome del denaro.
La Società Civile insieme allo Stato che, spiega Conte, “affinché la vita di tutti i giorni sia all’insegna della legalità, deve intervenire come un genitore nei confronti dei propri figli- (concetto di bonus pater familias)-, spiegando che le regole vanno rispettate senza se e senza ma. Per non doverne pagare le conseguenze che ricadono su tutti noi e non solo sul trasgressore”.
Quei “dieci passi” citati nel titolo (dialogo, legalità, società, soldi, doveri, sport, informazioni, giudice, processo e mafia), fanno riferimento a due espressioni riconducibili tanto allo sport, quanto alla mafia, tanto alla regola dei passi nella pallacanestro quanto, e soprattutto, ai cento passi di Peppino Impastato. “Anche noi- scrivono gli autori- come Peppino Impastato pensiamo che senza memoria e fantasia questa guerra (contro la mafia, ndr) non si possa vincere”.

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