Ruby: "Berlusconi non ha visto il mio certificato di nascita, dovrebbe chiedere a mia madre"

di Roberta Calò. “Abbiamo le prove che Ruby non era minorenne! In un paese normale questo processo durerebbe mezz'ora, sarò assolto con formula piena”. I legali del Premier, infatti, baseranno la loro linea di difesa sull’ipotesi che Karima El Mahroug sarebbe stata registrata all’anagrafe marocchina soltanto due anni dopo la sua nascita.
Venera Scrima, avvocato di Ruby, ha dichiarato: “La voce girava da giorni qualcuno mi aveva pure chiesto e io ho informato il padre che smentisce categoricamente. Probabilmente l'avvocato Ghedini fa riferimento ad usanze che in Marocco esistevano 50 anni fa, ma non in questo caso”. “Per quattro anni - spiega - i genitori si sono rivolti alle nostre istituzioni. In tribunale hanno accettato anche la richiesta della figlia di non tornare a casa purché restasse in una struttura protetta. Era affidata ai servizi sociali. Piuttosto bisogna interrogarsi sul perché nessuno l'abbia protetta”. Lo stesso M'Hammed El Mahroug, padre della ragazza, ha fatto un appello: “Voglio che si faccia luce sull'operato di quanti, comprese le forze dell'ordine, avendo in carico le sorti di Karima non hanno saputo proteggerla lasciando che, pur essendo ricercata e quindi ben nota alle stesse forze dell'ordine, fosse tranquillamente avviata alla prostituzione”. Per lui, che si autodefinisce “un auto in lutto” è impensabile quello che si è raccontato sulla sua famiglia: “Non ho la forza di tornare in Marocco - ha confessato - perché non saprei come guardare in faccia la mia anziana madre. Non è vero che maltrattavo mia figlia, non le ho mai lanciato l'acqua bollente. La cicatrice alla testa risale a quando aveva un anno. Io non sono come mi ha descritto e ancora oggi se tornasse l'accoglierei a braccia aperte”.
Intanto, Ruby, con scarsa ilarità, passando dalle scalinate della Procura ai tappeti rossi di Vienna controbatte: “Berlusconi non ha visto il mio certificato di nascita, dovrebbe chiedere a mia madre”, liquidando i curiosi che l’avevano interpellata nella sera del Ballo delle debuttanti all’Opera a Vienna, invitata dal magnate Richard Lugner.
La giovane si è presentata con un lunghissimo abito dorato da una scollatura pronunciata tempestata di pietre preziose. La marocchina, dimenticando forse le origini della sua notorietà e tralasciando d’aver volontariamente cavalcato l’onda della visibilità mediatica, ha detto che i giornalisti austriaci sono migliori di quelli italiani: “Fanno attenzione a quello che scrivono, guardano la persona dentro e non ti marchiano con parole che possono rimanerti attaccate addosso per una vita. Non scrivono per 389 pagine che sono una escort minorenne senza nessuna prova”. Eppure strano a dirsi, ma non annovera tra i suoi progetti l’idea di lasciare l’Italia: “No, qui fa troppo freddo, io ho bisogno del caldo”, e su questo non stentiamo a crederci. Sarà forse per questo che dopo il processo mira ad andare in Messico.
Fuori, lontano da riflettori, tappeti rossi, imponenti lampadari e body-guard, un gruppo di manifestanti autoproclamatisi “Amici del Benessere” protestavano contro la presenza di Ruby con cartelli inequivocabili: “La nostra opera non e’ un Bunga Bungalow”, “Lugner attaccato alle tette ha varcato il Rubicone”, “Proletari fuori dalla nostra opera”.