Yara: "Tutta Brembate ha paura dell'orco"
di Roberta Calò. “Sono più in ansia a frequentare il palazzetto. Anche gli altri ormai vengono accompagnati”, commenta una ragazzina di Brembate. Il paese ha paura, teme “un orco” ancora in circolazione che dopo aver ucciso Yara Gambirasio sembra essersi dissolto nel nulla.
Si procede con le analisi dei vestiti dai cui si potrebbe arrivare all’assassino cercando di isolarne il dna. Nel frattempo gli inquirenti pensano ad una situazione sfuggita di mano dopo un rifiuto della giovane ginnasta; ipotesi più avvallata di un’aggressione per mano di un branco di persone.
Si approfondisce anche sul traffico telefonico: il cellulare della minore, infatti, si sarebbe agganciato ad una cella di una zona di Brembate nord, tra tra via Sorte e via Ruggeri passando per quella di Mappello. Attraverso un controllo incrociato si cercano telefoni che nella data della scomparsa abbiano agganciato sia la cella di Brambate che quella di Chignolo d’Isola.
Intanto, giungono notizie sconfortanti dal mondo del web. “Quel profilo in Facebook non è di mia figlia: le è stato sottratto già lo scorso 22 febbraio dopo che lo avevamo cancellato in ottobre. Ora siamo sotto l'assedio dei media e sono preoccupata che possa capitarle qualcosa”; questa la testimonianza di Tamra, madre della dodicenne che si pensava avesse postato su Facebook il 28 Febbraio la frase -Qui ci conosciamo tutti e tutti conoscono noi. Brembate è un piccolo paesino, e questo ci fa ancora più paura.
Il genitore prosegue spiegando: “Il 2 marzo però la notizia di questi messaggi in Facebook è esplosa e il nome di mia figlia, pur essendo minorenne, è stato diffuso da tutti i media. Siamo assediati dai giornalisti e dai videoperatori, e siamo spaventati”.
“Il 22 febbraio delle amiche di mia figlia le segnalano che il suo profilo su Facebook era ricomparso. Controllo e vado subito dalla polizia postale per denunciare il furto d'identità”. Il timore della donna è quello che ormai annebbia i cuori di tutti i genitori del piccolo paesino: “Ci sentiamo osservati e infastiditi: chi ha rubato questa identità potrebbe essere davvero coinvolto nel caso di Yara e potrebbe arrivare a mia figlia”.
Non mancano, come già avvenuto in passato, “visioni” diverse da quelle del personale tecnico; ad esprimersi questa volta è il pranoterapeuta Luciano Muti, il quale sostiene che la ragazza sarebbe stata uccisa da un tossicodipendente del luogo che viveva una vera e propria passione ossessiva per la giovane.
Contro il lavoro delle forze dell’ordine, invece rema il ricorso in Cassazione preparato dai legali di Mohammed Fikri, il giovane muratore marocchino incarcerato e poi rilasciato lo scorso 4 dicembre nell'ambito delle indagini sulla scomparsa di Yara Gambirasio. Il ragazzo risulta ancora iscritto nel registro degli indagati ma in un fascicolo diverso da quello di Yara infatti i legali del giovane non sono stati raggiunti dalla comunicazione riguardante l’autopsia.
Si procede con le analisi dei vestiti dai cui si potrebbe arrivare all’assassino cercando di isolarne il dna. Nel frattempo gli inquirenti pensano ad una situazione sfuggita di mano dopo un rifiuto della giovane ginnasta; ipotesi più avvallata di un’aggressione per mano di un branco di persone.
Si approfondisce anche sul traffico telefonico: il cellulare della minore, infatti, si sarebbe agganciato ad una cella di una zona di Brembate nord, tra tra via Sorte e via Ruggeri passando per quella di Mappello. Attraverso un controllo incrociato si cercano telefoni che nella data della scomparsa abbiano agganciato sia la cella di Brambate che quella di Chignolo d’Isola.
Intanto, giungono notizie sconfortanti dal mondo del web. “Quel profilo in Facebook non è di mia figlia: le è stato sottratto già lo scorso 22 febbraio dopo che lo avevamo cancellato in ottobre. Ora siamo sotto l'assedio dei media e sono preoccupata che possa capitarle qualcosa”; questa la testimonianza di Tamra, madre della dodicenne che si pensava avesse postato su Facebook il 28 Febbraio la frase -Qui ci conosciamo tutti e tutti conoscono noi. Brembate è un piccolo paesino, e questo ci fa ancora più paura.
Il genitore prosegue spiegando: “Il 2 marzo però la notizia di questi messaggi in Facebook è esplosa e il nome di mia figlia, pur essendo minorenne, è stato diffuso da tutti i media. Siamo assediati dai giornalisti e dai videoperatori, e siamo spaventati”.
“Il 22 febbraio delle amiche di mia figlia le segnalano che il suo profilo su Facebook era ricomparso. Controllo e vado subito dalla polizia postale per denunciare il furto d'identità”. Il timore della donna è quello che ormai annebbia i cuori di tutti i genitori del piccolo paesino: “Ci sentiamo osservati e infastiditi: chi ha rubato questa identità potrebbe essere davvero coinvolto nel caso di Yara e potrebbe arrivare a mia figlia”.
Non mancano, come già avvenuto in passato, “visioni” diverse da quelle del personale tecnico; ad esprimersi questa volta è il pranoterapeuta Luciano Muti, il quale sostiene che la ragazza sarebbe stata uccisa da un tossicodipendente del luogo che viveva una vera e propria passione ossessiva per la giovane.
Contro il lavoro delle forze dell’ordine, invece rema il ricorso in Cassazione preparato dai legali di Mohammed Fikri, il giovane muratore marocchino incarcerato e poi rilasciato lo scorso 4 dicembre nell'ambito delle indagini sulla scomparsa di Yara Gambirasio. Il ragazzo risulta ancora iscritto nel registro degli indagati ma in un fascicolo diverso da quello di Yara infatti i legali del giovane non sono stati raggiunti dalla comunicazione riguardante l’autopsia.
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