Sarah: zio Michele, forse è meglio se mi ammazzo. Concetta Serrano, un continuo depistaggio

di Roberta Calò. "Mio padre è stato considerato un uomo libero ma di fatto non è libero, non possiamo uscire siamo circondati da turisti e giornalisti, persone che citofonano in continuazione, che vengono da ogni parte di Italia apposta vogliono per incontrare mio padre. Forse non siamo noi la famiglia strana. Forse le persone strane sono queste". (leggi anche: Bloccato accesso strada casa Misseri)
Questo è quanto lamenta Valentina Misseri, figlia di Cosima Serrano, indagata per l'omicidio della piccola Sarah Scazzi, e di Michele Misseri, accusato di occultamento di cadavere.
"Non trovo giusto che io non possa incontrare mia madre e mia sorella. Mia madre sono già passati dieci giorni e non posso incontrarla. Mio padre anche potevo incontrarlo dopo qualche giorno ma non sapevo che potevo incontrarlo , l'abbiamo saputo dalla tv come ogni cosa. Salendo in macchina mio padre già stava piangendo dicendo che non giusto, gli innocenti in carcere e il colpevole fuori e che forse è meglio se mi ammazzo. Adesso è più tranquillo perchè ha detto non posso fare questo gesto perchè se io faccio questa azione nessuno può sapere".
La ragazza, inoltre, ha poi spiegato di non essersi mai recata al cimitero per far visita alla cugina defunta: "Io Sarah non me la immagino lì dentro, la immagino ancora viva. All'inizio come famiglia ci aveva scelto zia Concetta, poi ci ha scelto Sarah".
Il racconto quasi amorevole della ragazza di un contesto familiare equilibrato collide con i numerosi messaggi che Sabrina Misseri, l'altra figlia coindagata per l'omicidio, avrebbe inviato al suo amico Ivano Russo. La ragazza infatti parla di piatti che volevano, di liti, di rottura tra i genitori, di desiderio della stessa Sabrina di volerla far finita.
In questi stessi messaggi peraltro emergerebbe anche del risentimento che la cugina nutriva nei confronti della piccola Sarah presentando un quadro familiare tutt'altro che idilliaco e spianando la strada, come sostenuto dagli inquirenti, al movente della gelosia.
Un situazione, come definita da Guglielmo Gullotta avvocato e psicoterapeuta ordinario di Psicologia Giuridica presso l'Università degli Studi di Torino, "Le famiglie felici sono tutte uguali. Le famiglie infelici sono ognuna infelice a modo suo".

INTERVISTA A CONCETTA SERRANO - Dopo mesi di silenzio, torna a parlare alle telecamere di Rai Uno la madre della vittima, Concetta Serrano.
Non si mostra stupita dall'arresto dell'arresto della sorella: "Non credo alla versione che dice lei che non ha sentito, non è che puoi uccidere una bambina nel silenzio. Per me non dice la verità. Conoscendo Sarah so che lei urlava come una sirena, era impossibile non sentirla. La loro falsità, la loro cattiveria per quello che hanno fatto e che poi hanno recitato, una menzogna continua. Si vedeva Sabrina che da un lato mi era vicina che mi voleva aiutare con questi volantini, con queste petizioni ma poi la sentivo fredda nei miei confronti, lei parlava con i giornalisti ma con me. Io pensavo che loro mi nascondessero qualcosa ma non pensavo che avessero ucciso loro Sarah. Loro quello che hanno fatto è un continuo depistaggio".
La donna, dopo aver manifestato sdegno per i parenti, ripercorre gli attimi immediatamente successivi alla scomparsa della figlia: "Abbiamo aperto il diario per vedere se c'era qualcosa che ci potesse aiutare per quanto riguardava la sparizione di Sarah e abbiamo letto la frase che c'era scritta. (A proposito della cotta che Sarah aveva per Ivano Russo). Lei (Sabrina) inizialmente ha detto zia non lo portare ai carabinieri altrimenti incominciano a tartassare Ivano e lo mettono nei guai. Poi i carabinieri sono venuti e hanno preso vari diari di Sarah e questo era rimasto ancora in camera. In un secondo momento ha preso anche questo diario".
Circa il movente di gelosia la madre dichiara: "Per me è una scusa molto debole , non è abbastanza per uccidere una persona".
Concetta Serrano ancora non riesce ad inquadrare il reale assassino ma anche dopo tanti mesi continua a non credere all'eventuale colpevolezza del cognato, Michele Misseri: "Quella sera rimasi scioccata in quanto conoscevo un altro Michele; Michele assassino per me era molto strano, qualcosa di scioccante, sembrava strano conoscendo Michele , la persona che era. Se una persona ha un minimo di coscienza la direbbe la verità non c'è bisogna che vada io a dire a Michele di dire la verità. Lui sa che bisogna dire la verità. E' stato pressato da persone esterne, dalla famiglia e da altri. Lui faceva quello che loro gli dicevano di fare".
Alla domanda su come potrebbe andare a finire questa storia Concetta risponde: "Ah! Lo vorrei sapere, il tempo credo che ci darà una risposta".

LE CONTRADDIZIONI DEL CASO SCAZZI - Il quadro familiare dei Misseri che ha palesato segni di estrema omertà e complicità sarebbe secondo lo psichiatra Paolo Crepet, ospite della trasmissione Porta a Porta, uno dei punti cardine delle indagini su cui bisognava puntare l'attenzione. Secondo quando sostenuto dall'esperto, infatti, le falle presentate da questo caso come in quello già sperimentato della Franzoni è stato quello di favorire i rapporti tra i singoli membri della famiglia. L'ideale sarebbe stato optare per l'isolamento di Michele Misseri sottoponendo l'uomo ad una situazione di stress dovuto allo spezzamento del legame con il "clan", con la famiglia. Solo in questo conteso si poteva sperare di ottenere una versione effettiva di fatti. Il magistrato Simonetta Matone, dal canto suo, ha invece difeso l'iter procedurale adottato, spiegando che il pm ha favorito tali legami e contatti per poter così far leva su intercettazioni di conversazioni fondamentali per l'analisi di dettagli che diversamente non sarebbero mai emersi. Oggetto del conteso sarebbe infatti l'attendibilità di Misseri Misseri che nelle sue numerose versioni ha cambiato forse troppe dinamiche, tempi ed esecutori dell'omicidio.
L'uomo, peraltro, ha manifestato la necessità di voler conferire con i magistrati per spiegare i motivi per cui lui aveva inizialmente chiamato in correità la figlia. Come ha spiegato l'ex consulente di parte di Michele Misseri, la criminologa Roberta Bruzzone, si tratterebbe del "segreto di Pulcinella"; l'uomo infatti dovrebbe riferire ai giudici che lui aveva scaricato la colpa sulla figlia perchè questo gli era stato consigliato dalla stessa Bruzzone e dal suo ex rappresentante legale Daniele Galoppa. La Bruzzone, dal canto suo, nega tale versione e spiega che in realtà l'attuale avvocato di Michele Misseri avrebbe consigliato all'assistito di riconfermare i tentativi di violenza sessuale, inizialmente confessati e poi ritrattati, al fine di risultare più credibile agli occhi degli inquirenti.
Lo stesso avvocato De Jaco, rappresentante legale della moglie di Michele, Cosima Serrano, ha dichiarato: "La ricostruzione di Michele è coerente".
Dal canto suo l'avvocato della famiglia Scazzi remando contro tale palese attendibilità ha affermato: "Uno dei momenti chiave che racconta Michele quando ha ucciso Sarah è che il cellulare cade e si apre mentre arriva l'ultima chiamata che è quella di Sabrina. Tutto questo è quello che dice Michele Misseri sarebbe avvenuto in garage. Sabrina racconta che mentre chiamava Sarah il padre era affacciato al garage".
Quello che appare evidente è la messa in onda in un processo-farsa a livello mediatico in cui non è ancora chiaro se siano i giornalisti a strumentalizzare gli attori di questo triste caso di cronaca o se siano gli indagati a sfruttare la scia della visibilità mediatica per manipolare a loro favore la verità.