"Il Generale dei Briganti": partono le riprese del film TV di Rai 1 tra Vieste e la Foresta Umbra

VIESTE (FG). A partire da domani, lunedì 6 giugno, e per due settimane, tra la città di Vieste e “l’incantevole Foresta Umbra” , iniziano le riprese del film tv di Rai Uno “Il generale dei Briganti”.
Diretta da Paolo Poeti e prodotta dalla Ellemme Group di Massimo e Vanessa Ferrero in collaborazione con Apulia Film Commission, per la prima serata di Rai Uno, la miniserie in due puntate arriva proprio nel 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Protagonista del film tv sarà Daniele Liotti nei panni di Carmine Crocco, storico capo dei briganti lucani che contribuirono in maniera determinante all’Unità d’Italia, schierandosi a fianco di Garibaldi.
Insieme a Liotti il ricco cast annovera, fra gli altri, Christiane Filangieri (Giuseppina Guarino), Raffaella Rea (Nennella, la moglie di Carmine Crocco), Danilo Brugia (Mariano Aiello, il medico rivoluzionario), David Coco (lo scrivano Antonio), Manrico Gammarota (il brigante Ninco Nanco). Diverse le scene che saranno girate a Vieste, sia di giorno sia di notte. Set saranno allestiti sulla scogliera sottostante il lungomare Cristoforo Colombo (zona “gratta-cielo “), sulla “Marina piccola”, nell’ex convento dei cappuccini, ora Centro visita del Parco Nazionale del Gargano.
Previste scene anche cruente, con sparo di fuochi, che rievocheranno le gesta del “generale dei briganti” Carmine Crocco il leggendario personaggio lucano che arrivò fin sul Gargano per contrastare con la forza il potere dell’epoca. Infatti, come riportano le cronache del tempo, quando, nel 1860, scoppiarono i moti insurrezionali, Crocco aveva già avuto i suoi guai con la giustizia: una condanna per furto nel 1855 a diciannove anni di ferri; un’evasione dal carcere di Brindisi; l’uccisione a coltellate di un signorotto del paese che aveva osato importunare la sorella Rosina.
Latitante si unì ai rivoltosi con la speranza di vedersi cancellare i vecchi reati. Ma non fu così. Tornando a casa con la casacca del vincitore, scoprirà che ancora una volta tutto è cambiato per restare uguale. Persino il sindaco è lo stesso, ma prima stava con i Borbone, dopo con i liberali. Per Crocco non ci fu speranza, così tornò alla macchia e si unì alla controreazione borbonica. I boschi di Monticchio (in Basilicata) diventarono il suo impero, la “ginestra” il suo rifugio. Ma una volta catturato, venne fucilato a Tagliacozzo.