Barletta, ragazzi “Emo” in città, impercettibili presenze tra indifferenza, pregiudizi ed intolleranze

di Nicola Ricchitelli. È bastata un abbozzato luna park nei giorni antecedenti il triduo della festa patronale per rilevare il volto teenager dei giovani della città della Disfida. Un pò figli di “Uomini&Donne” – nota trasmissione condotta da Maria Defilippi che per un decennio ha segnato un epoca con i suoi “tronisti” – nonché un po’ amici della stessa “Maria”, altri si rivelano essere un'imitazione a volte ben riuscita a volte meno degli intramontabili stili musicali, siano essi metallari, punk o dark; a dire il vero più una moda che un voler gridare apprezzamento per questo o quell’altro gruppo o affermare un modo di essere. Altri si distinguono con jeans particolarmente stretti, cinture con borchie, e quindi lunghe e asimmetriche frange ed occhi truccati di nero, un espressione tutt’altro che allegra; dunque se è vero quel che diceva il Principe Antonio Decurtis – al secolo Totò – che: «è la somma che fa il totale», allora sul vocabolario accanto a questa descrizione vi dovrebbe essere scritto la parola “emo”. Giusto il tempo di effettuare delle ricerche nei vari forum, ed ecco che subito ci rendiamo conto come Barletta non sia estranea a questo particolare movimento giovanile. Mettici la richiesta di una giovane barlettana su uno dei tanti forum sparsi qua e là tra le periferie del web: «Sono una ragazza emo, sono di Barletta(Puglia) e emo qui non ce ne sono, sono costretta ad uscire con quei quattro fighettini che mi ritrovo come amici. Ma vorrei uscire con persone con cui non devo vergognarmi di quello che sono! C’è qualche ragazzo o ragazza emo di Barletta, Bari, Trani o per lo meno città vicine facilmente raggiungibili», nonché la marcia organizzata qualche mese fa a Bari da una quarantina del movimento “emo” regionale capeggiata dal loro presidente Carmine Fulvio Cannone il quale nell’occasione dichiarò:« Teniamo questa manifestazione per far capire alla gente che siamo persone normali da accettare in questa società. Nelle nostre omofobia e razzismo predominano. Difficile vestire come facciamo noi o un po' fuori dal comune, se non abbiamo la polizia a seguirci o se non spieghiamo con una motivazione artistica quello che facciamo siamo presi in giro, insultati e anche malmenati. Una situazione che non riguarda solo Bari ma anche altre città. Purtroppo non abbiamo posti sicuri dove ritrovarci in città. Ci raduniamo quindi in occasione di feste organizzate o nelle vicinanze di qualche fast food o esercizio commerciale che mal tollera la nostra presenza» ecco quindi le testimonianze di un fenomeno.

Quel giorno nel capoluogo pugliese erano giunti ragazzi da tutte le città: Lecce, Foggia, dalla Bat, una presenza quella dei ragazzi “emo” come dicevamo cui una nutrita rappresentanza popola le vie della città di Eraclio, ma cosa significa essere “emo”? è più una moda o un modo di essere? Questi ragazzi attirano l’attenzione per via del loro abbigliamento, della musica che ascoltano, dei valori di cui si fanno portatori, un termine quello di “emo” utilizzato per la prima volta negli anni 80 per indicare un sottogenere musicale che faceva parte della cosiddetta musica hardcore punk e che si sviluppò in particolar modo a Washington. Grazie anche ad internet, oggi il significato della parola “emo” si è esteso ed è arrivato ad identificare una vera “sottocultura”, che coinvolge non solo la musica, ma anche molti altri aspetti della vita dei giovani, dalla moda agli atteggiamenti.

La parola Emo racchiuderebbe il significato insito di tristezza e solitudine travestiti nell'amore per qualcosa di veramente importante . "La vita vissuta sulla soglia della sofferenza e l'inizio della felicità", si legge dalle definizioni di giovani Emo. È come se la lunga frangia asimmetrica dei capelli nascondesse le lacrime ma non del tutto: si tratta di giovani intenti a mostrare al mondo ciò che provano, un modo per dire "guardami,sono qui!". La parola Emo è a volte un periodo buio in cui si soffre nell'attesa della luce. In rete inoltre leggendo bene qua e là tra i vari post scritti dagli Emo(o presunti tali), emergono parole inquietanti. Infatti pare che vi siano due mode, una esalta l'eccessiva magrezza e l'altra la mania perversa e pericolosa di farsi dei tagli sulle braccia, tagli che non restano nascosti, ma abilmente esposti - fingendo di celarli e che richiamano il chiaro messaggio di un bisogno d' aiuto – ma quel che è peggio è che il fenomeno interessa sempre di più adolescenti tra i 15 e 17 anni che fotografano le ferite autoinflitte per esporle su siti internet .

Insomma sembra altresì emergere che l'autolesionismo pare essere diffuso più dei tentativi di suicidio, ed indagini portano alla luce che una ragazza su 10 si provoca ferite o graffi, come quasi per sostituire il dolore dell' anima con quello fisico, molto più facilmente gestibile. Chi sono dunque gli Emo? Ragazzi accomunati dalle stesse passioni musicali, o adolescenti in cerca di una propria identità? Ai nostri lettori l’ardua sentenza.