”Un saluto da Giornale di Puglia a… Mel Previte”: la collaborazione con Ligabue non finisce mai completamente

di Nicola Ricchitelli. Gli esordi con Rocking Chairs, gli anni con Luciano Ligabue, fino all’esperienza di produttore: c’è tutto questo nell’intervista realizzata con Mel Previte – chitarrista di Luciano Ligabue – reduce dal successo di “Campovolo 2.0” dello scorso Luglio.
D: “Ha un’idea molto pura della musica e credo che sia per questo che non ha mai abbandonato il suo mestiere di bancario, ancora adesso per suonare con noi sfrutta le ferie o prende aspettative. È un suo modo per dire: io suono solo per passione, non lo faccio per mestiere” cosi disse di te un tal Luciano Ligabue da Correggio. Mel lavori in banca perchè vedi la musica come una passione o perché è importante tenersi stretto il posto fisso?
R:«E' una somma delle due cose. Avere un posto fisso è un pò come "comprarsi la libertà": lavoro, ma quando alle 17 smetto suono quello che mi pare. Le cose non sempre sono così distinte: a volte si suona solo "per suonare", a volte si lavora per avere comunque uno stipendio.
Mi piace difendere il mio suono ed il mio modo un po' romantico di intendere la musica e, soprattutto di questi tempi, ai professionisti della musica sono richiesti altri requisiti. In più, come forse non tutti sanno, un musicista NON è retribuito come un calciatore: se per un anno non suona, deve cercarsi un altro lavoro».
D: Ognuno di noi ha un disco a cui è legato particolarmente: qual è il primo disco che hai acquistato o a cui sei legato in maniera particolare?
R:«Il primo disco che acquistai (in realtà era una cassetta) è stato AMIGOS di SANTANA. Tutto sommato, credo di avere iniziato bene: Santana è ancora uno dei miei chitarristi preferiti.
Mi piace, però, citare anche un altro disco che ha significato molto per la mia crescita personale e musicale: PIGRO di IVAN GRAZIANI. Da lì la mia passione per la musica è diventata sempre più forte e da quel disco (e dai concerti di Ivan) ho imparato tantissimo di quello che ora suono con la chitarra».
D: Un paio di anni fa hai pubblicato il tuo primo disco “Stecca” da te auto prodotto. Il tuo stile musicale risente molto dell’influenza blues e Jazz con cui hai iniziato a metà anni 80 con i Rocking Chairs , ma da non tralasciare il rock di Liga. In questo disco Mel Previte quale strada ha scelto? Ma soprattutto, che riscontro c’è stato da parte del pubblico?
R:«Il disco in realtà non è mio, ma proprio di STECCA: io ho curato la produzione artistica e vi ho suonato un po' di chitarre. Credo sia una ottima realizzazione che purtroppo testimonia un grande momento di crisi sia musicale che "sociale": se fosse uscito dieci anni fa, credo che avrebbe potuto avere una buona esposizione e forse anche un pò di successo. Invece, complice anche la totale assenza dei discografici a livello promozionale, non è arrivato nei negozi e soprattutto non è arrivato al pubblico. Musicalmente, credo che abbiamo fatto un buon lavoro di pop/rock che ancora riascolto con piacere».
D: Sarebbe come chiedere ad una mamma a quale figlio vuole più bene, però te la faccio lo stesso: qual è il pezzo del disco a cui tieni di più o che magari è legato qualche momento particolare della tua vita, o della tua personalità?
R:« Se parliamo del disco di Stecca, il pezzo che riascolto con il maggiore piacere è VIAGGIO IN AMERICA: la parte musicale mi sembra a fuoco e per la prima volta nella mia vita ho scritto una parte di archi e sentirla realizzata e suonata mentre registravamo il pezzo è stata una bellissima emozione. Per quanto riguarda invece le realizzazioni discografiche fatte con Ligabue, alcuni pezzi di cui sono molto contento sono IL GIORNO DI DOLORE CHE UNO HA, QUESTA E' LA MIA VITA o... TI SENTO».
D: La tua carriera ha inizio a metà degli anni ottanta con i Rocking Chairs, con cui hai inciso qualche lavoro New Egypt nel 1987 e Freedom rain nel 1989 con cui il gruppo all’epoca ha riscosso un discreto successo su scala nazionale condito con qualche ospitata in Tv; era il periodo delle band che nascevano negli scantinati. Quale ricordo hai di quel periodo?
R: «Il principale ricordo è che la musica per TUTTI aveva un valore e un significato assolutamente più grande di oggi. Noi eravamo dei giovani appassionati entusiasti ed increduli nel vedere che suonando ciò che ci piaceva potevamo realizzare dischi che avevano ottime recensioni ed addirittura finire in RAI a suonare. In generale c'era un bel fermento musicale, tanti locali in cui esibirsi e la passione dei musicisti era spesso condivisa dal pubblico. E' una considerazione amara, ma (a parte ovvie eccezioni) oramai sembra che la gente riesca ad "appassionarsi" solo se gli idoli sono accompagnati da supporti che a volte con la musica non c'entrano proprio».
D: A metà degli anni 90 c’è il provino con Liga. Il tuo debutto precisamente avviene nell’album di maggior successo, “Buon compleanno Elvis”. Cosa è significato per te collaborare con un grande artista? Cosa significa suonare in posti come S.Siro o l’Olimpico?
R:« La collaborazione con Luciano è stata importantissima sia per la musica, sia per la vita che ha preso una strada che altrimenti sarebbe stata sicuramente molto diversa. Il bello di lavorare con Luciano (soprattutto nei primi anni della nostra storia) è che pur consci di accompagnare un artista con esigenze (anche) commerciali, avevamo tanta libertà. Abbiamo potuto vestire canzoni oramai storiche, come ad esempio CERTE NOTTI, con un quello che era il "nostro" suono e non quello che discografici o mercato richiedevano. L'ironia vuole che poi per alcuni quello è diventato un suono di riferimento e questo ci rende molto orgogliosi. Nei primi anni con Luciano in realtà ci comportavamo come una "band con un cantante": si condividevano molte cose e la musica veniva fuori con grande spontaneità. Tutto questo ci ha permesso di affrontare impegni ed emozioni molto forti come i "grandi concerti" da stadio con semplicità e naturalezza».
D: Del sodalizio artistico con il Liga quale arrangiamento pensi sia il meglio riuscito?
R:« Credo che la nostra migliore realizzazione in sala di registrazione sia stata IL GIORNO DI DOLORE CHE UNO HA: un pezzo in cui l'intensità della scrittura ha un contraltare musicale altrettanto sentito ed efficace».
D: Mel, qual è il miglior musicista con il quale hai collaborato?
R:« Mmm... Domanda molto difficile. Devo dire che, in ambito rock, mi ha sempre entusiasmato la sonorità potente che in alcune "serate di grazia" riusciamo ad ottenere con Robby e Rigo (quindi in realtà i miei amici musicisti di sempre), ma ho la fortuna di avere suonato con tantissimi musicisti (a volte anche stranieri) dai quali ho sempre imparato tanto: fra tutti mi piace ricordare il mio amico Oscar Abelli; un batterista con un fantastico feeling con lo strumento e la musica».
D: Mel, come hai vissuto il distacco da Luciano Ligabue un paio di anni fa, e il riavvicinamento poi in occasione di “Campovolo 2.0” quest’anno? Quali le emozioni a distanza di 6 anni? Quali le differenze rispetto all’evento del 2005?
R: «Il distacco per me è stato abbastanza "sopportabile" anche se certi palchi e certi ritmi di vita a volte creano assuefazione. In realtà quest'anno (prima di Campovolo) ho fatto il tour teatrale di Ligabue (trenta date in un mese e mezzo!!!) per cui diciamo che la nostra collaborazione non finisce mai completamente e... speriamo che ricominci presto».
D: Cosa c’è nel futuro di Mel Previte?
R:«Nel mio futuro ideale c'è ancora tanta musica (non importa il numero degli spettatori, l'importante è che si crei un po' di magia...) e magari qualche timido passo nel mondo della fotografia, mia nuova e nutriente passione».