Usa: le Primarie Repubblicane entrano nel vivo

dal corrispondente Fenner Brown II. Sembra che il campo dei candidati alla presidenza della Casa Bianca si stia iniziando a sfoltire sulla sponda repubblicana. Prova deludente, Martedì scorso, il sesto posto nella Caucus Iowa, per quello che è il primo grande ostacolo in quella che si può considerare realmente una maratona, nella quale l'ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney, sembra possa riuscire a 'sopravvivere' a tutti gli altri candidati proprio per il suo maggiore peso economico. Vittima eccellente la deputata del Minnesota, Michelle Bachman, che ha dovuto sospendere anticipatamente la sua campagna. Il sistema di utilizzo Caucus e di Convenzioni delle Nomine in ogni stato costa milioni di dollari, così che solo coloro che hanno la forza economica per finanziare con successo la campagna può portarli dritti al traguardo.

Questo è desolante, perché invece di concentrarsi sulle idee e sulle soluzioni per problemi come l'attuale crisi finanziaria e la mancanza di posti di lavoro o il nostro vergognosamente fatiscente e sottofinanziato sistema di istruzione e le infrastrutture, tutti i candidati, compresi Newt Gingrich, ex portavoce della Camera dei Rappresentanti, Rick Santorum, ex rappresentante e senatore della Pennsylvania, e Ron Paul, Rappresentante del Texas, si vedono insultare l'un l'altro e perder tempo dichiarandosi l'uno più conservatore fiscale e sociale dell'altro. Con la prossima serie di gare che prenderà il via negli Stati del Sud, sappiamo già per certo che sarà minore il numero dei candidati, ma speriamo che questo non significhi meno tempo speso sulle questioni che contano.

E' da evidenziare, inoltre, come gli americani, con l'uscita di scena della Bachman, siano stato privati del gruppo di repubblicani di estrema destra, conosciuto come il "Tea Party" (dal nome delle azioni patriottiche di coloni che gettarono tè nel porto di Boston per protestare contro una tassa ingiusta applicata da un governo rappresentativo, Re Enrico VIII).
Ho personalmente forti riserve sul fatto che i candidati saranno costretti a 'rendere la merce' sul piano elettorale, quando non hanno alcun incentivo a farlo.
I principali donatori delle campagne sono infatti alcuni miliardari e le aziende che hanno un interesse acquisito, oltre che milioni da 'scommettere' sui loro 'cavalli da gara'.

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