Ilva: il Tar dà ragione alla Regione, deve usare acque depuratore

LECCE. "Il Tribunale amministrativo regionale di Lecce ha respinto con sentenza il ricorso presentato dall'Ilva, nella parte riguardante la prescrizione di utilizzo delle acque ultra affinate del depuratore Gennarini-Bellavista, contenuta nel decreto di autorizzazione ambientale integrata emesso dal Ministero dell'Ambiente, anche in recepimento delle richieste della Regione Puglia contenute nella delibera della Giunta regionale del 4 luglio 2011". Lo rende noto l'assessore alle Opere pubbliche e Protezione civile della Regione Puglia, Fabiano Amati.

I giudici amministrativi di Lecce, con la sentenza depositata lo scorso 11 luglio, hanno ritenuto legittima la prescrizione richiesta dalla Regione Puglia, di obbligare l'Ilva, entro 24 mesi, alla predisposizione di un sistema di distribuzione interna, al fine di utilizzare nei propri impianti produttivi, e prioritariamente, le acque affinate degli impianti reflui civili di Taranto Gennarini/Bellavista, secondo accordi da stipulare con la Regione Puglia, che disciplineranno le modalita' di gestione degli impianti e la relativa contribuzione annuale fissa al costo di gestione a carico di Ilva.

Il siderurgico non potra' quindi utilizzare, come fatto finora, per gli usi industriali l'acqua potabile dei fiumi Sinni e Tara, che invece servono per gli scopi irrigui dell'agricoltura. Parallelamente, il Tar Lecce ha ritenuto legittimo l'ulteriore obbligo a carico dell'Ilva di predisporre, entro sei mesi dal rilascio dell'Aia, uno studio di fattibilita' finalizzato a ridurre il prelievo primario del 20% entro 3 anni e del 50% entro la scadenza dell'Aia, mediante il riuso delle acque dolci usate nel ciclo produttivo e attraverso il riutilizzo delle acque degli impianti di trattamento reflui civili della zona, secondo accordi da stipulare con la Regione, compatibilmente con la fornitura qualitativa e quantitativa conforme alle esigenze di utilizzo.

"La sentenza del Tar Lecce - ha commentato l'assessore Amati - non attribuisce la qualita' di vincitore o vinto a nessuno; afferma semmai un principio di migliore utilizzazione della risorsa idrica, per preservarla prioritariamente agli usi potabili. Devo sinceramente dire, che reputo utile che sull'argomento siano stati interpellati i Giudici amministrativi, perche' oggi ci vediamo restituire uno statuizione di principi idonea a chiarire un contesto normativo ed amministrativo oggettivamente complicato e controverso".

"Non nascondo tuttavia - ha concluso Fabiano Amati - che la decisione interviene in un contesto storico in cui i timori del rischio siccita' appaiono piu' che fondati anche rispetto al 2004, quando il Commissario delegato per l'emergenza idrica in Puglia, aveva previsto il completamento del progetto dell'utilizzo industriale Ilva delle acque reflue di Taranto, al fine di riservare all'uso potabile ed irriguo le acque del Sinni e del Tara, il cui prelievo da parte di Ilva, ad oggi, e' di 250 litri al secondo, immettendo nel ciclo produttivo, in termini sostitutivi, le acque reflue civili dopo l'apposito trattamento di ultra affinamento".

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