In VII Commissione primo sì alla legge sul conflitto di interesse

BARI. La Regione Puglia “rischia” di realizzare quello che a Roma, in Parlamento, non sono stati in grado di fare in tanti anni: una legge sul conflitto di interessi. Una iniziativa legislativa dei consiglieri del Pd, Antonio Decaro e Sergio Blasi, che in settima Commissione ha iniziato il suo cammino con l’approvazione all’unanimità del primo articolo che stabilisce l’ambito di applicazione della legge.

“Il tema che abbiamo inteso affrontare – ha spiegato Antonio Decaro – è quello della necessaria separazione tra politica ed economia, tra controllori e controllati, un obiettivo di civiltà politica e giuridica, realizzabile a una sola condizione, che chiunque possa elargire utilità dalla politica o grazie alla politica non riceva a sua volta utilità dalla politica, per sé e per la sua famiglia o la sua impresa”.

Chiaro il concetto, finisce il tempo “dello scambio, del mercimonio della cosa pubblica” e su questo tema tutta la Commissione dal suo presidente Giannicola De Leonardis a tutti i componenti hanno manifestato assenso e condivisione. Fino a presentare emendamenti addirittura più restrittivi, come per esempio quello di Rocco Palese (Pdl) approvato all’unanimità, che aggiunge alla variegata platea di interessati alla legge anche le “fondazioni”.

Anche un emendamento di Michele Losappio (Sel) sempre riferito alla platea dei soggetti interessati alle ricadute della legge, è stato accolto all’unanimità dalla Commissione.
Il consigliere Saverio Congedo (Pdl) ha sottolineato la necessità di intraprendere un percorso di ascolto degli ordini professionali “perché la legge che andremo ad approvare funzioni e che sia quindi la migliore legge possibile”.

Gli effetti della legge sono da applicare al presidente della Giunta regionale, ai consiglieri, agli assessori, ai concessionari di servizi pubblici regionali nonché i titolari di incarichi di amministrazione, direzione e controllo di enti, istituti, agenzie, aziende o società dipendenti, fondazioni, controllati, vigilati o partecipati dalla Regione.
“Abbiamo studiato un percorso – ha concluso Decaro – per estendere il più possibile l’area del conflitto di interessi che determina incompatibilità con la carica pubblica, perché consideriamo la questione di sostanza non certo di forma”.