Studi scientifici parlano chiaro: dormire in posizione prona stimola sogni erotici
BARI. "L'interpretazione dei sogni è la via regia per la conoscenza dell'inconscio, il fondamento più sicuro della psicoanalisi e il campo in cui ogni praticante deve maturare il proprio convincimento e perseguire il proprio perfezionamento". Con queste parole agli inizi del novecento Freud già rendeva nota al mondo l'importanza dei sogni e lo stretto connubio tra dimensione reale e dimensione onirica; a distanza di diversi anni altri studiosi si sono interrogati sull'importanza dei sogni focalizzandosi però sulla possibile correlazione con la posizione in cui si dorme. Particolare attenzione è stata posta da Calvin Kai-Ching Yu, il quale avrebbe condotto una ricerca per la Shue Yan University di Hong Kong mirando a dimostrare quanto la posizione in cui dormiamo influenzi addirittura la tipologia di sogni che poi facciamo. Prendendo probabilmente spunto dalla cinematografia recente con particolare riferimento al film "Inception" in cui il protagonista cercava con l'ausilio di un marchingegno di "tirar fuori" dalle menti i pensieri della gente, lo studioso si sarebbe avvalso di alcuni studenti che si sarebbero resi disponibili a tale esperimento.
I ragazzi infatti, circa 670, avrebbero risposto ad una serie di questionari incentrati sui contenuti dei sogni che facevano e sulle posizioni in cui si addormentavano. Attraverso un'analisi comparativa sarebbe emerso che la posizione prona stimolerebbe sogni sessuali, alimenterebbe fantasie erotiche e in alcuni casi assocerebbe tali idealizzazioni a dei personaggi famosi.
Dall'analisi di alcune risposte di coloro che si sono sottoposti al test apparirebbe quasi elementare un'associazione di idee alquanto elementare. La posizione a pancia in giù potrebbe comportare una parziale difficoltà dell'attività respiratoria, una limitazione della consueta capacità di movimento, una sensazione di assoggettamento che riporterebbero alla mente pratiche sessuali di giochi di ruolo tra dominante e dominato. La spiegazione fornita in merito a tali fenomeni da coloro che hanno effettuato tale ricerca sarebbe chiara. "Il cervello di chi sogna non è completamente staccato dagli stimoli che arrivano dal mondo esterno".
Insomma se già qualcuno ancora innocentemente musicava la nostra infanzia con "i sogni sono desideri di felicità", crescendo ed entrando in contatto con le sempre più strette relazioni che sottintendono al corpo, alla mente e agli input esterni non si può non seguire il giusto consiglio di Antoine-Marie Roger de Saint-Exupery: "Fai della tua vita un sogno, e di un sogno, una realtà".
(Roberta Calò)
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