L'allarme della Corte dei Conti: rischio cortocircuito rigore-crescita

ROMA. La Corte dei Conti evidenzia il "pericolo di un corto circuito rigore-crescita, favorito dalla composizione delle manovre correttive delineate nel Def: per quasi il 70% affidate, nel 2013, ad aumenti di imposte e tasse". Questo con una pressione fiscale oltre il 45%. Lo sostiene il presidente Luigi Giampaolino alla Camera.

Il pareggio di bilancio nel 2013 conseguito attraverso le misure previste dal governo (in particolare l'aumento della tassazione e il conseguente "drenaggio" di risorse) rischia di poggiare su "un equilibrio precario". E' la preoccupazione espressa dalla Corte dei Conti alla Camera sulle politiche economiche indicate dal Def.

La spesa delle famiglie si è contratta a metà del 2012 del 4%. Un dato che - secondo il presidente della Corte dei Conti, Luigi Gianpaolino - è "presumibilmente destinata a peggiorare nella seconda parte dell'anno e nei primi mesi del 2013".

"Dosi crescenti di austerità e rigore al singolo paese, in assenza di una rete protettiva di coordinamento e solidarietà, e soprattutto se incentrata sull'aumento del prelievo fiscale, si rivela alla prova dei fatti una terapia molto costosa e in parte inefficace". Una 'cura' che "neppure offre certezze circa il definitivo allentamento delle tensioni finanziarie".

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