”Orgoglio Sud”: nuova cultura, nuova governance
Francesco Greco. ”Orgoglio Sud” (foto di Laura Lannocca) per far ripartire il Mezzogiorno in mano a caste avide e corrotte, grilli parlanti e apprendisti stregoni sorpassati dal tempo. Rimodulare il pensiero meridiano, aggiornare la Questione Meridionale al 3° Millennio. Rottamare una governance logora, senza visioni, non all'altezza delle sfide, maturare la coscienza della propria forza, energia, creatività. Riflettere sulle potenzialità inespresse, come autovalorizzarsi. Ne è convinto Roberto Panico, artista di fama mondiale sospeso fra due mondi, due culture: Roma e il Salento (nasce a Racale, Lecce). Abbozza le coordinate del suo progetto.
Domanda: Come nasce Orgoglio Sud?
Risposta: “Da una semplice idea: la storia del Sud non è storia di sudditanza ma di crescita, di splendide civiltà. E nel vedere i miei figli, i miei fratelli, i padri, i nonni denigrati da persone di altri territori mi sono domandato perché e mi sono sentito ferito ma orgoglioso di appartenere a un popolo dal grande passato e dalle forti potenzialità”.
D. A chi è diretta la proposta politico-culturale?
R. “Ai miei conterranei, affinché prendano coscienza della loro identità forte”.
D. Lei sostiene: il Sud ha dato vita a grandi civiltà, oggi crea sudditanze, troppi <Sissignore!>: come uscire dalla palude?
R. “Per uscire da una forma di <sudditanza> verso altri territori bisognerebbe unirsi in un'unica idea d'appartenenza, scegliendo e innalzando un simbolo di riconoscimento territoriale per una politica comune. Purtroppo manca un leader a cui guardare”.
D. Lei aggiunge che i politici del Sud i loro voti li danno ad altri territori, che si sviluppano…
R. “Credo che le personalità del Sud che intendano rappresentare le nostre genti dovrebbero riconoscersi in un partito autonomo, senza far affluire i propri voti e potenzialità in partiti politici storici che sinora han creato solo un sistema di colonizzazione. Infatti molte correnti politiche provenienti da altre regioni hanno potuto sfruttare le nostre energie favorendo progetti per i loro territori e trascurando le esigenze di crescita dei popoli del Sud. Ciò deve finire attraverso la creazione di un unico partito del Sud dove far confluire le nostre forze politiche sensibili alle problematiche del territorio”.
D. Lei quindi pensa a una nuova governance: come trovarla?
R. “Creando un unico sistema politico e territoriale in cui far confluire i rappresentanti locali potremo avere più forze e quindi una maggiore difesa dei nostri diritti in Parlamento”.
D. Quali le eccellenze e quali le criticità del Salento?
R. “E' una pepita d'oro incastonata nel Tacco della Puglia. Abbiamo valori omogenei, terra ricca di talenti, persone aperte al progresso: condizioni essenziali per uno sviluppo concreto che possa abbracciare le sue risorse, dal turismo al commercio, dall'arte all'agricoltura. Tra le criticità la mancanza di servizi che semplifichino le distanze con i Paesi del Mediterraneo o con le altre regioni d'Italia favorendo scambi di merci e persone. Ma la cosa che più m'addolora è la forte emigrazione dei nostri figli, che lasciano le famiglie e la terra formarsi fuori, arricchendo altri territori non solo economicamente ma anche con le loro capacità, lasciando sempre più poveri i nostri”.
D. Che fare?
R. “Potenziare i fondi universitari, creare corsi professionali ad hoc e favorire gli studi dei più meritevoli, fare in modo di offrire loro la possibilità di formarsi nel proprio territorio: ben vengano le esperienze formative all'estero, a patto che le conoscenze siano poi investite e rese produttive nella propria terra, anche attraverso l'adesione ad appositi bandi per giovani imprenditori”.
D. Lei dice: i contadini hanno i figli medici e avvocati, ma ora servono dottori in agraria: come recuperare la cultura della terra?
R. “Quasi come una moda, nei tempi passati i popoli del Sud hanno avuto il forte desiderio di dire <mio figlio è medico, avvocato, ecc.>, non pensando che tali professioni si sarebbero saturate, diventate improduttive. Oggi servono periti agrari, tecnici dei servizi turistici, per potenziare realmente i nostri territori riuscendo a dare le giuste risposte alle esigenze del territorio e la società”.
D. I migliori <cervelli> emigrano: come trattenerli?
R. “Un padre spende denaro per 5 o 6 anni, per vedere laureati i figli, spostando valuta dal Sud verso il Nord, pagando vitto, alloggio e Università ai figli, con enormi sacrifici, col risultato poi che, in aggiunta, le menti migliori vengano lusingate e prese a lavorare nelle industrie del Nord o all'estero, facendo crescere quei territori e impoverire i propri, sia in termini economici che di risorse umane. Situazione che si può correggere potenziando le Università, le associazioni e le strutture di formazione, incentivando i nostri figli a investire energie e conoscenze sul proprio territorio”.
D. Ultimamente la sua opera tende al recupero della cultura contadina: cosa conservare?
R. “Più che recuperare la mia opera artistica intende ricordare ai contemporanei le loro origini come base sociale per divenire più forti nella crescita personale e del territorio. Una pianta senza radici è destinata al primo colpo di vento a essere spazzata via. La mia opera è al servizio della mia epoca, del mio tempo presente: cerco di inserire un tassello dove vi sia un vuoto nel mosaico della realtà”.
D. Pur vivendo a Roma ha sentito dire di S.S. 275 a 4 corsie?
R. “Il popolo del Salento chiede: a che serve? Se è una via utile vi diamo una mano anche noi, altrimenti fatela finita…”.
Domanda: Come nasce Orgoglio Sud?
Risposta: “Da una semplice idea: la storia del Sud non è storia di sudditanza ma di crescita, di splendide civiltà. E nel vedere i miei figli, i miei fratelli, i padri, i nonni denigrati da persone di altri territori mi sono domandato perché e mi sono sentito ferito ma orgoglioso di appartenere a un popolo dal grande passato e dalle forti potenzialità”.
D. A chi è diretta la proposta politico-culturale?
R. “Ai miei conterranei, affinché prendano coscienza della loro identità forte”.
D. Lei sostiene: il Sud ha dato vita a grandi civiltà, oggi crea sudditanze, troppi <Sissignore!>: come uscire dalla palude?
R. “Per uscire da una forma di <sudditanza> verso altri territori bisognerebbe unirsi in un'unica idea d'appartenenza, scegliendo e innalzando un simbolo di riconoscimento territoriale per una politica comune. Purtroppo manca un leader a cui guardare”.
D. Lei aggiunge che i politici del Sud i loro voti li danno ad altri territori, che si sviluppano…
R. “Credo che le personalità del Sud che intendano rappresentare le nostre genti dovrebbero riconoscersi in un partito autonomo, senza far affluire i propri voti e potenzialità in partiti politici storici che sinora han creato solo un sistema di colonizzazione. Infatti molte correnti politiche provenienti da altre regioni hanno potuto sfruttare le nostre energie favorendo progetti per i loro territori e trascurando le esigenze di crescita dei popoli del Sud. Ciò deve finire attraverso la creazione di un unico partito del Sud dove far confluire le nostre forze politiche sensibili alle problematiche del territorio”.
D. Lei quindi pensa a una nuova governance: come trovarla?
R. “Creando un unico sistema politico e territoriale in cui far confluire i rappresentanti locali potremo avere più forze e quindi una maggiore difesa dei nostri diritti in Parlamento”.
D. Quali le eccellenze e quali le criticità del Salento?
R. “E' una pepita d'oro incastonata nel Tacco della Puglia. Abbiamo valori omogenei, terra ricca di talenti, persone aperte al progresso: condizioni essenziali per uno sviluppo concreto che possa abbracciare le sue risorse, dal turismo al commercio, dall'arte all'agricoltura. Tra le criticità la mancanza di servizi che semplifichino le distanze con i Paesi del Mediterraneo o con le altre regioni d'Italia favorendo scambi di merci e persone. Ma la cosa che più m'addolora è la forte emigrazione dei nostri figli, che lasciano le famiglie e la terra formarsi fuori, arricchendo altri territori non solo economicamente ma anche con le loro capacità, lasciando sempre più poveri i nostri”.
D. Che fare?
R. “Potenziare i fondi universitari, creare corsi professionali ad hoc e favorire gli studi dei più meritevoli, fare in modo di offrire loro la possibilità di formarsi nel proprio territorio: ben vengano le esperienze formative all'estero, a patto che le conoscenze siano poi investite e rese produttive nella propria terra, anche attraverso l'adesione ad appositi bandi per giovani imprenditori”.
D. Lei dice: i contadini hanno i figli medici e avvocati, ma ora servono dottori in agraria: come recuperare la cultura della terra?
R. “Quasi come una moda, nei tempi passati i popoli del Sud hanno avuto il forte desiderio di dire <mio figlio è medico, avvocato, ecc.>, non pensando che tali professioni si sarebbero saturate, diventate improduttive. Oggi servono periti agrari, tecnici dei servizi turistici, per potenziare realmente i nostri territori riuscendo a dare le giuste risposte alle esigenze del territorio e la società”.
D. I migliori <cervelli> emigrano: come trattenerli?
R. “Un padre spende denaro per 5 o 6 anni, per vedere laureati i figli, spostando valuta dal Sud verso il Nord, pagando vitto, alloggio e Università ai figli, con enormi sacrifici, col risultato poi che, in aggiunta, le menti migliori vengano lusingate e prese a lavorare nelle industrie del Nord o all'estero, facendo crescere quei territori e impoverire i propri, sia in termini economici che di risorse umane. Situazione che si può correggere potenziando le Università, le associazioni e le strutture di formazione, incentivando i nostri figli a investire energie e conoscenze sul proprio territorio”.
D. Ultimamente la sua opera tende al recupero della cultura contadina: cosa conservare?
R. “Più che recuperare la mia opera artistica intende ricordare ai contemporanei le loro origini come base sociale per divenire più forti nella crescita personale e del territorio. Una pianta senza radici è destinata al primo colpo di vento a essere spazzata via. La mia opera è al servizio della mia epoca, del mio tempo presente: cerco di inserire un tassello dove vi sia un vuoto nel mosaico della realtà”.
D. Pur vivendo a Roma ha sentito dire di S.S. 275 a 4 corsie?
R. “Il popolo del Salento chiede: a che serve? Se è una via utile vi diamo una mano anche noi, altrimenti fatela finita…”.
