Agricoltura: "No alla centralizzazione delle politiche di coesione e delle risorse"
BARI. No alla centralizzazione delle politiche di coesione e delle risorse: la Commissione Politiche Agricole della Conferenza Stato Regioni ha esaminato il documento “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari 2014 - 2020”, predisposto dal Ministro della Coesione Territoriale, d’intesa con i Ministri delle politiche sociali e delle Politiche agricole, Alimentari e Forestali. Il documento dovrebbe avviare il confronto pubblico con le istituzioni e con il partenariato economico-sociale che dovrà portare alla proposta di accordo di partenariato 2014-2020. “Ma il documento – rende noto il coordinatore della Commissione, l’assessore della Regione Puglia Dario Stefàno - ha dimostrato una serie di criticità che le Regioni intendono risolvere”.
“In primo luogo – spiega - è necessario che le politiche di coesione abbiano una dotazione finanziaria adeguata. Ma vorremmo anche certezze sulla disponibilità e la tipologia delle risorse nazionali da destinare al cofinanziamento. Altro aspetto importante: le Regioni ribadiscono quanto sancito a livello regolamentare sul ruolo istituzionale che rivestono accanto alle Amministrazioni centrali nella elaborazione dell’Accordo di partenariato. In questo senso occorre esplicitare nel documento le sedi in cui si esprime il ruolo delle Regioni, quali protagoniste della predisposizione, attuazione e valutazione della programmazione comunitaria, come peraltro richiamato anche nel Position Paper dei servizi della Commissione europea. Le Regioni dovranno, quindi, affiancare le amministrazioni centrali in ogni fase della nuova programmazione, a partire dal confronto partenariale e dal negoziato con la Commissione europea. La loro presenza dovrà essere assicurata in riferimento alla competenza specifica di ogni singolo fondo (FESR-FSE-FEASR-FEAMP)”.
“E’ necessario - sottolinea il coordinatore – che il documento e la proposta di Accordo di Partenariato siano condivisi con le Regioni. Il giorno proposto per l’attivazione del confronto, il 25 gennaio, non è coerente con la nostra richiesta di esprimerci sul percorso proprio nella stessa data. Condividiamo le sette “Innovazioni di metodo” proposte nel documento, ma non possiamo condividere l’idea di una centralizzazione delle politiche di coesione. Non possiamo accettare la prospettiva di uno spostamento nella ripartizione delle risorse tra programmi regionali e programmi nazionali, a favore di questi ultimi, senza che si dimostri la reale maggiore efficienza e efficacia di interventi nazionali, o che si ometta di valutare distintamente le diverse realtà regionali e le caratteristiche complessive delle aree territoriali di riferimento”
“Infine – conclude il coordinatore – ritengo inopportuna l’idea di costituire una nuova agenzia alla quale trasferire sostanzialmente le funzioni del DPS, che lascia intravedere volontà di gestione centralizzata dei programmi, che snatura la funzione di programmazione e coordinamento”.
“In primo luogo – spiega - è necessario che le politiche di coesione abbiano una dotazione finanziaria adeguata. Ma vorremmo anche certezze sulla disponibilità e la tipologia delle risorse nazionali da destinare al cofinanziamento. Altro aspetto importante: le Regioni ribadiscono quanto sancito a livello regolamentare sul ruolo istituzionale che rivestono accanto alle Amministrazioni centrali nella elaborazione dell’Accordo di partenariato. In questo senso occorre esplicitare nel documento le sedi in cui si esprime il ruolo delle Regioni, quali protagoniste della predisposizione, attuazione e valutazione della programmazione comunitaria, come peraltro richiamato anche nel Position Paper dei servizi della Commissione europea. Le Regioni dovranno, quindi, affiancare le amministrazioni centrali in ogni fase della nuova programmazione, a partire dal confronto partenariale e dal negoziato con la Commissione europea. La loro presenza dovrà essere assicurata in riferimento alla competenza specifica di ogni singolo fondo (FESR-FSE-FEASR-FEAMP)”.
“E’ necessario - sottolinea il coordinatore – che il documento e la proposta di Accordo di Partenariato siano condivisi con le Regioni. Il giorno proposto per l’attivazione del confronto, il 25 gennaio, non è coerente con la nostra richiesta di esprimerci sul percorso proprio nella stessa data. Condividiamo le sette “Innovazioni di metodo” proposte nel documento, ma non possiamo condividere l’idea di una centralizzazione delle politiche di coesione. Non possiamo accettare la prospettiva di uno spostamento nella ripartizione delle risorse tra programmi regionali e programmi nazionali, a favore di questi ultimi, senza che si dimostri la reale maggiore efficienza e efficacia di interventi nazionali, o che si ometta di valutare distintamente le diverse realtà regionali e le caratteristiche complessive delle aree territoriali di riferimento”
“Infine – conclude il coordinatore – ritengo inopportuna l’idea di costituire una nuova agenzia alla quale trasferire sostanzialmente le funzioni del DPS, che lascia intravedere volontà di gestione centralizzata dei programmi, che snatura la funzione di programmazione e coordinamento”.
