Ergastolo per Parolisi, "una dinamica ben diversa da quella ipotizzata"
Roberta Calò. Il gup Marina Tommolini si è espressa in merito al caso di Salvatore Parolisi, indagato per uxoricidio ed ora condannato in primo grado all'ergastolo per aver ucciso la moglie il 18 Aprile 2011 nella pineta di Ripe di Civitella. Secondo quanto spiegato dal giudice Melania Rea, presentata come "figura dominante", costringeva il marito a vivere in una situazione di frustrazione e assoggettamento entro un rapporto di coppia estremamente "impari". Quello che per mesi era stato considerato un caporalmaggiore con il vizio del tradimento, ora appare come un uomo vittima della sua consorte e portato all'omicidio dalla stessa. Secondo una ricostruzione delle dinamiche, il delitto si sarebbe consumato in pochi istanti. La donna si sarebbe portata dietro un chiosco in legno per espletare un bisogno fisiologico; l'uomo sarebbe stato pervaso da un senso di eccitamento nel vedere la donna seminuda e si sarebbe avvicinato per baciarla e per invogliarla ad avere un rapporto sessuale.
L'uomo, rifiutato dalla donna, avrebbe estratto il coltello a serramanico che aveva in tasca e avrebbe accoltellato la consorte. La donna avrebbe chiesto al marito di portarla a "Colle S. Marco e di andare al chiosco della pineta, curiosa di conoscere i luoghi ove si addestrava il marito ed in cui era già stata, dovendo però desistere per la neve";la donna si era recata dietro il chiosco "ove il marito, vedendola seminuda, verosimilmente si è eccitato, avvicinandola e baciandola per avere un rapporto sessuale" ma dinanzi ai rimbrotti di Melania "Parolisi ha reagito all'ennesima umiliazione, sferrando i primi colpi".
"Una dinamica", come spiega il gup, "ben diversa da quella ipotizzata". L'accusa in primis aveva di fatto puntato il dito contro le relazioni extraconiugali intrattenute dall'uomo con alcune soldatesse sue ex allieve e contro estratti di conversazioni in chat con alcuni trans.
Il fatto stesso che l'uomo abbia tentato di depistare le indagini ha convinto il giudice che l'omicida "subdolo e violento" non abbia in alcun modo provato pentimento per il delitto commesso; lo stesso è stato infatti notato nel suo atteggiamento "silente" nel corso delle varie udienze negando un saluto "a chi entra o esce da un'aula di giustizia"; l'unico suo contributo è stato un tentativo di "spacciare" come collaborazione l' "ennesimo tentativo di inquinamento probatorio". Anche l' "l'improvviso attaccamento alla figlia desta più di un sospetto di autenticità". La difesa ha dichiarato: "Non possiamo rilasciare commenti senza aver letto le motivazioni della sentenza"; di sicuro il loro intento sarà quello di studiare una nuova strategia per ricorrere in appello e cercare di salvare il proprio assistito a cui sono state inflitte anche le sanzioni accessorie, dall'interdizione perpetua dai pubblici uffici alla perdita della potestà genitoriale.
L'uomo, rifiutato dalla donna, avrebbe estratto il coltello a serramanico che aveva in tasca e avrebbe accoltellato la consorte. La donna avrebbe chiesto al marito di portarla a "Colle S. Marco e di andare al chiosco della pineta, curiosa di conoscere i luoghi ove si addestrava il marito ed in cui era già stata, dovendo però desistere per la neve";la donna si era recata dietro il chiosco "ove il marito, vedendola seminuda, verosimilmente si è eccitato, avvicinandola e baciandola per avere un rapporto sessuale" ma dinanzi ai rimbrotti di Melania "Parolisi ha reagito all'ennesima umiliazione, sferrando i primi colpi".
"Una dinamica", come spiega il gup, "ben diversa da quella ipotizzata". L'accusa in primis aveva di fatto puntato il dito contro le relazioni extraconiugali intrattenute dall'uomo con alcune soldatesse sue ex allieve e contro estratti di conversazioni in chat con alcuni trans.
Il fatto stesso che l'uomo abbia tentato di depistare le indagini ha convinto il giudice che l'omicida "subdolo e violento" non abbia in alcun modo provato pentimento per il delitto commesso; lo stesso è stato infatti notato nel suo atteggiamento "silente" nel corso delle varie udienze negando un saluto "a chi entra o esce da un'aula di giustizia"; l'unico suo contributo è stato un tentativo di "spacciare" come collaborazione l' "ennesimo tentativo di inquinamento probatorio". Anche l' "l'improvviso attaccamento alla figlia desta più di un sospetto di autenticità". La difesa ha dichiarato: "Non possiamo rilasciare commenti senza aver letto le motivazioni della sentenza"; di sicuro il loro intento sarà quello di studiare una nuova strategia per ricorrere in appello e cercare di salvare il proprio assistito a cui sono state inflitte anche le sanzioni accessorie, dall'interdizione perpetua dai pubblici uffici alla perdita della potestà genitoriale.
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CRONACA
