I marò restano in India. Caso passa a tribunale speciale

I due marò pugliesi Girone e Latorre in una foto d'archivio
NEW DELHI. Svolta nel caso marò: la Corte suprema indiana ha deciso oggi che il giudizio sui due militari pugliesi sia trasferito ad un tribunale speciale che sarà costituito a New Delhi. Dopo aver precisato che il Kerala non aveva giurisdizione sul caso, la corte ha stabilito quindi la creazione di tale tribunale in collaborazione col governo centrale.

Una volta trasferiti a New Delhi in forza di un'ordinanza della Corte Suprema indiana, i maro' avranno liberta' di movimento in tutta l'India. E' quanto e' emerso oggi durante il dialogo fra i giudici e gli avvocati della difesa, dopo la pubblicazione della sentenza che ordina la costituzione di un tribunale speciale nella capitale.

L'avvocato Harish Salve, che guida il collegio di difesa dei marò, ha dichiarato all'ANSA di essere "molto soddisfatto per la sentenza della Corte suprema". I giudici, ha aggiunto il legale, "hanno escluso il Kerala dal processo e ora la questione sarà esaminata a New Delhi". Salve ha infine reso noto che alle 14 ora locale (le 9:30 in Italia) la corte emetterà un ordine di trasferimento dei marò da Kochi alla capitale indiana.

TREMONTI: TRIBUNALI SPECIALI? PAROLE TERRIBILI - "I tribunali speciali sono una parola terribile, perché indicano fasi della storia estremamente drammatiche". Così Giulio Tremonti questa mattina a Omnibus su La7 ha commentato la decisione della Corte suprema indiana di trasferire il giudizio sui due marò italiani ad un tribunale speciale che verrà costituito a New Delhi. "Non considero i tribunali speciali un aspetto positivo, di solito non ci sono, la costituzione italiana li vieta" - precisa il leader di Lista lavoro e Libertà.

"E poi i due soldati non erano lì per conto dell'Italia, ma erano in missione Onu e Consiglio d'Europa, per cui siamo stati lasciati soli: se fosse vero che l'Italia conta, oltre alle foto di famiglia e oltre a finanziare le banche tedesche e francesi con il nostro debito, quanto meno l'Onu e il Conisglio d'Europa avrebbero dovuto affiancare l'Italia e occuparsi del caso. Quando si tratta di pagare siamo con gli altri e paghiamo per gli altri, quando ci sono i problemi veniamo lasciati soli".