Barletta, la nostra intervista al Cardinal Francesco Monterisi alla vigilia del Conclave


Sua Eminenza il Cardinale Francesco Monterisi
di Nicola Ricchitelli. Con grande onore ed estremo piacere ospitiamo sulla nostra testata, il Giornale di Puglia, Sua Eminenza, il Cardinale Francesco Monterisi. Con il Cardinal Monterisi, una breve chiacchierata - alla vigilia del Conclave che eleggerà il 266° successore di Pietro – sui temi del Conclave, del nuovo Pontefice, e sullo stato di salute della Chiesa Cattolica tutta.

D: Eminenza, quali le sensazioni e le emozioni che sta vivendo alla vigilia del suo primo Conclave? 

R: «Forse farà piacere ai lettori del “GIORNALE DI PUGLIA” sapere che sono ben 3 su 115 Cardinali elettori quelli che sono originari dalla Puglia: il Card. Angelo Amato, di Molfetta, che presiede in Vaticano al Dicastero per le Cause dei Santi; il Card. Fernando Filoni, nato a Manduria, che  guida l’importante “Propaganda Fide”, cioè l’Organismo della Chiesa che da Roma promuove l’azione missionaria nel mondo, ed il sottoscritto, di Barletta, che dopo qualche giro nel mondo (Madagascar,  Egitto, Corea, Bosnia, Basilica di San Paolo a Roma), è ora “membro” di quattro Organismi della Curia Romana. Quanto alla domanda, potrei dire che vado al Conclave, come tutti gli altri Cardinali,  ben consapevole del compito “storico” di eleggere il nuovo Papa. Tremano i polsi a pensare che si tratta dell’elezione del Successore di numerosi “giganti” che hanno letteralmente fatto la storia, non solo della Chiesa, ma anche del mondo. Basta evocare, per i più giovani, il Beato “Papa Buono” Giovanni XXIII, Paolo VI, il Beato Giovanni Paolo II detto “Il Grande” e, non da meno di tutti, Benedetto XVI, che chiamerei “L’Illuminatore”,  per la dottrina del suo eccelso e profondo magistero. Ma tutti noi Cardinali siamo anche coscienti, nella fede e quindi nella comune preghiera di tutta la Chiesa, che attraverso i nostri modesti sforzi in riflessioni e scambi d’idee, siamo guidati  dallo Spirito Santo a scegliere misteriosamente, senza segnali esteriori, a individuare la Persona che, alla fine, il Signore vuole scegliere».

D: Le dimissioni di Ratzinger sono state davvero un fulmine a ciel sereno o qualcosa già si avvertiva nell’ambiente?

R: «Assolutamente SÍ. Almeno per me, e per la quasi totalità dei Cardinali, è stata una totale sorpresa. Ero presente, come gli altri Cardinali che risiedono a Roma, alla riunione in cui il Papa Benedetto XVI ha dato l’annuncio. L’incontro era stato indetto per ratificare la prossima proclamazione di alcuni Santi (tra cui i Martiri di Otranto del 1480). Alla fine, mentre ci stavamo preparando ad uscire dalla Sala del Palazzo Vaticano dov’eravamo, ci fu chiesto di rimanere seduti. Il Santo Padre, anche lui seduto, iniziò a leggere un foglio. Confesso di non aver percepito le prime 4 o 5 parole; mi accorsi quindi che stava leggendo un testo in lingua latina; potei allora seguire quel che il Papa diceva. Al punto decisivo del testo, guardai in volto i Colleghi Cardinali e lessi negli occhi la loro evidente sorpresa. Finita la lettura, si alzò a parlare il Card. Angelo Sodano, Decano dei Cardinali, per dire al Papa parole di rispetto, sconcerto ed anche di ammirazione per il suo atto. Il Papa lasciò la sala per primo, come al solito. Noi Cardinali eravamo interdetti. Proprio non sapevamo che dirci. Sono abbastanza certo che nessuno di noi, eccetto il Card. Angelo Sodano ed il Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato (il nostro “Primo Ministro”), lo avevano saputo prima, ma veramente poco prima, tanto che il Card. Sodano disse proprio quelle poche frasi quasi “a braccio”. Aveva infatti in mano solo un foglietto su cui erano scritte qualche parola, cioè i concetti che lui aveva avuto tempo di fissare poco prima di pronunciarli. In sostanza, le dimissioni del Papa Benedetto XVI sono state proprio “un fulmine a ciel sereno”, totalmente inattese e negli ambienti del Vaticano nessuno se le aspettava, data la secolare tradizione del “Papa a vita”».

D: Quale il suo parere sulle dimissioni di Ratzinger?

R: «Certamente sono state prese, come Egli ha detto, “in piena libertà”; son finiti i tempi in cui nessuno, neanche i più potenti di questa terra, possano chiedere o addirittura costringere una Papa a dimettersi. Le ragioni che Sua Santità ha portato mi hanno pienamente convinto, conoscendo il suo senso di responsabilità: Papa Benedetto ha parlato delle sue forze rivelatesi alla sua coscienza come colpite da stanchezza fisica e morale, per cui egli, nella riflessione e nella preghiera, le ha giudicate “inadeguate” ai compiti che un Pontefice deve assolvere oggi. Io ho immaginato, da qualche segno esterno –ma sono mie personali supposizioni-  che si affaticava facilmente nel compiere le cerimonie liturgiche (da qualche tempo percorreva la navata della Basilica di San Pietro su una pedana mobile, all’inizio ed alla fine di una celebrazione) e anche – ad esempio - nel redigere un Discorso, nel riflettere sui problemi che si presentano al Capo della Chiesa … Che a stancarlo abbiano contribuito anche certe vicende recenti (la pedofilia, lo IOR, la fuga di notizie riservate propalate da chi sottraeva documenti dal suo tavolo, ecc.). Non è che gli mancava la volontà di affrontare tali questioni, ma si sentiva debole nel corpo e nello spirito per affrontarle. Il Papa ha detto: “Non sono sceso dalla Croce”, indicando chiaramente che non si dimetteva perché non accettava la Croce del Pontificato. Le voleva affrontare, ma non ce la faceva. In sostanza, si è dimesso perché ha messo perché ha messo le esigenze e il bene della Chiesa –a cui non riusciva a far fronte, a suo parere e dinnanzi a Dio- al di sopra del proprio suo “onore” di Sommo Pontefice, cioè con umiltà e verità. Ovviamente, ci ha molto pensato e pregato, prima di giungere a tanto. Papa Ratzinger ha esercitato la virtù della fede “da par suo”, cioè come teologo che usa la ragione (quante volte Papa Benedetto ha esaltato la ragione umana!) e non dice “mi rimetto alla Provvidenza” e va avanti. Papa Ratzinger riconosce la volontà dello Spirito Santo perché crede che Esso parla ad un uomo di fede come lui non tanto con segni esterni, ma usando la sua ragione, facendogli capire cioè che a questo punto le forze gli mancano per fare “adeguatamente” il Capo della Chiesa».

D: Cosa lasciano in eredità le dimissioni di Papa Benedetto XVI?

R: «Le dimissioni in sé stesse del Papa Benedetto lasciano in eredità ai Pastori della Chiesa, ed anche a chi esercita l’autorità nella società civile, una preziosa indicazione: chi ha un compito da svolgere lo deve fare non guardando al proprio “onore” o “interesse”, ma per il bene degli altri, anche se ciò comporta l’umiliazione di una rinuncia. Anzi, per i Pastori della Chiesa, ed in particolare per i Cardinali (per questo essi portano il vestito rosso-sangue), l’indicazione è che devono essere pronti a dare la vita per i fratelli. Papa Bendetto si è dimesso perché ha visto che il bene della Chiesa e del mondo lo esigeva. Tali dimissioni dimostrano anche il suo senso di umanità; un Pontefice, pur nel fastigio del suo stato, non deve esitare ad abbassarsi ed a scendere al livello di tutti gli uomini di questo mondo, destinati a vedere declinare pian piano le proprie forze e “fare un passo indietro” . Ma il Pontificato di Benedetto XVI in tutto il suo percorso di circa 8 anni ci lascia un ricchissimo tesoro di insegnamenti non solo filosofici e teologici (Encicliche profonde  e famose, Discorsi, direttive varie, ecc.) ma soprattutto la maniera di regolare l’esistenza di ciascuno e della società: bisogna mettere Dio al centro della vita di ogni singolo e del mondo, perché essi non hanno senso e non hanno futuro senza Dio. In tanti suoi Discorsi Papa Benedetto ha confessato che il suo più profondo dolore lo procura la costatazione che, dopo 50 anni dal Concilio Vaticano II, da cui si aspettava –come tutta la Chiesa- di vedere un mondo più attratto dal senso religioso della vita, ha visto diffondersi a dismisura l’indifferenza e il secolarismo., La Legge divina ed i valori morali che la Chiesa trasmette (essa non se li inventa, ma li ha ricevuto da Cristo, e per questo non può cambiarla a suo piacimento o secondo “il mondo d’oggi”) sono osteggiati non solo lì dove ci sono martiri per la fede (in Nigeria, in Pakistan, ecc.), ma anche nei Paesi di antica cristianità. È invalsa e progredisce a macchia d’olio una mentalità individualista e libertaria, incentrata nell’”io” e nel “piacere”, che giunge a forme estreme, contrarie non solo a Dio, ma anche alla vita ed alla natura umana (l’aborto, l’omosessualità, la sperimentazione sugli embrioni, ecc.). È questa una “antropologia” autodistruttiva per l’uomo».

D: Quale lo stato di salute della Chiesa Cattolica nel 2013? 

R: «Questa domanda richiederebbe una lunga risposta, perché non si può descrivere e valutare lo stato di tante situazioni della Chiesa di oggi. Direi che c’è almeno tanto bene anche visibile oggi che 50 anni fa, cioè prima del Concilio Vaticano II. Non c’è paragone fra la qualità “cristiana” (diverso giudizio sulla “quantità”) dei cattolici di oggi e di quelli di 50 anni fa. E non parlo della qualità della Gerarchia (Papi, Vescovi, Sacerdoti, Religiosi). Chi guarda senza paraocchi, con ampio spettro e con equilibrio, vedrà come si è elevata la santità e lo zelo oculato della Gerarchia e lo spirito di fede e  la carità convinta dei fedeli. Bisogna guardare al progresso cristiano dei giovani del volontariato e delle Giornate Mondiali della Gioventù, all’impegno di laici e chierici per la Chiuesa, ai “movimenti” come “focolarini”, neo-catecumenali, carismatici, ciellini, Sant’Egidio … Dalla parte più “alta” della società mondiale, com’è cresciuta la stima della Chiesa nei Governi ed Istituzioni Internazionali, come il Papa sia considerato la Guida Spirituale più autorevole nel mondo ..

Allo stesso tempo, bisogna dire che nel frattempo c’è stato un periodo di gravissimo decadimento, specialmente negli anni ’70 e ’80. Si direbbe che anche la Chiesa ha avuto ripercussioni “sessantottine”, ma di un livello devastante e disastroso: i preti pedofili. Non ci sono parole per descrivere il male che hanno fatto. Le loro “vittime” sono un’angoscia che pesa tuttora nel cuore della Chiesa, dalla Gerarchia all’ultimo fedele. La condanna del Papa Benedetto è stata così dura che ha sorpreso. In ogni suo viaggio fuori Italia ha sempre messo un incontro con le “vittime” dei pedofili ….  Senza volere sottovalutare la piaga della pedofilia, vorrei dire qualcosa su come la Chiesa ha compreso, ha reagito ed è ora in piena spinta contrastante verso questo “fenomeno”. C’è quello che si chiama “tolleranza zero” con tali chierici pedofili, cioè sono obbligati a stare in Conventi senza esercitare più il ministero.C’è una ricerca di prevenzione nella formazione dei chierici La Chiesa –lo diceva un Cardinale Statunitense in questi giorni di preparazione al Conclave- è l’’Istituzione americana unanimemente riconosciuta come la più “attrezzata” nella protezione dei minori in tale campo nelle sue parrocchie, scuole, ecc. Purtroppo, la stampa ostile alla Chiesa amplifica il problema: va precisato che negli ultimi cinquant’anni, sono stati accusati di pedofilia (e non sono tutti provati) il 6%  dei sacerdoti (il 4 % dei Religiosi), quasi tutti negli anni ’70 e ’80; negli anni recenti se ne verificano solo un numero che non supera le dita delle mani. Ora si si tirano fuori o si trattano i casi di 30 o 40 anni fa. La pedofilia è forse il problema che più ha colpito la credibilità della Chiesa, ma, se la Gerarchia sarà sempre più vigile ed i “media” saranno più equilibrati, considerando la situazione più recente, la Chiesa supererà il problema in sé e nella percezione della gente. La Chiesa mantiene sempre la sua qualità di “santa”, come suo principio fondamentale, insieme alla sua unità ed apostolicità, e con i suoi mezzi di santità».

D: Quale il profilo che dovrà avere il nuovo pontefice? Ma soprattutto da cosa dovrà ripartire e quali le priorità che dovrà affrontare?  

R: «Questa pure è una domanda di non  facile risposta. Molto dipenderà dalla personalità del nuovo Papa e delle situazioni che si presenteranno. Direi che il nuovo Papa, come qualità dovrebbe avere in buona armonia le qualità del “polso fermo” nel mantenere integra la dottrina cattolica e reggere con destrezza, prudenza e decisione la Barca di Pietro, a cominciare dai Vescovi e dai suoi Collaboratori a Roma. Al tempo stesso, dovrà sempre mostrare il grande senso di accoglienza con tutti, la comprensione con le istanze della società contemporanea, ma senza deflettere sui principi, e la sua ampia “misericordia” anche con chi lo denigra o combatte la Chiesa. In sostanza, un Papa che faccia vedere al mondo la ragionevolezza, anzi la bellezza, la luminosità»

D: Dopo la rinuncia di Benedetto XVI c'è stato chi ha proposto di chiedere al futuro eletto di impegnarsi a portare avanti il Pontificato fino alla morte: le sembra un'ipotesi plausibile? Perché fa paura l'idea di un Papa che possa fare un altro passo indietro?  

R: «Non è possibile coartare in alcun modo la volontà del Papa, chiunque sia. Si comprende lo “sgomento” nostro e dei fedeli che hanno assistito a questo gesto assolutamente inedito della rinuncia di un Papa. Come immaginare che una Persona, che ha avuto, ad esempio, il privilegio divino della “infallibilità” (solo su questioni di fede e se intende veramente pronunciarsi in tal modo), possa d’improvviso perderla. Ma non è scritto da nessuna parte che il  Papa è una carica “a vita”. É solo Dio che possa dare l’infallibilità al Capo della Chiesa, come Gesù volle per Pietro ed ogni suo Successore  e legittimamente eletto secondo le norme che la Chiesa si dà. Credo che  non dobbiamo aver “paura”. Ci sarà sempre (a parte i pochi giorni di “Sede Vacante”) una Guida sicura e riconosciuta come il Vicario di Cristo, anzi, il “Dolce Cristo in Terra”, secondo l’espressione di Santa Caterina da Siena».

D: In Conclave chiunque può essere eletto se lo Spirito Santo guiderà il Collegio verso il suo nome?

R: «La risposta è “Sì”: ogni uomo adulto, battezzato e credente, può essere eletto Papa. Il caso è ormai solo ipotetico, ereditato da episodi avvenuti nella storia della Cristianità primitiva e ormai contemplato per tradizione nella legislazione della Chiesa. Ora si sa che, normalmente, fra i  Cardinali Elettori vi sono le personalità scelte in tutto il mondo con le qualità cristiane e sacerdotali che generalmente superano la “media” (diciamo così), dell’Episcopato Cattolico. Come detto sopra, vi sono delle “condizioni”: che si tratti di un “BATTEZZATO” che crede in Cristo e nella Chiesa; di un “CATTOLICO”, poichè deve reggere la Chiesa Cattolica; “ADULTO”, cioè con “l’uso di ragione”, in quanto deve dare il suo consenso a tale elezione; e infine sia un “UOMO”, perché l’Eletto dev’essere, oltre che Papa, anche Vescovo di Roma, e Cristo ha voluto che Vescovi e Presbiteri devono essere uomini e non donne (neanche la Madonna, neanche le pie donne che lo seguivano come e più fedelmente degli Apostoli, Gesù volle che fossero “sacerdotesse”. Quello che conta, per Cristo e nella Chiesa, è la santità, non il “potere”, neanche quello spirituale)».