Il linguaggio dei politici biscegliesi in campagna elettorale

Francesco Brescia - Non “parlerò” delle avvilenti, patetiche e ritrite espressioni dei candidati in campagna elettorale in questo articolo. Quelle frasi, accompagnate da una vigorosa e fraterna stretta di mano (fraterna? E dove sei stato, fratello, finora?), del tipo “Posso contare su di te? Tu hai sempre potuto contare su di me, no?, oppure “Abbiamo lavorato bene, dai, dammi una mano” o ancora “Su, aiutami, faremo grandi cose per la città”. No, di queste non parlo. Le ascolterete ogni giorno da oggi in poi. Perché tediarvi ulteriormente? Vi tedierò con quelle espressioni che s'accavalleranno in questa campagna elettorale, quelle frasi dinanzi alle quali tra il piegarsi in due dalle risate (LOL) e il preparare un kleenex per asciugare le lacrime di dolore, si preferisce tirare dritto e non farci caso. Ma meritano, sotto il profilo semantico piuttosto che sotto quello grammaticale, particolare attenzione. Partiamo dal più stridente con la realtà contingente, una realtà cosmopolita, una società interculturale, un mondo sempre più tecnologico e meno chiuso e localistico: “Bisceglie ai biscegliesi” che alto campeggia soprattutto in piazza, dov'è ubicata la sede del partito dell'ex vice sindaco. Riecheggiano in quest'espressione orripilanti rigurgiti d'un ventennio che credevamo ormai superato abbondantemente. Semanticamente sarebbe stato più 'politically correct', che ne so?, “I biscegliesi ci stanno a cuore” (ma avrebbe ricordato il nome di un'associazione) oppure “Biscegliesi, la nostra priorità” o ancora “Amiamo davvero Bisceglie e i biscegliesi”. Il problema, però, resterebbe sempre quella eco di rigurgito di quel ventennio che stride, stride, stride. C'è poi chi, come il primo cittadino uscente, sottolinea l'integrità morale, la coerenza, la continuità, evidenziando quella che, nel gergo dei messaggi promozionali, viene definita 'pubblicità comparativa': “Hanno tradito il patto con gli elettori. Io no”. In campagna elettorale, e soprattutto dopo quanto successo nei giorni successivi alla caduta dell'amministrazione, questo slogan ci può anche stare. La questione problematica, però, è che, credo, agli elettori (meglio chiamarli cittadini però, altrimenti sembra che li teniate in considerazione solo quando servono voti sonanti) le vostre ripicche poco importano (seppur occorra 'informare' anche su questo gli elettori. Pardon, i cittadini. “Eccoci Bisceglie” è la versione riveduta e corretta di “Bentornato Franco”. Il già onorevole ha riproposto la sua figura (ma anche i suoi due maggiori competitor, sui 6x3, hanno fatto così) con questo slogan che ha un impatto molto marcato, quasi a dire “Biscegliesi, sono tornato, in realtà non sono mai andato via e su di me, lo sapete, potete contare per cui... eccomi”. Punto di debolezza è il possente personalismo del manifesto/slogan (sul sigaro potrei aprire altre digressioni sull'imponenza caratteriale del protagonista, ma glisso). Rigurgiti d'un secolo fa, ripicche tra coalizioni e personalismi accentuati. Gianna Nannini, uno slogan, ve l'avrebbe anche servito ma non avete saputo coglierlo: “Se non sai di che morte morire, scegli me”.