Teatro, tutte le donne di Donna Lucia


Francesco Greco. Tutte le donne di Lucia. Una gallery esaustiva, o quasi. Sotto l’aspetto sociologico, psicologico, psicanalitico, fenomenologico, antropologico e quant’altro in questo XXI secolo post femminista e postmoderno. C’è quella di facili costumi (“La zoccula”, presa da Mino De Santis) che si guadagna da vivere col proprio corpo e se ne vanta perché ha una libertà e un potere sull’uomo che le altre si sognano e poi c’è Madame Pètèe, di P40 (Pasquale Quaranta), la donna-donna, oltre ogni stereotipo possibile, fra provocazione e ambiguità.

   La “chiave” scelta per interpretarla è ironica e graffiante, tenera e poetica, di denuncia sociale: e ogni donna trasfigura un archetipo che si muove e vive intorno a noi. Con “Donna Lucia e… le donne ‘di genere’ Lucia Minutello riempie i teatri italiani (al pianoforte la accompagna la compositrice Marianna Spezio, nata a Martina Franca nel 1986: una che suona al Piper di Roma, per dire…).

   Le sue donne piacciono, perché sono vere, quotidiane, riconoscibili con quelle della porta accanto, della via dietro l’angolo, non artefatte né supponenti: le donne che vanno a sentirla ci si identificano, si proiettano nelle loro fatiche, nevrosi, debolezze, fantasie.

   Questa ragazza (è nata nel 1976 a Gallipoli, ma vive a Racale, sempre nel Salento) tiene il pubblico con una padronanza scenica impressionante. Dialoga con lo spettatore, che a sua volta diviene protagonista, improvvisa cose non scritte uscendo dal copione, torna nel canovaccio per poi derogare di nuovi in un gioco che tiene avvinti e affascinati per due ore.

   Il viaggio nell’universo femminile, il “mistero senza fine bello”, inizia col “Terzo fuochista”, aria tratta dalla “Tosca” sulla donna bambina, l’infanzia. In “Io cerco al Titina” (Natalino Otto, siamo nel secondo dopoguerra), si vagheggia la donna ideale, mentre Gabriella Ferri, “Dove sta Zazà”, si propone la donna compagna di una vita, emblema della modulazione nazionalpopolare.

   La gallery dell’attrice e cantante pugliese propone poi “Caterina e il coraggio” (Fiorella Mannoia): la donna fragile e complessa, “La donna cannone” (Francesco De Gregori): la donna e il sentimento, il buffo, il sogno, la rivoluzione, quindi “Corinna” (Giorgio Gaber) affronta il tema delicato del pudore. Segue “Tzigano e la badante”, di Andrea Epifani, donna e lavoro, e le azioni di cura, poi “La Giovanna” (Franco Fanigliulo), la donna sola, autonoma. Quindi “Medusa Cha Cha Cha” (Vinicio Capossela): donna e vanità, “Con una rosa” (ancora di Capossela): l’espediente dialettico e infine, di Chico Buarque de Hollanda, “Ah che sarà che sarà…” (l’epilogo, che è il focus del tema ‘di genere’).    

   Sospesa fra musica e teatro, e privilegiando in chiave soggettiva la tematica dell’improvvisazione teatrale, Lucia Minutello proviene da una formazione vocale fra sperimentazioni e contaminazioni di generi musicali. L’attrice-cantante se l’è costruita, come si dice, sul campo e pertanto si regge su un approccio istintivo rispetto al testo affrontato e alle sonorità prescelte per valorizzarlo al meglio. Il suo repertorio è vasto: spazia dagli anni ’40 ai giorni nostri: da Fred Buscaglione a Gabriella Ferri, da Paolo Conte a Capossela, ecc. Senza comunque trascurare la musica di tradizione del Salento.