Pierluigi Ferrantini dei Velvet si racconta al Gdp: "Oggi rompere gli schermi è la carta vincente"
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di Daniele Martini - D. Ritornate alla grande sulla scena musicale con il vostro nuovo album dal titolo "La razionalità". Com'è nata l'idea di questo ep e vi è qualche novità rispetto al passato?
R. Si. Intanto è un ritorno parziale nel senso che abbiamo deciso di pubblicare un ep intanto con 5 brani e il nostro obiettivo è, durante l'estate, di terminare la registrazione del resto delle canzoni, quindi poi ottobre o novembre pensiamo di pubblicare un album intero. Però avevamo diverse canzoni da parte, avevamo voglia di rimetterci in movimento ad un paio d'anni dall'ultimo disco. Peraltro non siamo stati mai fermi perché abbiamo fatto comunque concerti, parecchie date, abbiamo fatto produzioni di altre band, scritto canzoni per il cinema. Insomma abbiamo preso un po’ di aria lavorando anche su altre cose. Poi ci siamo rimessi a lavorare sulle nostre, felici molto di come poi siamo stati accolti nel momento in cui sono uscite perché non è che pensassimo che le canzoni non fossero buone, però ogni volta che metti fuori un disco nuovo devi sempre aspettare la reazione del pubblico. Questa volta è stata estremamente positiva e siamo felici.
Sui cambiamenti direi che chi ci segue con attenzione non credo ne trovi molti perché poi è un'evoluzione di quello che stiamo già facendo da due o tre dischi a questa parte, cioè, man mano inserire sempre più un po’ di elettronica per quanto in questo disco, anche se sembra molto elettronico, è forse più suonato che mai perché ogni cosa che sentite è vera, anche le parti elettroniche non sono altro che precedenti riproduzioni piuttosto che sostituzioni di parti.
D. Nel brano che è uscito in questi giorni, "La razionalità", si parla delle difficoltà di mantenersi in equilibrio ogni giorno. Volevo chiederti, come fate a cercare sempre nuovi stimoli, anche dal punto di vista musicale?
R. Effettivamente abbiamo chiamato tutto l'ep "La razionalità" perché ci siamo resi conto che in almeno due canzoni affrontavamo lo stesso tema se pur con prospettive un po’ diverse. Cioè, nel singolo effettivamente il senso è quello di mantenersi sempre in bilico fra i comportamenti che noi per primi ci aspettiamo da noi stessi. Ognuno cresce secondo certi canoni: fai un lavoro, frequenti persone. Tutti si aspettano che in ogni situazione, la reazione sia sempre la stessa, cioè pressappoco quella più razionale possibile. Ma non è forse il tempo, il periodo di mantenersi così razionali. Quindi invece credo che rompere gli schemi in questo momento possa essere la carta vincente che poi è quello che abbiamo fatto anche noi con la nostra musica. Cioè, non fare dischi per forza, fare esclusivamente quello che avevamo voglia di fare, scegliere i suoni che prima di tutto dovessero accontentare noi e poi si vede, poi si fanno i conti alla fine: in questo caso siamo pure contenti, però saremmo stati contenti lo stesso già per il fatto che non sempre capita di dover fare il proprio lavoro con questa serenità, cosa che per me è stata la più importante di tutte nell'approccio come band. E come band ci manteniamo attivi e alla ricerca di stimoli proprio in questo senso, cioè facciamo quello che riteniamo semplicemente più giusto fare, quindi ad un certo punto abbiamo deciso di dedicarci di più alla produzione di altre band che è stata una cosa entusiasmante anche per il tipo di lavoro che vai a fare, di entusiasmo, il modo di guardare la musica di altri anche un po’ come una scuola, la tua stessa musica, quindi dai a loro un po’ della tua esperienza e, al tempo stesso, prendi altre cose perché poi alla fine ognuno ha qualcosa da dare agli altri.
D. Nel vostro ep troviamo anche un brano, dal titolo "Le case d'inverno", cantato dal famoso Luca Carboni. Cosa vi piace di Luca Carboni, cosa vi ha trasmesso e, soprattutto, quali sono i modelli di artisti ai quali vi ispirate musicalmente?
R. Di modelli ne abbiamo molti perché siamo in quattro nella band, quindi ognuno di noi si è formato con i suoi artisti, quelli che ti hanno segnato un po’ nella tua crescita, nella nostra personale crescita artistica. Io ti posso dire che il livello riguarda una serie di band che si sentono anche adesso nella musica che facciamo, quindi direi i Depeche Mode, i New Order, gli U2, i Pixis, cioè se senti la sonorità sarebbe stata ottima. Non ci sono chitarre, ci sono tre bassi con modalità di esecuzione molto vicini alla new age degli anni Ottanta che è un po’ la musica che tutti portiamo nel cuore principalmente. Il fatto della scelta della cover di Carboni è un po’ diversa come concetto perché ovviamente lo apprezziamo molto, è un maestro sotto tanti punti di vista. Sicuramente dal punto di vista dei testi è proprio uno dal quale bisognerebbe studiare perché scrive cose profondissime con una semplicità esagerata che è poi il segreto del suo successo, di quello gigantesco che ha avuto negli anni passati e del fatto che comunque, dopo tanti anni di carriera, continui ad essere rispettatissimo perché comunque io penso che se scrivi cose sempre di quel livello, difficilmente qualcuno potrà muoverti delle critiche, quindi noi abbiamo ripescato una canzone di parecchi anni fa che nel suo repertorio probabilmente era anche un po’ nascosta perché "Le case d'inverno" non è mai stato un singolo, era un brano di un disco, tra l'altro registrato in maniera molto semplice nella sua versione perché era pressappoco chitarra e voce, pianoforte e voce. Quindi noi l'abbiamo trattata un po’ nella stessa maniera in cui ci approcciamo a "Una settimana, un giorno" di Bennato di qualche anno prima, che era un po’ lo stesso procedimento, una canzone talmente semplice nella loro versione che noi abbiamo preso un po’ come se fosse stato un demo di un nostro brano nuovo e l'abbiamo sviluppato come se fosse stata una canzone diversa da arrangiare. Ovviamente lo chiamai, insomma abbiamo avuto modo di parlarci prima, l'ho avvisato di quello che stavamo facendo, gli ho chiesto se avesse qualcosa in contrario. Lui è stato talmente entusiasta che poi quando gli ho mandato il brano nella versione finita, ha subito scritto lui su Twitter che nel nuovo disco dei Velvet c'è una versione bellissima de "Le case d'inverno". Noi non avevamo neanche annunciato niente. Insomma, è stato molto felice del risultato e io sono doppiamente felice perché l'avremmo fatto comunque. Se l'autore è più contento, noi siamo più sereni.
D. Facciamo un tuffo nel passato. Nel 2001 voi cantavate il brano "Boy band". Com'era nata l'idea di questo brano, un brano che tutto sommato richiama anche la stagione estiva che tra poco arriverà?
R. Infatti mi aspetto l'ennesimo servizio a "Porta a porta" che, ogni anno Bruno Vespa, quando arriva l'estate, fa un servizio sull'estate e ci mettono sempre sotto "Boy band", cosa che ci fa anche piacere perché pagano parecchio i diritti d'autore in quegli orari, diciamo, di trasmissione. Quindi, quello è proprio l'inizio dell'estate. Già c'è qualche telegiornale e Bruno Vespa che mettono sempre sotto "Boy band" quando si avvicina la stagione.
La canzone nacque per gioco, davvero in cinque minuti. Eravamo in studio a provare altre cose e poi ci mettemmo a giocare mescolando gli strumenti, venne fuori questa parte melodica che registrammo, solo con la parte strumentale. Considera che il primo disco era praticamente finito e non era prevista la presenza di "Boy band" nel primo album. Quando, proprio in extremis, mi venne in mente l'idea del testo perché iniziavano ad uscire degli articoli che ci riguardavano, perché noi comunque avevamo fatto Sanremo, avevamo fatto già un primo singolo, e ci iniziavano sempre a mettere nella parte di quella dei giornali da teenager, i belli dell'estate, e noi ci guardavamo, pensavamo che fosse un grande errore. Prima di tutto non avevamo quell'obiettivo quando abbiamo iniziato a fare musica, cioè volevamo solo fare musica, suonare, fare concerti come avevamo fatto fino ad allora, e poi ci faceva un po’ sorridere questo fatto, quindi lo scherzo era "guardate che forse vi state sbagliando perché noi siamo stanchi, siamo fuori forma, cioè, non siamo gente che passa le giornate a curare il proprio aspetto fisico". E questa cosa, Non avrei mai pensato che una frase semplice come "soffro lo stress" possa diventare un tormentone. Ormai va oltre le generazioni, diciamo che la conoscono pure i bambini che non erano nati all'epoca. Quindi è nata così.
D. Cosa ne pensi dei giovani che escono dai talent show e qual è il consiglio che dai ai giovani che vogliono affrontare il mondo della musica e dello spettacolo?
R. Diciamo che sono un po’ in apprensione per loro perché so quello che vuol dire, trovarsi addosso un successo molto grande in poche settimane, che è capitato anche a noi. Appena usciti, il brano è andato subito in testa alla classifica e lì ti monta addosso una cosa gigantesca, che devi essere in grado di gestire. E non sempre è facile, anzi è proprio difficile. Noi eravamo una band, avevamo altri presupposti, avevamo comunque un'esperienza di anni in cui suonavamo, cioè non siamo arrivati proprio dal nulla a tutto. Loro invece arrivano dal non aver fatto niente, pressoché nulla, ad una notorietà soprattutto televisiva, quindi con poco rispetto da parte del pubblico, poco rispetto dagli altri artisti, e questo non significa che poi loro non possano diventare dei bravi artisti, che qualcuno poi ci è riuscito tipo Mengoni, la stessa Noemi, gente che comunque porta avanti delle carriere, anche in maniera piuttosto di successo, comunque dignitosa dal punto di vista artistico. Però è molto difficile. Cioè, quando mi è capitato di parlarci, alcuni li ho conosciuti, ci siamo incrociati, io dico sempre quello, cioè di essere molto convinti in quello che fanno e di essere molto attenti perché tutti quelli che si vanno a imporre in questo momento, a breve non si dimostreranno loro amici, il 99%, cioè ad un grandissimo successo corrisponderà, dopo poche settimane, altrettanta pressione negativa, e lì devi essere in grado di resistere. Però non ho nulla in contrario, alla fine è solo una chance in questo momento. Io non l'avrei fatto probabilmente, però io appartengo ad una generazione diversa, quindi vedo la musica in maniera diversa, per quanto sono giovane e ovviamente sono dentro alla musica quotidianamente. però devono solo stare attenti a quello che li circonda.
D. Un saluto ai lettori ed agli ascoltatori del Giornale di Puglia...
R. Saluto tutti i lettori e gli ascoltatori del "Giornale di Puglia" con grande affetto e con la speranza di poter venire a suonare presto dalle vostre parti. Vi aspettiamo come sempre.
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