"Rapporto Svimez, non c'è più da scherzare"

BARI - “Forse sarebbe stato più opportuno che il presidente del Consiglio Letta si fosse dato una lettura in anteprima all’ultimo Rapporto Svimez, in maniera da dare un ripasso ai problemi del Mezzogiorno, abbandonato al suo destino nell’indifferenza totale anche da questo governo come avevano già fatto i predecessori”: nessun dubbio e, purtroppo, anche nessuna sorpresa per il segretario generale della Uil di Puglia e di Bari, Aldo Pugliese, di fronte alla drammaticità della situazione del Meridione d’Italia, così come è stata “fotografata” dal Rapporto Svimez.

“Si tratta di un bilancio inevitabilmente negativo e probabilmente irreversibile – spiega Pugliese – che è lo specchio fedele di come sono andate le cose dal dopoguerra in poi. Lo Stato è puntualmente intervenuto con provvidenze che hanno aiutato il nord, allargando di fatto il divario con il Sud. E non meraviglia che l’emigrazione si tornata agli stessi livelli della fine degli anni Quaranta, perché soprattutto per i nostri giovani, il cui tasso di disoccupazione reale supera il 28%, non c’è alcuna alternativa. La sola differenza è che nel dopoguerra si andava via con la valigia di cartone, oggi losi fa con lo zaino e con il computer portatile in borsa. Per il resto, stessa conseguenza: se va il meglio della nostra gioventù contribuendo ad impoverire il Mezzogiorno, quando invece se avesse la possibilità di restare porterebbe ricchezza e crescita occupazionale”.
Le responsabilità vanno però egualmente distribuite e ricercate: “I governi centrali hanno puntualmente ignorato il Mezzogiorno – spiega il segretario – ma va anche detto che l’incapacità della classe politica e dirigente meridionale è conclamata. Basti pensare alla cronica propensione all’utilizzo scarso e poco qualificato dei fondi comunitari”.

Con grande rispetto, ma anche con una certa attenzione, va infine giudicata l’iniziativa del ministro Trigilia: “Ha ragione a dire che il Paese non può ripartire senza il Sud – conclude Pugliese – ma allo stesso tempo bisogna vigilare affinché eventuali interventi in favore del Mezzogiorno non si trasformino in occulte opportunità per il Settentrione, come puntualmente accadeva con Tremonti, che alla fine spostava i nostri soldi per pagare le multe delle quote latte. Stavolta non c’è più da scherzare perché una famiglia su 7 guadagna meno di mille euro al mese e in un caso su quattro il rischio povertà resta anche con due stipendi in casa. Quindi si deve parlare di in capienza, cioè di gente che guadagnando meno di 8000 euro l’anno non è tenuta neanche a presentare la dichiarazione dei redditi. Eppure, nonostante questo, nella legge di stabilità del governo non c’è traccia di provvidenze per la zona più povera dello Stivale”.