La sinistra italiana che Veltroni vorrebbe
di Nicola Zuccaro - "O il Partito Democratico fa uno sforzo di apertura e di innovazione oppure non ci sarà alcuna soluzione per i tanti problemi di questo Paese". Non è un semplice avvertimento dinnanzi ad una deriva populista ma è una proposta politica per un soggetto partitico aperto alle varie presenze politico-culturali (ri)lanciata da Walter Veltroni a Bari.In occasione della presentazione del suo libro "La Sinistra che vorrei", l'ex Sindaco di Roma, nello scorrere l'album dei ricordi
- che va dagli albori del Pd fino alla stagione delle alternanze governative Prodi-Berlusconi - soffermandosi sui temi politici del momento ( in particolare sulla Legge di Stabilità e sulle riforme elettorali), recupera, attraverso un excursus storico, la vocazione riformista della sinistra.
E' impensabile - sottolinea l'autore - associare alla sinistra la parola conservazione; è un ossimoro che potrebbe far male alla democrazia. E alla domanda presumibilmente posta da ciascun uditore sulla sinistra che si vorrebbe (vecchie nomenclature permettendo) Veltroni pone dei paletti che vanno dalla presenza dei cittadini organizzati (che si devono aggiungere senza alcuna ritrosia allo Stato e ai privati) fino alla stabilità e alla governabilità di un Paese a tutt'oggi - secondo Veltroni - prigioniero di un sistema elettorale quale il Porcellum che di fatto blocca l'Italia lungo il viatico innovativo.
Un partito riformista ma non di sinistra moderata deve rappresentare, per l'autore, la stella polare di quel sogno che Veltroni
insegue in quella reale ed effettiva trasformazione rappresentata dal cambiamento italiano.