Salva Roma: Colle, "emendamenti hanno stravolto il testo". E anche Letta fa dietrofront

Il premier Letta, dopo un colloquio risolutivo con Giorgio Napolitano, e dopo le violente polemiche delle ultime ore a livello parlamentare e non, rinuncia alla conversione del cosiddetto decreto Salva Roma. E' stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini ad informare i presidenti delle camere spiegando che alcune norme, non indifferibili, di questo provvedimento saranno inserite nel dl Milleproroghe all'esame del cdm venerdi' prossimo. Tra queste le misure in base alle quali il Comune di Roma ha approvato il proprio bilancio.

Nel Milleproroghe anche la correzione, gia' annunciata in Parlamento, della norma relativa agli affitti di immobili da parte della Pubblica amministrazione. La decisione del presidente del Consiglio e' dunque maturata dopo aver sentito il Capo dello Stato che, si apprende da fonti di Palazzo Chigi, ha mosso rilievi sulla insostenibilita' della legge di conversione del decreto a seguito dell'appesantimento emendativo che di fatto aveva trasformato il provvedimento firmato dal presidente della Repubblica. Questi rilievi sono da mettere in relazione alla eterogeneita' ed estraneita' ai contenuti originari delle numerose disposizioni inserite dalle Camere in sede di conversione, spiegano poi fonti del Quirinale.

Il decreto Salva Roma aveva incassato la fiducia alla Camera con 340 sì e 155 no, tra cui quello di Gianluca Bonanno (Lega) che ha votato contro il provvedimento con una molletta per panni sul naso. Il voto definitivo sul testo era slittato al 27 dicembre. E ciò anche a causa della violenta opposizione del movimento M5S, che aveva annunciato battaglia totale fino a quando non avrebbe avuto la certezza che la norma sugli affitti d'oro intestati alla Pubblica Amministrazione, al centro delle polemiche nelle ultime 48 ore, non fosse stata definitivamente cancellata.

Comunque sia, la maggioranza, per evitare ulteriori fibrillazioni politiche, aveva assicurato che la questione sarebbe stata affrontata sia nei 137 ordini del giorno che sarebbero stati esaminati il 27 dicembre, sia nel dl milleproroghe.

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