Il commento: il Festival "buonista" fa perdere le staffe a Fazio

di Michele Tedesco
A tre serate dall’inizio, l’episodio forse più degno di nota di questa edizione del Festival della Canzone Italiana, si è consumato non sul palco del teatro Ariston di Sanremo, ma nella Sala Stampa. Incalzato da un giornalista che l’ha interrogato sulla stridente dicotomia tra l’ impronta eccessivamente buonista con cui si connota l’edizione in corso della kermesse e la disperazione in cui attualmente versa l’Italia, Fabio Fazio ha chiosato: «Mi sono proprio rotto le palle. Io non ne posso più di questa parola, “buonista”. In un Paese costruito sulla rabbia, interpretare la buona educazione come buonismo è un’istigazione a delinquere». Apriti cielo! Gelo in sala stampa e sconcerto per la paternità che, dati alla mano, avrebbe dovuto essere una maternità dello sfogo, se si considera che, tra i due conduttori, lo sproloquio non pertiene solitamente al copione di quel presentatore dall’aria di pretino di campagna. Requie per la perdita provvisoria del proverbiale aplomb su cui si è edificata una carriera da intervistatore-intrattenitore e non giornalista, apparentemente spogliato delle domande scomode, anfitrione del salotto buono della TV di Stato. Non era mai accaduto un episodio simile, a memoria di telespettatore. I dati però parlano chiaro: rispetto allo scorso anno si è passati dal 43% al 33% di share, con un calo di 12 punti percentuali tra la prima e la seconda serata. I vertici RAI giustificano come “fisiologico” il calo degli ascolti, per un Festival che dovrebbe essere un’inno alla Bellezza (mancante rovinosamente già a priori sul palcoscenico) e che si rivela essere un trionfo del vecchio che avanza e si ripropone come un piatto commemorativo e difficile da digerire. Decadente la scenografia e agée il portafoglio ospiti: dalle Kessler, alla Carrà, alla Valeri, a Baglioni, che ripercorre la sua carriera cantando successi risalenti a non meno di 24 anni fa. «Non è un Festival per giovani» si potrebbe dire. Ma si sa, non è bello ciò che è bello...

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