Il futuro ricomincia da Taranto: riflessioni e polemiche nel dopo concerto

di Ilaria Stefanelli - Il concerto del 1 maggio ha visto Taranto protagonista incontrastata della celebrazione della festa dei lavoratori. Parco Archeologico delle mura greche ore 14:30. Una folla ordinata e festante intona un coro unanime e senza mezze misure “Taranto libera”.

Ha il cipiglio fiero e lo sguardo alto, quello di chi non ha più paura di gridare al mondo, che i cittadini di quella che è stata la capitale della Magna Grecia, patria di un ridente passato fatto di armonia e civilta, non ci stanno più a dover scegliere tra diritto al lavoro e diritto alla salute. L’aria combattente e dignitosa di chi ha perso congiunti, amici a causa dei fumi tossici prodotti dall’Ilva.

Michele Riondino e Roy Paci, direttori artistici della manifestazione si sono fatti fautori di un’iniziativa popolare semplice,  priva di qualsiasi retorica. Da buoni “patroni” e non “padroni” si badi bene, hanno curato lo svolgimento della manifestazione in ogni piccolo dettaglio, partecipando, concretamente e in prima persona, da molte settimane, per favorire una giornata incentrata sul confronto, la riflessione e la ricerca di alternative.

Tutto questo attraverso la voce e l’adesione corale degli artisti,che rinunciando ai propri cachet, hanno abbracciato la causa di Taranto, a cuore e soprattutto a “viso aperto”.

Michele Riondino ha dichiarato “Il concerto primo maggio 2014 Taranto vuol dire che ci siamo ripresi il senso del 1 maggio, qui gli artisti non vengono per lanciare un prodotto ma per aderire al significato di un progetto politico”.

Il palcoscenico ha visto sfilare i nomi più rappresentativi del panorama musicale italiano : Caparezza, Afterhours, Après La Classe Diodato ,Diverso Cappuccetto Rozzo, Mc Don’t Ask Me Emanuele Barbati Fido Guido + @Rockin’ Roots Band + Idem + Gmac Citylock Official from Kingston, Filippo Graziani, Remigio Furlanut + Mimmo Gori + Frank Buffoluto & i Pali Delle Cozze, Grazia Negro, Ilaria Graziano & Francesco Forni “From Bedlam to Lenane”, Insintesi, Mama Marjas e Don Ciccio, MEry Fiore, Municipale Balcanica, Nobraino, non giovanni, Paola Turci, Rubbish Factory, SLT, Stip’ Ca Groove, Sud Foundation Krù, Sud Sound System Official, Tre Allegri Ragazzi Morti, Una, Vinicio Capossela e la Banda della Posta, Fiorella Mannoia e 99 Posse.
Insieme come le dita di una mano per rivendicare “Si ai diritti, no ai ricatti”.

Insieme a loro un trio di eccellenza che ha condotto magistralmente la lunga giornata sul palco del Parco Archelogico tarantino : Andrea Rivera, Valentina Petrini e Luca Barbarossa. Il tema della giornata è: “Futuro..ma quale futuro?!?”. Il titolo del concerto ben fa capire lo spirito con cui i pugliesi hanno deciso di organizzare l’evento.  Il dibattito, prende l’avvio in primissima mattinata, ccon la presenza attiva del segretario nazionale della Fiom Maurizio Landini, del sindaco di Messina Renato Accorinti e Giuseppe De Marzo di Libera. Fin dalle 9:00 del mattino il pubblico era lì, sfidando le avverse condizioni metereologiche, a rivendicare e a chiedere risposte.

E' stato Caparezza con il suo ultimo singolo 'Non me lo posso permettere' il primo artista ad esibirsi , giocando in 'casa', visto che il rapper è un pugliese verace di Molfetta.

Forte la dichiarazione Michele Riondino in apertura concerto che ha esordito dicendo semplicemente: "Buongiorno Taranto e buona festa del lavoro” e lanciando come uno strale parole avvelenate “Signor presidente del consiglio, signori ministri, signor presidente della Regione, signor sindaco e signori sindacalisti, non dimenticate che continueremo a maledirvi ogni giorno per tutto ciò che potreste fare e non fate, per ciò che avreste potuto fare e non avete fatto. Verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che avete soffocato".

Già, perché bisogna avere l’umiltà di ricominciare da Taranto, quando si rivendica la dignità del lavoro nell’epoca della sua retrocessione. Perchè a Taranto hanno perso tutti, nel gorgo miliardario dei profitti che pareva trascinare in cielo la famiglia Riva, cioè i padroni-azionisti, e invece li ha trascinati anch’essi nella polvere avvelenata che alla gente di lì tocca inspirare, pena la perdita del reddito da lavoro.

La gente continua a gridare, stretta in un unico abbraccio disarmante, i ricordi, gli incubi sono ancora reali, tangibili, bruciano come un marchio infuocato sulla pelle. Alla base di tutto c’è il lavoro siderurgico nell’acciaieria. La sua fatica. La sua indispensabilità. I pericoli e le incognite che l’accompagnano. L’acciaio che si sbriciola sembra un controsenso ma è l’inizio di tutto, nell’illusione che i soldi bastassero per mettere a tacere un sistema distorto addomesticando le normative.
Ben si comprende il perchè  a Taranto si sia celebrato un 1 maggio alternativo a quello ufficiale delle confederazioni sindacali, reduci da una sconfitta cocente nell’elezione delle rappresentanze aziendali. E’ apprezzabile che uno degli sconfitti, Maurizio Landini, vada a Canossa per confrontarsi con la ferita che brucia. E’ coraggioso, oltre che indispensabile.

 Il fatto che alla vigilia di questo 1 maggio tarantino se ne sia andato Emilio Riva, all’età di 88 anni, non deve c’entrarci nulla. Anche se la sua vicenda incombe sulla mancata festa dei lavoratori in un anno, il 2014, caratterizzato dalla silenziosa ma implacabile decurtazione dei loro redditi. E dei loro diritti. Dal palco si leva quieto un messaggio fortissimo “ E’ morto Riva, noi non siamo come loro, noi abbiamo rispetto per la morte”. In risposta, il pubblico ha consegnato a giornalisti e telecamere un silenzio composto e dignitoso, eloquente più di mille parole.

Non sono mancati, durante l’avvicendarsi degli artisti, testimonianze portate sul palco da associazioni e movimenti spontanei, tarantini e non, molti gli ospiti venuti da altre terre martoriate, la terra dei fochi, i malati di cancro di Crotone, a dimostrazione che il problema tocca tutti, senza distinzione e allo stesso modo.

Accanto alla celebrazione della musica, alle testimonianza, non è mancato un gesto concreto di operatività,  il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, che ha dato corpo insieme ai direttori artistici all’intera manifestazione, si è fatto promotore di una importante raccolta fondi per l’acquisto di un emogasometro,stru¬mento indi¬spen¬sa¬bile per l’emogasanalisi,  esame del san¬gue mediante cui si deter¬mi¬nano i valori (pres¬sioni par¬ziali) dei gas ossi¬geno ed ani¬dride car¬bo¬nica che sono indi¬ca¬tivi dell’efficienza respiratoria, apparecchio che verrà con¬se¬gnato al reparto onco¬lo¬gico dell’ospedale Moscati di Taranto.

Questo perché a Taranto, in queste lunghe giornate, non si sono avvicendati solo artisti e slogan, ma fatti.
A dispetto delle inevitabili polemiche seguite all’evento più seguito d’Italia ( la manifestazione ha oscurato quella parallela svoltasi come ogni anno a Roma in Piazza S. Giovanni).

Un Tweet della Cisl nazionale che definisce il primo maggio di Taranto una 'saga paesana' sta scatenando reazioni sdegnate sui social. E proprio la definizione 'saga', ha scatenato le reazioni del popolo della Rete. "È triste e patetico", ha scritto su Fb Roy Paci, direttore artistico del concerto di Taranto insieme a Michele Riondino.

Gli squilibri di potere, si sa, sono molesti, irritano, pestano i piedi, mettono in luce umanità che si manifestano, in quella che avrebbe dovuto essere una occasione per realizzare insieme (congiuntamente alla platea riunita in P.zza San Giovanni) qualcosa di importante per tutti, al di là di protagonismi da poco, ai quali Comitato e direttori artistici della manifestazione tarantina hanno inteso e con ragione, sottrarsi.

In ballo c’è di più. Molto di più Toccanti le dichiarazioni degli artisti alla stampa. Caparezza, che ha aperto il concerto, ha ribadito “ Non Ilva ma linfa per Taranto”; un’appassionata Fiorella Mannoia con i suoi immensi occhi azzurri ha dichiarato con commozione: “ Lo scriveva Gaber, libertà non è star sopra un albero, libertà è partecipazione. Sono contenta di esserci, di dare il mio contributo a questa manifestazione che parla di diritti lesi, i diritti di tutti noi, non stanchiamoci di partecipare”;

I salentini  Apres la Classe “ da salentini ci sentiamo di scendere in piazza per testimoniare un disagio che è anche il nostro, la terra del rimorso, insieme alla gemella Taranto, vanta in Italia il tasso più alto per mortalità tumorale”.
Le luci, a dispetto di bilanci postumi e polemiche da poco, si sono spente.
Le coscienze, di chi ha partecipato, lavorato, scritto, ripreso, cantato, sudato in questa splendida manifestazione, sono ancora accese. E lo resteranno.

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