Specchia: Da Pinocchio al fischietto, non solo terracotta

di Antonietta Fulvio - Plasmare. Partire da un’idea. Un pensiero intangibile. Poi la forma che prende vita tra le dita, affondandole nella creta, per ripetere una magia d’altri tempi. Un gesto antico. Primordiale. Modellare l’argilla è stata tra le prime cose che l’uomo ha imparato. Un gesto che ricorda quello del massimo Creatore che infuse il suo alito di vita alla terra per creare l’uomo. Nel fischietto si fondono i quattro elementi primordiali: la terra e l’acqua per creare l’impasto amorfo - il fuoco che cuoce l’oggetto, trasformando da argilla in terracotta- l’aria, che se il complicato meccanismo di buchi e linguette è perfetto, si trasforma in sibilo magico tale da rendere i fischietti i primi giochi dei bambini come testimonia il loro ritrovamento in alcune tombe messapiche. Ma non solo. Veri e propri strumenti propiziatori, i fischietti raffiguranti animali sacri o divinità son giunti fino a noi assumendo le forme più fantasiose perché non c’è davvero un limite alla creatività. Ne è conferma, ancor oggi, la produzione artistica di Claudio Capone. Una miriade di bruchi, gnomi, delfini, civette... persino l’arca di Noè ha trasformato in fischietto... e ancora le tradizionali campanelle, le ballerine in punta di piedi, trasformati in batocchi, le sorprendenti uova-scrigno... infine, i presepi. Tutti rigorosamente fatti a mano, cotti al punto giusto nella fornace dove il grigio della creta si trasforma in color biscotto e, ultimo atto di un rito, la decorazione. Con pazienza certosina Claudio intinge il pennello negli acrilici che compongono la sua tavolozza: azzurro, verde, arancio, rosso, violetto... un arcobaleno di tonalità accese e vitali perché i fischietti possano stupire per la forma e il cromatismo e far tornare un po’ bambini chi li guarda - e chi li suona. E poi Pinocchio, plasmato o dipinto che sia. C’è un mondo magico che pullula di suoni e di colori nel suo laboratorio. E anche di visioni. Claudio non realizza solo straordinari fischietti. Dipinge su qualsiasi supporto gli venga in mente: tegole, cartone, cortecce o pannelli di legno come gli ultimi realizzati sul tema di Pinocchio. E, come fece Geppetto, da un tronco di legno ha rinnovato la storia del burattino che da sempre è tra i suoi soggetti preferiti. Lo ha realizzato in creta, teatralizzando le scene del romanzo collodiano, lo ha dipinto su pannelli di legno e, infine, lo ha realizzato in diverse versioni in legno. Non a caso riconoscerete il suo laboratorio quando ad un certo punto, lungo via dei Perroni, vi imbatterete in un delizioso Pinocchio seduto su una coloratissima sedia che invita ad entrare perché, lì, ci sono “i fischietti più belli del mondo”. E questa volta Pinocchio, nonostante il suo caratteristico naso rivelatore, non dice bugie. Quelli che dicono bugie sono gli uomini-pinocchio che guardano alla terra, questo nostro meraviglioso globo che si sgretola sotto i loro occhi, volutamente impotenti. Non solo bellezza e fantasia in creta. “Da Pinocchio... al fischietto” è un viaggio nel mondo dei balocchi che da oltre trent’anni Claudio Capone riesce a costruire. Nel linguaggio che gli è proprio invita a sognare, scampanellando e fischiando le sue meravigliose creazioni, e perché no anche a riflettere grazie a quel pizzico di ironia, mista all’originalità, che riesce ad infondere ai suoi fischietti quando li modella liberando le figure imprigionate nella creta informe.

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