Gallipoli, “il cappello” di Luciana su Mondadori Arte

di Francesco Greco. GALLIPOLI (Le) – Galeotta fu la mostra collettiva, agosto 2013, alla Biblioteca Comunale, nel prezioso centro storico della città bella per eccellenza. Gallipoli è tornata ai fasti degli anni Sessanta, anni ruggenti dell’Italia del boom economico e della dolce vita, quando era scelta dai vip di tutto il mondo per le vacanze, lo struscio in via Roma, il pesce fresco del mercato, le notti bianche, la sabbia candida da Lido San Giovanni a Rivabella lambite dal mare blu cobalto, l’intarsio suggestivo della città vecchia con le sue vecchie chiese misteriose (da santa Chiara alla Purità, gioielli barocchi), il gelato alla crema blondier, i frantoi ipogei (il “Granafei” è una star in quanto a visite dei turisti: nel Seicento qui si batteva il prezzo dell’olio su base europea), ecc. Certo, oggi è tutto aggiornato ai tempi del blog e dei social, per cui la movida infinita, l’happy hour continuo, la pigra sensualità della città e della sua pelle malapartiana scandalizza i puritani e i bigotti: i morti viventi disturbati nel guardare nelle serate d’agosto la tv-spazzatura (come suicidarsi).
In una di quelle notti afose, sconfinate, la pittrice Luciana Bianco (Gallipoli, 1980), ricevette la vista di un critico d’arte che indugiò davanti alle sue opere, “Il Cappello” incluso. Ma lei non se ne accorse: stava giocando con i suoi due bei bimbi, Flavio e Stella, con tenerezza, come ogni giovane madre sa fare. Insieme a lei si proponevano Mirella Alessandrelli, Simone Marzo e Lucio Bentivoglio.Un anno dopo, ecco che finisce sul numero 50, appena uscito nelle edicole, del Catalogo dell’Arte Moderna (gli artisti italiani dal primo Novecento a oggi) dell’editoriale Giorgio Mondadori. Incontenibile la gioia: “Si è avverato il sogno della mia vita!”, sorride mentre è al lavoro nello studio di via della Costituzione: sta preparando i lavori per una mostra a Londra. Lo scirocco di questo curioso autunno-primavera schiaffeggia lo Jonio dandogli un colore viola. L’isola di Sant’Andrea è avvolta dalla schiuma mentre racconta le sue leggende. La passione per la pittura nasce nell’infanzia. La sua famiglia la asseconda: così si diploma all’Istituto d’Arte “E. Giannelli” di Parabita e poi si laurea in pittura all’Accademia di Belle Arti di Lecce (col professor Spanò).Predilige l’olio su tela e la tecnica mista (incluso l’uso della sabbia), come soggetti: nudi di donne e le figure umane, ma anche animali. Ha sprovincializzato il suo sguardo vivendo a lungo in Francia, dove il marito Alessandro aveva un ristorante. E da quelle parti si è anche proposta in mostre molto apprezzate. Non resistendo alla nostalgia per la sua terra, è tornata e oltre a dipingere, illustra libri e fa la restauratrice, oltre che la mamma. La pittura di Luciana Bianco ha un timbro originale, personale: l’istanza, ovvio, è figurativa, però poi il format stilistico si personalizza grazie a una sensibilità profonda, a un suo mondo interiore assai ricco. Nelle opere cattura la violenta luce del paesaggio mediterraneo, ma nella trasposizione sulla tela essa diviene sensuale, morbida, grazie anche ai coloni pastello, leggeri come ali di farfalle. Così anche la sagoma di un cavallo appare meno minacciosa e la bellezza della donna mette meno soggezione e si ammanta di una dimensione onirica, fiabesca.

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