Tsipras al potere: l'ultimo treno per la Grecia

(Foto: EPA)
di Piero Chimenti - Lo scorso 25 gennaio in Grecia si sono svolte le elezioni per rinnovare i membri del Parlamento, dopo lo scioglimento per la mancata nomina del Presidente della Repubblica entro il terzo scrutinio, secondo i dettami della Costituzione. A vincere, come tutti sanno, è stato Tzipras leader della lista L'Altra Europa. A contribuire alla vittoria il giovane partito socialista è stata la situazione drammatica in cui la penisola ellenica è piombata il cui si è avuto il culmine nel 2008 a causa dello scandalo che ha rivelato che i conti del Paese fossero stati truccati per permettere l'accesso nella moneta unica secondo i parametri di Maastricht. Da lì il lento e inesorabile declino con l'aumento della spesa pubblica sempre più insostenibile, il ricorso agli aiuti europei da 110 mln e 130 mln ottenuti dalla Troika (Fmi, Commissione Europea, Bce), con le conseguenti drastiche misure adottate dal Governo Papandreu per ripianare i conti per restituire il prestito.

Il giovane leader socialista, alleato in una coalizione di Governo con il partito di centro destra Anel, poco preoccupato del debito contratto dal suo Paese, ha bloccato tutte le attività di privatizzazione di impianti strategici per importanza del Paese ed intende affrontare il debito europeo rinegoziandolo, da pagare quando l'economia greca riprenderà a crescere. Questo nuovo approccio all'Europa ovviamente fa storcere il naso ai leader delle organizzazioni internazionali, che speravano in una coalizione che ammorbidisse le posizioni del partito socialista mentre in realtà è avvenuto l'esatto contrario.

Per la politica interna invece gli obiettivi più importanti sono quelli di garantire la sanità gratuita alle classi meno abbienti oltre all'aumento degli stipendi minimi. La vittoria di Tsipras ha avuto risonanza in tutto il mondo politico del vecchio continente, vista con trasversale simpatia il suo insediamento ha avuto come minimo comune divisore l'euro scetticismo, in quanto i tutti i partiti sperano, pur con le debite differenze di vedute, di poter allentare la morsa del rigore tedesco.