Papa Francesco, fu genocidio quello armeno. Turchia convoca ambasciatore Santa Sede

(Foto: Epa)
CDV - "Tre grandi tragedie inaudite" hanno segnato il '900: la prima, il genocidio degli armeni, poi il nazismo e lo stalinismo. A sostenerlo Papa Francesco a San Pietro per il centenario del martirio armeno e la proclamazione a Dottore della Chiesa di San Gregorio di Narek. Bergoglio ha poi ricordato i più recenti stermini di massa, "come quelli in Cambogia, in Ruanda, in Burundi, in Bosnia", consumati "con l'aiuto di alcuni e con il silenzio complice di altri che rimangono spettatori".

"In diverse occasioni - ha aggiunto il Papa - ho definito questo tempo un tempo di guerra, una terza guerra mondiale 'a pezzi', in cui assistiamo quotidianamente a crimini efferati, a massacri sanguinosi e alla follia della distruzione. Purtroppo ancora oggi sentiamo il grido soffocato e trascurato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi, che a causa della loro fede in Cristo o della loro appartenenza etnica vengono pubblicamente e atrocemente uccisi, decapitati, crocifissi, bruciati vivi, oppure costretti ad abbandonare la loro terra". Il Papa ha poi citato anche "altri stermini di massa, come quelli in Cambogia, in Ruanda, in Burundi, in Bosnia".

"In diverse occasioni ho definito questo tempo un tempo di guerra, una terza guerra mondiale 'a pezzi'", ha ripetuto Bergoglio, per rilevare con sdegno: eppure sembra che l'umanita' non riesca a cessare di versare sangue innocente. Sembra che l'entusiasmo sorto alla fine della seconda guerra mondiale stia scomparendo e dissolvendosi. Pare che la famiglia umana rifiuti di imparare dai propri errori causati dalla legge del terrore; e cosi' ancora oggi c'e' chi cerca di eliminare i propri simili, con l'aiuto di alcuni e con il silenzio complice di altri che rimangono spettatori". "Anche oggi - ha osservato Francesco - stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall'indifferenza generale e collettiva, dal silenzio complice di Caino che esclama: 'A me che importa?'; Sono forse io il custode di mio fratello?'".

Domande che aveva evocato anche nell'omelia a Redipuglia , il 13 settembre, scorso, ricordando un altro centenario, quello della Proima Guerra Mondiale. "Non abbiamo ancora imparato che 'la guerra e' una follia, una inutile strage", ha affermato. "Cari fedeli armeni oggi - ha quindi concluso Bergoglio - ricordiamo con cuore trafitto dal dolore, ma colmo della speranza nel Signore Risorto, il centenario di quel tragico evento, di quell'immane e folle sterminio, che i vostri antenati hanno crudelmente patito. Ricordarli e' necessario, anzi, doveroso, perche' laddove non sussiste la memoria significa che il male tiene ancora aperta la ferita; nascondere o negare il male e' come lasciare che una ferita continui a sanguinare senza medicarla! Vi saluto con affetto e vi ringrazio per la vostra testimonianza".

Ma le parole del Papa non hanno avuto poche ripercussioni. L'ambasciatore del Vaticano in Turchia e' stato convocato dal ministero degli esteri di Ankara: lo ha detto all'Ansa lo stesso nunzio apostolico Antonio Lucibello.

Nel colloquio, ha precisato Monsignor Lucibello, le autorita' turche hanno espresso "il loro disappunto" per le parole del Pontefice. La Turchia continua a negare che quello del 1915-16 sia stato un genocidio e combatte una guerra diplomatica permanente per cercare di impedire che venga riconosciuto all'estero da un numero crescente di stati.

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