Berlusconi a Lecce: “Fitto? E' un flop”

dal nostro inviato Francesco Greco. LECCE – Sic transit gloria mundi. Berlusconi parla al chiuso di una tenda che evoca quella di Gheddafi, e un convitato di pietra prende corpo, come un'ombra borghesiana, da racconto di Lovecraft, alle sue spalle. E' quella del “puledro”, “cavallo di razza”, “protesi”: le definizioni che ha dato in questi anni di Raffaele Fitto e di cui non detiene più il copyright. Tant'è che appena sbarcato a Lecce gli rinfaccia subito: “Ha perso due volte contro Vendola”, un epitaffio buttato lì con l'intento di seppellirlo.

Com'è volubile il tempo, e capriccioso il destino degli uomini. Sembrano passati anni-luce e appena un anno fa Fitto in tv (“Virus”, Rai2) difendeva il suo padre politico - mossa pare suggeritagli da sua madre, donna Leda Dragonetti - derubricando i processi dell'ex Cav. (da Ruby “nipote di Mubarak” alle Olgettine all'evasione fiscale) a sociologia da bar sport, fuffa mediatica dettata da pregiudizio ideologico, invidia del pene direbbero gli analisti, oltre che, è un classico, “accanimento giudiziario” delle toghe rosse. E invitava gli altri forzisti alla “coerenza”, alla “fedeltà”, all'outing.

Consumata la diaspora, oggi entrambi sono finiti nello stagno, un cul-de-sac, il crepuscolo, l'oblio, la deriva della Storia. Forza Italia si è quasi estinto alle elezioni in Trentino, percentuali da hot line o quasi. Fitto sostiene il povero Schittulli contro l'odiata Poli-Bortone, ricordata in Salento come la “ministra delle melanzane” (1994, primo governo Berlusconi), e stringi stringi finiranno col dare la spinta propulsiva al bulimico Emiliano verso la conquista della regione.

Chissà quanti sondaggi si è fatto Berlusconi per dire no a Fitto che voleva il partito per sè, ad usum delphini: tutto si può dire dell'ex Cavaliere, meno che non conosca gli uomini: 5 anni fa la indovinò con Palese, dicendo che con quel vestito dimesso, da mercatino settimanale e tutti quei “cioè” non era adatto alla bisogna. Si piegò a Fitto ed ebbe ragione. Fitto è un perdente, roba da '900, non è un leader, dice Berlusconi, con lui FI andrebbe ai saldi di fine stagione, al sotto zero per cento per dirla con Benigni.
E' un Berlusconi stanco quello che comizia al Palafiere di Piazza Palio (l'agorà delle kermesse popolari leccesi a due passi dall'obelisco e da Via Brenta, che alla signora Bortone evoca brutti incubi): troppe “cene eleganti”, troppi litigi nel pollaio da Arcore a Palazzo Grazioli (Verdini vuol resuscitare il Nazareno, Alfano “l'ingrato” e tutti quelli appiccicati con lo sputo, pronti a tradirlo: da Gasparri a La Russa, beneficiati che gli stanno addosso come zecche pecorine).

L'ultima volta, pare il Neolitico, venne a sostenere la Poli nel 1998, candidata sindaco a Lecce, nel salotto barocco di piazza Sant'Oronzo: altri tempi. Oggi l'età è quella che è (dal predellino agli scivoloni), lo smalto è scaduto, niente più bagni di folla, notabili in prima fila, aspiranti “nominati”, ma ci sono gli interessi, il nuovo partito, il Milan ambito da cinesi e tailandesi, la legge elettorale contraria a FI, il Jobs Act, la riforma del Senato, della scuola, altre rogne.

A Bari B. s'è dato malato, ma c'è chi sospetta si tratti di “malattia diplomatica” dovuta alla scarsa audience che ormai trova nelle piazze. Anche a Lecce poca gente, reduci (in fuga, ironizza qualcuno, anche le escort tutte gambe e push-up), in un clima da 8 settembre: si respira un'aria plumbea, viale del tramonto. B. non emoziona più i cuori, nè folgora le menti con la rivoluzione liberale.

La diaspora con Fitto dunque è definitiva, ma forse assisteremo ancora a brandelli di quotidianità centrifugati nella comunicazione, come bisbetiche indomate. Berlusconi confida al suo cerchio magico di averlo salvato da una cella candidandolo alle Europee e solo per questo Fitto gli dovrebbe gratitudine. La Poli Bortone da parte sua sta bene nel quadro di famiglia: accanto a B. pare la mummia dell'uomo di Altamura.

Per il resto repertorio ritrito: velleitarismi senili: “Forza Italia non c'è più, andiamo verso il Partito Repubblicano come quello americano, una forza moderata e moderna...” , la scorrettezza di Renzi a cui attribuisce la fine del Patto del Nazareno, le battutine noiose sul comunismo. Ma la fissazione è Fitto, anche se non lo nomina mai, volano stracci: “Qualcuno voleva andare oltre, ma ormai è fuori dal partito... E' un traditore... La sua è una piccola operazione senza speranza... E' un flop, anche se toglierà voti al centrodestra... E' abituato a dire una cosa e farne un'altra... Sono qui per un segno di affetto alla candidata Poli-Bortone, che fu mia ministra delle Politiche Agricole nel 1994...”. Un secolo fa.

La gente sfolla nella serata di scirocco appiccicoso, e un vecchio militante mette il sigillo a questa giornata particolare di B. in Puglia: “Ora che tutti lo abbandonano non potevo non essere qui...”. Sic transit...

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto