E’ partito il Giro d’Italia. Ma il Sud è escluso
di Mauro Guitto - L’altro ieri è partita la 98esima edizione del Giro d’Italia, la competizione italiana di ciclismo sempre molto attesa dagli appassionati e non solo. Il Giro è partito il 9 maggio dalla Liguria, da San Lorenzo al Mare in provincia di Imperia e terminerà con l’ultima tappa il 31 maggio 2015 con la Torino-Milano per un totale di 3.481,8 km.
Per la cronaca, la prima tappa, la “Cronometro a squadre” San Lorenzo/Sanremo, lunga 17,6 km, è stata vinta come lo scorso anno dal team australiano Orica Greenedge con il tempo di 19’26” ottenuto stavolta dall’australiano Simon Gerrans che si è aggiudicato la prima maglia rosa che l’anno scorso fu del canadese Svein Tuft nella prima tappa di Belfast, in Irlanda. Fin qui, a parte le tappe non italiane dello scorso anno, nulla di strano almeno fino a quando non ci si sofferma a guardare il percorso con le 21 tappe che si susseguiranno durante il tour di quest’anno. E qui troviamo quella che ci piace definire .. l’ambiguità.
Fermatevi un attimo e guardate la foto del nostro articolo… notato niente? Bene, il Giro di quest’anno è partito dalla Liguria, giungerà fino alla Campania con la nona tappa (la Benevento-San Giorgio del Sannio (BN) del 17 maggio) e dopo un giorno di riposo, ripartirà nelle Marche con la decima tappa, la Civitanova Marche-Forlì, lunga 200km, per tornare verso il nord Italia. E in Puglia? In Calabria? In Basilicata? In Sicilia? Nell’edizione dello scorso anno, seppur partito dall’Irlanda (3 tappe), il Giro vide partire la quarta tappa dalla Puglia con la Giovinazzo-Bari e poi quella successiva, la Taranto-Viggiano (in provincia di Potenza, in Basilicata). Anche in quella occasione Calabria e Sicilia non pervenute e se proprio volessimo andare a considerare città e luoghi e prenderne una a caso, Lecce anche in quella occasione è stata ignorata. Per carità, certamente saranno state ignorate anche altre città anche del Centro ma non sarà mica che ci si trova per l’ennesima volta dinanzi a una sorta di atteggiamento non proprio Meridionalista nei confronti del Sud?
Capiamo le difficoltà degli organizzatori di trovare luoghi, posti, strade e quant’altro in tutta l’Italia, capiamo anche le esigenze nell’accontentare gli sportivi in zone mai “toccate” dal Giro, capiamo anche le difficoltà logistiche ed economiche del Sud (non certo e non sempre per colpe proprie… la storia racconta!) dove magari sono sorte tante difficoltà negli ultimi tempi che hanno portato al ridimensionamento o alla cancellazione di alcuni eventi sportivi ma qualcosa non torna.
E se consideriamo che il Sud Italia è ancora oggi costantemente sottoposto a palesi ingiustizie alla faccia di leggi e regolamenti statali (vedi inquinamento Ilva, Eni&Co e Tempa Rossa tra Puglia, Sicilia e Basilicata, vedi Terra dei fuochi in Campania, vedi soppressione o riduzione delle corse verso il Sud da parte di Trenitalia, vedi l’autostrada che finisce a Massafra (Ta), vedi la mancata apertura dell’aeroporto Arlotta di Grottaglie (Ta), vedi la mancanza (o il potenziamento) dei collegamenti ferroviari in diverse zone della Basilicata e lo svecchiamento di line e carrozze in tutto il Sud, vedi il tasso di disoccupazione italiano che è sempre notevolmente più alto al sud, vedi la carenza di investimenti e infrastrutture in tutto il sud in generale e sicuramente abbiamo dimenticato qualcos’altro) non sarà mica che ancora una volta si tende a considerare il Sud come una terra di sottosviluppati e incapaci dove non conviene perdere tempo e risorse che è meglio destinare e investire al nord?
Ci auguriamo di no, vogliamo pensare che sia un caso, vogliamo pensare che la scelta del percorso sia solo dovuta a motivi di carattere sportivo e organizzativo sperando che dall’anno prossimo si faccia “più attenzione” in fase organizzativa a toccare realmente tutta l’Italia da nord a sud senza distinzione alcuna in modo che abbia senso chiamarlo ancora Giro d’Italia.
Per la cronaca, la prima tappa, la “Cronometro a squadre” San Lorenzo/Sanremo, lunga 17,6 km, è stata vinta come lo scorso anno dal team australiano Orica Greenedge con il tempo di 19’26” ottenuto stavolta dall’australiano Simon Gerrans che si è aggiudicato la prima maglia rosa che l’anno scorso fu del canadese Svein Tuft nella prima tappa di Belfast, in Irlanda. Fin qui, a parte le tappe non italiane dello scorso anno, nulla di strano almeno fino a quando non ci si sofferma a guardare il percorso con le 21 tappe che si susseguiranno durante il tour di quest’anno. E qui troviamo quella che ci piace definire .. l’ambiguità.
Fermatevi un attimo e guardate la foto del nostro articolo… notato niente? Bene, il Giro di quest’anno è partito dalla Liguria, giungerà fino alla Campania con la nona tappa (la Benevento-San Giorgio del Sannio (BN) del 17 maggio) e dopo un giorno di riposo, ripartirà nelle Marche con la decima tappa, la Civitanova Marche-Forlì, lunga 200km, per tornare verso il nord Italia. E in Puglia? In Calabria? In Basilicata? In Sicilia? Nell’edizione dello scorso anno, seppur partito dall’Irlanda (3 tappe), il Giro vide partire la quarta tappa dalla Puglia con la Giovinazzo-Bari e poi quella successiva, la Taranto-Viggiano (in provincia di Potenza, in Basilicata). Anche in quella occasione Calabria e Sicilia non pervenute e se proprio volessimo andare a considerare città e luoghi e prenderne una a caso, Lecce anche in quella occasione è stata ignorata. Per carità, certamente saranno state ignorate anche altre città anche del Centro ma non sarà mica che ci si trova per l’ennesima volta dinanzi a una sorta di atteggiamento non proprio Meridionalista nei confronti del Sud?
Capiamo le difficoltà degli organizzatori di trovare luoghi, posti, strade e quant’altro in tutta l’Italia, capiamo anche le esigenze nell’accontentare gli sportivi in zone mai “toccate” dal Giro, capiamo anche le difficoltà logistiche ed economiche del Sud (non certo e non sempre per colpe proprie… la storia racconta!) dove magari sono sorte tante difficoltà negli ultimi tempi che hanno portato al ridimensionamento o alla cancellazione di alcuni eventi sportivi ma qualcosa non torna.
E se consideriamo che il Sud Italia è ancora oggi costantemente sottoposto a palesi ingiustizie alla faccia di leggi e regolamenti statali (vedi inquinamento Ilva, Eni&Co e Tempa Rossa tra Puglia, Sicilia e Basilicata, vedi Terra dei fuochi in Campania, vedi soppressione o riduzione delle corse verso il Sud da parte di Trenitalia, vedi l’autostrada che finisce a Massafra (Ta), vedi la mancata apertura dell’aeroporto Arlotta di Grottaglie (Ta), vedi la mancanza (o il potenziamento) dei collegamenti ferroviari in diverse zone della Basilicata e lo svecchiamento di line e carrozze in tutto il Sud, vedi il tasso di disoccupazione italiano che è sempre notevolmente più alto al sud, vedi la carenza di investimenti e infrastrutture in tutto il sud in generale e sicuramente abbiamo dimenticato qualcos’altro) non sarà mica che ancora una volta si tende a considerare il Sud come una terra di sottosviluppati e incapaci dove non conviene perdere tempo e risorse che è meglio destinare e investire al nord?
Ci auguriamo di no, vogliamo pensare che sia un caso, vogliamo pensare che la scelta del percorso sia solo dovuta a motivi di carattere sportivo e organizzativo sperando che dall’anno prossimo si faccia “più attenzione” in fase organizzativa a toccare realmente tutta l’Italia da nord a sud senza distinzione alcuna in modo che abbia senso chiamarlo ancora Giro d’Italia.
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