Franco Corcella (intervista):«La mia una candidatura di rottura contro la vecchia politica»

di Nicola Ricchitelli – Sulla strada verso il Consiglio regionale anche lo storico esponente della CGIL – ex segretario Bat – con la lista “Noi a sinistra per la Puglia” a sostegno della candidatura a presidente della regione Puglia di Michele Emiliano: stiamo parlando di Franco Corcella.

Una candidatura quella di Franco Corcella arrivata dal basso così come lo stesso tiene a precisare: «Non è stata una maturazione ne veloce e ne soprattutto mia, sono stato sollecitato da cittadini di varie provenienze e estrazioni sociali e professionali e perché no di culture anche diverse, chiedendomi di scendere in campo in contrapposizione ad un quadro politico oramai vecchio e conosciuto per l’inettitudine complessiva e perché troppo legato agli interessi personali e famigliari».

Nella chiacchierata realizzata con lo storico esponente della CGIL c'è tutto il carattere e la grinta messa in campo nelle tante battaglie combattute nel corso dei circa quarant’anni di militanza: «Io sono un elemento di rottura, e l’ho fatto sempre in questi anni combattendo contro chi ha fatto dell’istituzione pubblica un concetto di proprietà privata, usando la stessa come mezzo per arricchire redditi e patrimoni».

D: Signor Corcella, dopo tanti anni nel mondo del sindacato, come è maturata la scelta di entrare nel mondo della politica?
R:« Intanto iniziamo col dire che non è stata una maturazione ne veloce e ne soprattutto mia, sono stato sollecitato da cittadini di varie provenienze e estrazioni sociali e professionali e perché no di culture anche diverse, chiedendomi di scendere in campo in contrapposizione ad un quadro politico oramai vecchio e conosciuto per l’inettitudine complessiva e perché troppo legato agli interessi personali e famigliari, insomma nulla che potesse interessare a risolvere i veri problemi dei cittadini. Questi sapendo che mi sono sempre impegnato verso il prossimo e per questioni di natura generale hanno quindi ritenuto che fossi il loro naturale rappresentante».

D: Che differenza c’è tra l’essere un sindacalista e fare politica?
R:«Certamente il ruolo cambia, cambia la postazione e la posizione. Dalla postazione di sindacalista viene naturale raccogliere i bisogni della gente e presentarli alle istituzioni, dall’altra parte l’istituzione deve trasmettere sensazioni e dimostrazioni di fiducia nei confronti della popolazione, trasformando quelle istanze e quei bisogni in atti amministrativi e quindi in atti concreti, che sono poi la risposta migliore in grado di cambiare la qualità della vita della gente».

D: Cosa le hanno lasciato questi anni di militanza nel mondo del sindacato?
R:«Mi hanno lasciato sicuramente una ricchezza infinita. L’obbligo di ascoltare la gente che ha più bisogno, c’è tanta gente tra i lavoratori, disoccupati, pensionati, giovani, che non hanno mai avuto l’ardire di farsi conoscere ed esporre con chiarezza quali sono i loro problemi e le loro esigenze non avendo allo stesso tempo mai una cittadinanza effettiva, per cui da questo punto di vista, ritengo di poter avere una parte importante».

D: Quali sono stati i punti di forza dell’azione politica di questi dieci anni di governo Vendola, e dove eventualmente ha fallito?
R:«I punti di forza sono quelli di aver accreditato la Regione Puglia in un ambito nazionale ed internazionale sicuramente più ampio dandone maggiore visibilità nonché maggiore elemento di credibilità. Basti pensare che da qualche anno a questa parte la nostra terra è diventata sede fissa di parecchi set cinematografici, insomma tutte queste attrazioni culturali, paesaggistici, turistiche sono sicuramente elementi positivi che senza l’intervento politico che il governo Vendola ha assicurato, non avrebbe attratto nessuno. Ovviamente ci sono stati elementi di varia natura che hanno portato buone politiche, basti pensare nel campo dell’agricoltura, dell’ambiente, del lavoro e degli ammortizzatori sociali. La Puglia è stata l’unica regione in assoluto ad aver messo in campo risorse finanziarie per queste finalità maggiori di quanto non ne avessero messe le altre regioni d’Italia. Per quanto concerne i punti di debolezza della politica di Vendola, possiamo dire che la sanità non ha compiuto la sua funzione nel mettere mano ad un sistema complicato pieno di interessi evidenti e impliciti. C’è molto da fare su questo fronte, provenendo proprio dal settore della sanità sono molto impegnato nel dare qualche risposta in più, sicuramente mettendo un po’ da parte la centralità degli ospedali e dando più attenzione ai servizi alternativi territoriali di cui la gente ha bisogno, che rappresentano poi la vicinanza immediata delle istituzioni al cittadini, facendo salva la necessità di dare risposte concrete, senza liste d’attesa e nel rispetto della salute dei cittadini».

D: In caso di elezione quali saranno le sue proposte politiche?
R:«Noi abbiamo 3-4 punti essenziali che abbiamo raccolto nella interlocuzione con i cittadini in queste settimane, non siamo partiti con un idea compiuta ma stiamo raccogliendo dalle esperienze di contatto con la gente, idee e necessità che stanno dando una connotazione precisa al nostro programma. Per quanto concerne la sanità credo che deve essere ridimensionata la centralità dell’ospedale rispetto ai servizi alternativi territoriali, per quanto riguarda la scuola, i temi sono quelli sottolineati a livello nazionale da questa grossa compagine anti Renzi e anti buona scuola che ha visto assieme sindacati, genitori e studenti il quale richiedono una buona idea circa la buona scuola diversa da quella che vuole Renzi, e quindi meno poteri ai direttori didattici, meno invadenza nelle competenze contrattuali proprie dell’organizzazione sindacale, più risorse e una maggiore capacità dinamica di connettersi con il mondo del lavoro».

D: Perché votare Franco Corcella al Consiglio regionale?
R:«Penso che la gente mi conosce. Io sono un elemento di rottura, e l’ho fatto sempre in questi anni combattendo contro chi ha fatto dell’istituzione pubblica un concetto di proprietà privata, usando la stessa come mezzo per arricchire redditi e patrimoni. Per cui da questo punto di vista credo che la gente può stare tranquilla perché può vedere in me un persona assolutamente normale, comune, affidabile, leale. Come si dice dalle mie parti, “le cose che si fanno si sanno”, avessi fatto qualche fesseria sarebbe stata sulla bocca di tutti, questo per dire insomma che non ho scheletri nell’armadio».

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