“Se Dio vuole”: la recensione
di Frédéric Pascali - Dopo alcuni recenti passaggi a vuoto la commedia italiana batte un colpo convincente e divertente. Il merito va ascritto al debutto alla regia di Edoardo Falcone, già noto sceneggiatore di pellicole dello stesso genere ma di alterni esiti. Nessun dubbio invece sulla buona riuscita di “Se Dio vuole”. La storia, costruita con grande efficacia, giostra con arguzia i diversi temi di conflitto che affollano il quotidiano dei singoli personaggi. La naturale empatia dei due protagonisti, Marco Giallini, ormai una certezza, e Alessandro Gassman, contribuisce in tal senso sostenendo l’intero impianto narrativo senza incorrere in pause o inaspettate cadute di ritmo.
Tommaso, un cardiochirurgo di provata fama, conduce una vita incentrata tutta sulla carriera e un severo e cinico approccio verso le persone che lo circondano, affetti compresi. Un giorno il figlio prediletto Andrea, iscritto a Medicina per seguire il solco paterno, spariglia le carte annunciando la sua decisione di entrare in seminario.
Il padre all’apparenza approva ma in realtà non se ne dà pace. Con l’aiuto di Gianni, il genero “pusillanime”, riesce a entrare in contatto con Don Pietro, un prete sui generis ispiratore della vocazione del figlio. Da quel momento in poi inizia tra i due un rapporto conflittuale che lentamente si trasforma in amicizia costringendo Tommaso a riconsiderare i suoi atteggiamenti verso Carla, la moglie ex ribelle da lui troppo spesso relegata a comprimaria, Bianca, la figlia un po’ frivola ma generosa e di grande cuore, e il suo staff ospedaliero da lui troppo spesso bistrattato. Il cambiamento riserva un colpo di scena finale.
Detto che la pellicola di Falcone si fa apprezzare anche per il ben riuscito assemblaggio dei suoi personaggi, “funzionano” tutti, Laura Morante, “Claudia”, in primis, va sottolineata la cura dei dialoghi che lo stesso regista e Marco Martani evidenziano in una sceneggiatura attenta a trattare le tematiche esistenziali senza mai lasciarsi trascinare da tentazioni retoriche.
Tommaso, un cardiochirurgo di provata fama, conduce una vita incentrata tutta sulla carriera e un severo e cinico approccio verso le persone che lo circondano, affetti compresi. Un giorno il figlio prediletto Andrea, iscritto a Medicina per seguire il solco paterno, spariglia le carte annunciando la sua decisione di entrare in seminario.
Il padre all’apparenza approva ma in realtà non se ne dà pace. Con l’aiuto di Gianni, il genero “pusillanime”, riesce a entrare in contatto con Don Pietro, un prete sui generis ispiratore della vocazione del figlio. Da quel momento in poi inizia tra i due un rapporto conflittuale che lentamente si trasforma in amicizia costringendo Tommaso a riconsiderare i suoi atteggiamenti verso Carla, la moglie ex ribelle da lui troppo spesso relegata a comprimaria, Bianca, la figlia un po’ frivola ma generosa e di grande cuore, e il suo staff ospedaliero da lui troppo spesso bistrattato. Il cambiamento riserva un colpo di scena finale.
Detto che la pellicola di Falcone si fa apprezzare anche per il ben riuscito assemblaggio dei suoi personaggi, “funzionano” tutti, Laura Morante, “Claudia”, in primis, va sottolineata la cura dei dialoghi che lo stesso regista e Marco Martani evidenziano in una sceneggiatura attenta a trattare le tematiche esistenziali senza mai lasciarsi trascinare da tentazioni retoriche.
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Cultura e Spettacoli
