Pietro Ingrao, il "compagno che voleva la luna".

BARI - Non sono stato iscritto al PCI, non ho fatto in tempo. Se lo fossi stato, probabilmente, non sarei mai stato "ingraiano". Ma avverto il profondo bisogno di rispondere ad una intima sollecitazione che il suo ricordo stimola dentro di me.
Non ho vissuto quegli anni, non sono un testimone diretto dell'epoca della politica intesa come passione totalizzante ma sento nel ricordo di Pietro Ingrao il richiamo ad una idea, oggi in disuso, della militanza attiva e della partecipazione politica in cui la critica, l'esercizio del dubbio erano lo scalpello che scardinava conservazione e appiattimento.
Non ho appreso direttamente la sua lezione ma ne ho trovato le tracce nella dimensione umana e politica che ho frequentato e che mi ha formato. Mi hanno sempre incuriosito il rigore nel pensiero, l'intransigenza nella dialettica, spesso rivisitati nei libri, di Ingrao e degli "ingraiani", perché aiutavano a dare profondità ad ogni analisi e ad ogni visione.
Senza quel rigore analitico oggi si brancola nel buio, senza quella profondità oggi si resta sprovvisti di nuovi punti cardinali.
Incapaci di comprendere che forse la "sinistra" esisterà fino a quando il mondo avrà
bisogno di umanità.
Ecco, Ingrao ha insegnato a tutti, anche alla mia generazione, che la sinistra si nutre del bisogno di umanità.
Per questo è giusto dirgli grazie.
Sit tibi terra levis./com
Così in una nota il capogruppo del Pd Michele Mazzarano.

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