Borsa: nuovo crollo Cina, Piazza Affari chiude in forte calo

Nuovo crollo della Borsa cinese. Ai minimi le quotazioni del petrolio e le mosse della Banca centrale di Pechino fanno scivolare tutte le Borse asiatiche: a Shanghai e Shenzhen per la seconda volta sono scattati i 'circuit breakers' per limitare le perdite, con i due listini che hanno rimandato a domani gli scambi segnando un calo di giornata del 7,3% e di oltre l'8%. Tokyo ha perso il 2,3% finale, Hong Kong in chiusura cede il 2,7%, Sidney ha chiuso in calo del 2,2%.

La nuova svalutazione della banca centrale cinese dello yuan (-0,5%) manda al tappeto i mercati azionari del paese che, dopo solo una mezz'ora di contrattazione questa notte, sono stati sospesi quando cedevano oltre il 7% e quindi chiusi per l'intera giornata. Una mossa che ha provocato non poche critiche di analisti e investitori secondo i quali le autorità di Pechino avrebbero perso il controllo della situazione. Una moneta più debole, lo yuan è sceso dello 0,6% a 6,5925 mentre quello quotato a Hong Kong è leggermente risalito, può infatti aiutare le esportazioni ma fa crescere i rischi per le società indebitate in dollari e aumenta i timori che lo stato dell'economia del paese sia peggiore del previsto.

Brutta partenza anche per Piazza Affari: il primo indice Ftse Mib segna una perdita del 3,21%, l'Ftse It All-Share un calo del 2,98%. I primi minuti di scambi confermano l'avvio molto pesante per Piazza Affari, ma con un parziale alleggerimento del clima anche se in avvio si sono registrate diverse sospensioni al ribasso: l'indice Ftse Mib è in calo del 2%, con Eni e Mps - tra i diversi titoli del paniere principale - in asta di volatilità, mentre Unicredit cede oltre il 3%.

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