Caccia: le “doppiette” italiane puntate sul Governo

di Francesco Greco. ROMA - Cacciatori in rivolta: un decreto del Consiglio dei Ministri del 13 scorso chiude in anticipo di 10 giorni la stagione venatoria (i calendari sono decisi dalle Regioni). Il 20 gennaio, cioè oggi, invece del 31. Una procedura d'urgenza che le "doppiette" italiane non riescono a capire e mandar giù.
 
Una fretta che sarebbe stata determinata da un lato dalla paura di essere sanzionati dall'Ue e dall'altra – sostengono alcune associazioni venatorie pugliesi – dal desiderio di compiacere gli ambientalisti, la Lipu in primis che infatti ha espresso la sua soddisfazione.
 
Sanzioni improbabili, perché Bruxelles, dicono i cacciatori, dovrebbe sanzionare tutti i 28 partner, se non tutti almeno quelli dell'area mediterranea, dalla Spagna alla Grecia all'Albania, dove però si continua tranquillamente ad andar per boschi.
 
Niente tordi, beccacce e cesene dunque nel carniere degli amanti di Diana. Che parlano di “attentato” allo Stato di diritto, poiché si sarebbero cambiate le regole del gioco in corso d'opera: una cosa un sacco italiana. Il Governo in verità aveva già provato l'anno scorso a bypassare le Regioni, ma non ci era riuscito, poiché si era mosso in ritardo.
 
Stavolta invece il blitz è andato in porto. Intanto, mentre si aspetta ad horas la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale, Lombardia e Toscana hanno fatto ricorso, l'Umbria lo sta acconciando e la Liguria forse. La Regione Puglia invece inspiegabilmente tace.
 
I cacciatori, in definitiva, si sentono privati di un diritto per cui hanno pagato tributi assai esosi. “Ma da noi – ironizzano quelli pugliesi – il gioco delle tre carte ha sostituito lo Stato di diritto e non c'è più la certezza del diritto. Forse con questo provvedimento il ministro dell'Ambiente Galletti si propone come interlocutore dell'Ue, visto che J. C. Juncker, presidente della Commissione, ha appena dichiarato di non averne a Roma? E' una pagliacciata...”.

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