Il Tricolore italiano? Simbolo d’onore e di unità

di Vittorio Polito – Oggi ricorre il 219° compleanno della bandiera italiana. «Il Tricolore non è una semplice insegna di Stato, è un vessillo di libertà conquistata da un popolo che si riconosce unito, che trova la sua identità nei principi di fratellanza, di eguaglianza, di giustizia. Nei valori della propria storia e della propria civiltà» (Carlo Azeglio Ciampi).

Il Tricolore non è solo simbolo degli avvenimenti di guerra, ma rappresenta anche e, soprattutto, le conquiste civili, scientifiche e sportive della nostra Italia. La nostra bandiera oggi sventola anche fuori dai confini nazionali portata dalle nostre Forze Armate in missioni di pace, contribuendo così al mantenimento della concordia in varie regioni del mondo, pagando anche un notevole contributo di vite umane.

Va ricordato che la bandiera nazionale italiana è nata a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797 in un Congresso al quale parteciparono i rappresentanti delle città di Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara.

L’importanza dell’evento fu sottolineato dal discorso che Giosuè Carducci pronunciò a Reggio Emilia il 7 gennaio 1897 in occasione del primo centenario dell’istituzione della bandiera italiana. Carducci così concluse: «Tornate, o giovani, alla scienza e alla coscienza de’ padri, e riponetevi in cuore quello che fu il sentimento, il voto, il proposito di quei vecchi grandi che han fatto la patria: l’Italia avanti tutto! L’Italia sopra tutto».

È il caso di ricordare che anche le donne, nei limiti consentiti dall’epoca e dalle usanze, parteciparono all’Unità d’Italia, costituendosi in Comitati femminili ed ebbero un loro ruolo, proprio nell’ambito del Tricolore. Le signore, infatti, chiesero di essere considerate operaie per cucire con le loro mani la bandiera italiana.

Enrico De Nicola, Capo provvisorio dello Stato, in occasione del 150° anniversario della nascita della nostra bandiera nazionale, (Reggio Emilia 7 gennaio 1947), disse, tra l’altro: «I partiti sono necessari, i dissensi inevitabili, le lotte politiche feconde. Ma ad un patto: che al disopra di ogni partito, al di là di ogni dissenso, attraverso ogni lotta, il senso della patria, la coscienza dell’unità nazionale permangano e sovrastino: Ogni disputa è possibile, lecita, utile, purché nei punti essenziali, nei momenti supremi si avverta il limite, oltre il quale la contesa offende la patria, si intuisca l’interesse nazionale che occorre rispettare. La nostra norma di condotta, il nostro grido di raccolta sia, oggi e sempre: Viva il tricolore italiano! Viva l’Italia, una e indivisibile». Un monito che appare molto attuale e che i nostri politici dovrebbero leggere attentamente e farne tesoro in questo periodo di accesi contrasti.

I colori rosso, bianco e verde dovrebbero accendere l’immaginario delle nuove generazioni e la memoria degli anziani, attraverso la Festa della Repubblica e le celebrazioni.

Va ricordato che il Decreto del Presidente della Repubblica n. 545 del 18 luglio 1986 stabilisce, all’articolo 7 che:  «La bandiera della Repubblica è simbolo della Patria, dell’onore e dell’unità, nonché delle sue tradizioni, della sua storia e del ricordo dei suoi caduti e va difesa fino all’estremo sacrificio e ad essa vanno tributati i massimi onori».

Il nostro Tricolore è anche la bandiera dei Guinness, per cui ne ricordo alcuni: l’Associazione Nazionale Reduci di Prigionia, in occasione del bicentenario della prima Bandiera nazionale, realizzò la Bandiera più lunga del mondo, lunga 1570 metri, larga 4,80, superficie 7.536 mq.  Nel 1999 la nostra Bandiera ha inondato il centro di Roma, dal Colosseo al Campidoglio ed ha ottenuto l’iscrizione nel Guinness dei primati. Il 12 ottobre 2002, il Tricolore ha sventolato in Sardegna nella cittadina di Villacidro, con un elemento novità: qui fu stabilito il nuovo Guinness dei primati: una bandiera lunga 1670 metri, larga 4,80, superficie di 8016 mq.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della Commemorazione di Camillo Benso Conte di Cavour (6 giugno 2010), disse, concludendo il suo discorso, che «Unita nazionale e coesione sociale non significano centralismo e burocratismo, non significano mortificazione delle autonomie, delle diversità e delle ragioni di contrasto e confronto sociale e politico. Unità e coesione possono anzi crescere solo con riforme e loro conseguenti attuazioni, con indirizzi di governo a tutti i livelli, con comportamenti collettivi, civili e morali, che siano capaci di rinnovare la società e lo Stato, mirando in special modo ad avvicinare Nord e Sud, ad attenuare il divario che continua a separarli».

Spiace oggi dover constatare che certi ministri e deputati della nostra Repubblica non apprezzino adeguatamente le parole del Capo dello Stato a proposito del Tricolore.  Certi irriverenti personaggi dovrebbero fare solo un passo indietro di fronte alla nostra bandiera e vergognarsi del loro comportamento, mirante solo ad alimentare egoismi territoriali, attentando all’unità nazionale.

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