Le “prede” di chi si sente vincitore

di FRANCESCO GRECO - Ma chi sono le centinaia di donne molestate la notte di San Silvestro, in Germania e in altre città d'Europa? Alcune delle quali ri-molestate la sera di san Valentino? Forse le “prede” dei vincitori in itinere, il “bottino” di guerra reclamato da chi si crede e si vede tale? Probabilmente non è stato pianificato a Ramadi, Aleppo, Sirte o Grozny.

Sono scattati inconsciamente i riflessi pavloviani in migliaia di musulmani che l'Europa della presunta superiorità culturale ha accolto in questi decenni, dal dopoguerra a oggi. Ad alcuni ha dato un senso alla vita, altri li ha stipati nelle banlieu come polvere sotto al tappeto della cattiva coscienza: non ha saputo “convertirli” ai valori dell'Occidente: l'integrazione è stata interrotta, è rimasta sulla carta, nel guado.

Una notte in cui è scattato un freudiano meccanismo di possesso, un ancestrale rito di appropriazione, di rivendicazione di proprietà: come sacrifici offerti alle loro divinità. Interfaccia delle guerre di ogni tempo, dal Peloponneso alle Gallie, dai Balcani a Baghdad. Dal Macedone a Cesare, da Gensis Khan sino alla Ciociara, è prassi dopo una vittoria sul campo di qualunque esercito: donne possedute carnalmente, condottieri, legionari, mercenari, avventurieri le reclamano insieme alla mercede, ai beni degli sconfitti da razziare: li considerano ulteriori benefit.

I generali di Alessandro e i colonnelli delle SS assistevano col sorriso sulle labbra e l'occhio benevolo: cosa lega e fidelizza più del dono? I vincitori sono ripagati delle asprezze di ogni guerra, i loro basic instinct e il loro ego devono esplodere, poiché rafforza l'autostima. Le ragazze tedesche, europee cosa sono se non “la paga del soldato” della guerra di civiltà in atto, pur negata dai governi?
Quella notte non solo la polizia tedesca o svizzera o finlandese, ma anche l'europeo medio se n'è stato buono e tranquillo al calduccio dei suoi pregiudizi, non ha tentato di proteggere i suoi beni e i suoi valori, manco per ammuina. Ma c'è stata anche una fuga sconsiderata degli intellettuali, femminismo duro e puro compreso. Che nono hanno compreso la posta in gioco, il cedimento culturale.
E' un caso? Vigliaccheria? Flaccidità fisica? Impotenza interiore? La psicoanalisi, l'antropologia, e forse anche la genetica (se non il volo degli uccelli) potrebbero dircelo.

Così, il 31 dicembre 2015 forse è una data storica, trasfigurata in una svolta epocale. Basta fermarsi dall'ambulante nordafricano all'angolo e contrattare una cintura o un portafogli: da qualche settimana hanno una fierezza insolita nello sguardo, un'arroganza sottintesa, come chi si prende una rivincita, la scintilla della coscienza della propria forza che potrebbe sconfinare nell'apocalipse now.

I musulmani intorno a noi si comportano come i nuovi padroni e predoni: è una sensazione sottile, elusiva, sfuggente, eppure reale. Si percepiscono come tali. L'Europa non abbozza alcuna resistenza, è inebetita, come priva di anticorpi: culturali, spirituali, etici. Militarizza le città come se bastasse. Nemmeno ci prova più a rivendicare e teorizzare la superiorità culturale, archetipo scattato sempre in automatico.

Intanto le bombe russe sulla Siria (ma la Russia, nonostante la tedesca Caterina non è Europa) hanno fatto più vittime civili che altro e sono una sottintesa manifestazione di debolezza, un coming-out d'impotenza, un harakiri: i muscoli di Putin l'humus fertile che incuba altro terrore.

Accade anche perché le nostre democrazie oggi sono devitalizzate, svuotate di senso, ridotte a mere apparenze, a pantomima: il cittadino è ormai visto come un intruso, escluso da ogni patto sociale. Tutto è castale, oligarchico. Decidono banchieri e caste politiche, sempre più lontane dai popoli. Il giuoco è scoperto, spudorato: i politici al loro servizio, burocrati e lobby, arroccati in un iperurano tutto loro, autoreferenziale.

Per cui sarà più facile che accanto a migliaia di “foreign fighter”, altre migliaia di europei si convertano all'Islam o quanto meno assumano un atteggiamento indifferente, “neghittoso” direbbe Thomas Mann. In attesa di vedere come evolve. Specie noi, specialisti olimpici di salto sul carro del vincitore, che firmiamo manifesti anche per la salvezza della foca monaca.

Che avvenga il contrario, che cioè gli islamici configurino nella loro psicologia rozza e infantile i nostri valori (religione inclusa). E' un caso che i terroristi sono quasi tutti nati in Europa e si auto-indottrinano sul web? Non abbiamo saputo contaminarli, emozionarli, conquistarli: è il nostro fallimento. E la loro forza: lo spiega bene Alessandro Orsini in “Isis” (Rizzoli).

Non ce ne siamo accorti, e non vogliamo ammetterlo a noi stessi, ma una fetta di musulmani nella notte di San Silvestro forse hanno subìto una metamorfosi del loro dna: accanto agli integrati e i moderati che noi conosciamo, ai margini ci sono i neet, i richiedenti asilo impaludati a Colonia, Zurigo o Helsinkj che da quella sera si considerano, sic et simpliciter, gli occupanti del Califfato settentrionale, il nord del Mediterraneo.

Il fatto che le news sulle molestie siano filtrate in ritardo, con estremo pudore, sfuggendo ai tentativi di derubricazione e censura, e che la reazione degli europei sia stata balbettante, sociologica, comunque non politica, è l'evidente, oggettiva conferma che l'Europa è ormai una configurazione geografica (come disse Metternich dell'Italia), è terrorizzata e la paura atomizza la sua coscienza, si insinua subdolo e devastante negli interstizi più segreti della sua quotidianità, asciuga il collante che tiene insieme una community di mezzo miliardo di persone dove i mezzi sono diventati fini.

L'arabo ha colto quest'esitazione, l'ha elaborata, decodificata, decidendo di proseguire nella crociata, nella guerra di religione e di civiltà. Unilateralmente. Noi siamo impreparati, per la semplice ragione che il Vecchio Continente una religione non ce l'ha più, o non in senso militante, semmai sociologico: è ormai del tutto secolarizzato. Le radici cristiane, se non recise, sono state relativizzate e i Lumi spenti.

L'uomo europeo non ha autostima, non crede più a niente, nemmeno a se stesso, e tanto meno alla supposta superiorità culturale: una leggenda metropolitana agitata da élite intellettuali, non dai popoli, e che comunque è vuota accademia. Debole, confusa, smarrita, l'Europa s'accartoccia su se stessa come un gigante dai piedi d'argilla.

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