Trivelle: Consulta, no a ricorsi Regioni. No Triv, “nessun giudizio di merito”

ROMA - La Consulta ha dichiarato inammissibili i ricorsi per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato promossi dalle Regioni sulla questione delle trivellazioni. I ricorsi concernevano il piano delle aree e il regime delle concessioni ed erano proposti nei confronti del Presidente del Consiglio, del Parlamento e dell'Ufficio centrale per il referendum presso la Cassazione.

Promossi da sei Consigli Regionali - Basilicata, Puglia, Liguria, Marche, Sardegna, Veneto - i conflitti miravano a far rivivere i referendum su piano aree e proroga delle concessioni, in precedenza 'bocciati' dalla Cassazione. La Consulta ha dichiarato i conflitti inammissibili perché non è stata espressa la volontà di sollevarli "da almeno cinque dei Consigli regionali che avevano richiesto il referendum". Resta in piedi, quindi, un solo referendum sulle trivelle: quello sulla durata delle autorizzazioni per le trivellazioni entro le 12 miglia mare, che si terrà il 17 aprile.

“La decisione solleva perplessità, in quanto, mentre a gennaio la Corte ha ammesso la costituzione in giudizio del delegato regionale abruzzese per conto del Consiglio e contro le altre nove regioni senza che alle spalle vi fosse una previa delibera del Consiglio regionale, oggi ritiene che i delegati regionali – che pure costituiscono nell’insieme il comitato promotore del referendum – non possano agire senza che vi sia un previo atto di autorizzazione delle rispettive assemblee regionali”, commenta Enzo di Salvatore, del Comitato nazionale Notriv, costituzionalista ed estensore dei quesiti referendari.

D’altra parte, sottolineano i NoTriv, a nessuno verrebbe in mente di sostenere che, nel caso del referendum promosso da 500.000 elettori, il Comitato referendario debba sollevare conflitto, previa “delibera” di mezzo milione di persone almeno.

“In questo caso, la Corte costituzionale ha sempre ritenuto che fosse sufficiente che almeno tre dei membri del Comitato potessero agire in giudizio. In ogni caso, la decisione di oggi non entra nel merito delle questioni poste dai delegati regionali e gli italiani non sapranno mai se vi sia stata effettivamente elusione dei quesiti referendari concernenti il piano delle aree e la durata dei titoli in terraferma e oltre le dodici miglia marine”, conclude di Salvatore.