Ancora attuale il romanzo di Pietro Villani ‘Il prof. Popolo e i ragazzi della terza D’

di VITTORIO POLITO — Il racconto  vede protagonista una 3ª classe di Scuola Media: una classe varia e composita. C’è il taciturno, il chiacchierone, lo sgobbone, lo scansafatiche. Insomma è una classe equilibrata come sono quasi tutte le classi del nostro Paese. Si susseguono le ore, i giorni e i mesi scolastici con momenti più o meno faticosi e divertenti. E intanto l’anno si conclude con gli esami.Quella che stanno vivendo da lustri, e forse da sempre a voler semplificare, i nostri ragazzi è un’età critica con sbalzi di umore e rapporti conflittuali con gli adulti.

La nostra scuola non vive e non vivrà, almeno per ora, un buon momento: le statistiche sulla preparazione dei nostri alunni ci classificano sempre in retroguardia, fatte salve le eccezioni in cui gli italiani sono protagonisti. Di chi la colpa?

Certamente di noi adulti. Da molto tempo si è mollato e il permissivismo e la facile indulgenza sono imperanti. Se si aggiunge che i genitori hanno delegato totalmente alla scuola il compito dell’istruzione, dichiarandosi spesso impotenti a ottenere dai figli il minimo impegno, ci si rende conto come la croce sia diventata insostenibile per i professori, i quali stanchi ed economicamente frustrati hanno mollato pure loro. In questa situazione, paradossalmente, i beneficiari, oggi, sono loro, i ragazzi. Le famiglie li accontentano in tutto senza il contraccambio scolastico. I docenti, anche loro, si accontentano e non pretendono il giusto impegno dai ragazzi che domanisaranno la nostra classe dirigente.  La crisi del mercato del lavoro di questi ultimi anni sta facendo riemergere la voglia di studiare e di sperimentare una maggiore serietà didattica, ma gli esempi dei media non aiutano il progetto.

Il troppo permissivismo, che ha portato alle conseguenze che abbiamo visto e purtroppo ad altre ben più gravi (alcol, droga, bullismo, ecc.), ci ha fatto capire che si stava errando proprio a scapito dei ragazzi e del loro futuro.

 Il romanzo, edito da Levante editori di Bari, sotto questo aspetto, attraverso le vicende narrate con un linguaggio schietto, lineare ed efficace, lancia un messaggio positivo e di speranza. Voi vi starete chiedendo come mai il vostro cronista è tornato su un libro di qualche tempo fa.  Anche se sconfinerò nel personale ritengo giusto raccontarvi come sono andate le cose.  La scorsa settimana ho chiesto a Gianni Cavalli, l’editore Levante per intenderci, di trovarmi dei libri per mio nipote di 14 anni. Tra i tanti che l’editore, con la consueta generosità, mi ha donato vi era il libro del prof. Villani di cui mi ero già occupato, ma che mi ricorda un periodo stimolante della mia vita.
Qualche anno fa l’amico Cavalli aveva l’abitudine di portarmi con lui dovunque andasse la domenica per incontri di lavoro e simili, la qual cosa mi rendeva appagato perché avevo l’opportunità di conoscere gente e di aumentare le mie relazioni e nozioni e poi, Levante in questo è maestro, da subito mi sentivo di far parte del gruppo e già il giorno successivo vi era un immediato riscontro. I migliori anni… altro che Carlo Conti.

Una domenica di quasi dieci fa l’editore si fermò davanti al Nicolaus Hotel di Bari e mi disse: “Scusa Vittorio non posso farti entrare perché è una riunione privata ed io vado perché spero di trovare il prof. Villani, comunque massimo dieci minuti e sono da te”. La riunione mi pare fosse dei Lions e i dieci minuti si moltiplicarono per quattro. Dopo i primi venti minuti si avvicinò alla macchina un signore in divisa dell’Hotel e mi offrì dei pasticcini e mi chiese cosa volessi da bere. Ricordo ancora oggi la bontà del tutto. Quando tornò l’editore io chiesi di chi fosse stata la gentilezza e rispose: “A dispetto del cognome il prof. Villani è una persona squisita.  Grazie professore”, anche se sono convinto che sia stato uno dei tanti colpi di teatro dell’editore. I lettori si staranno chiedendo dove voglio andare a parare: abbiate rispetto delle mie 80 primavere avanzate e vi porterò alla meta.

Ho pubblicato con Levante quattro libri e ho da quasi un anno un quinto che Cavalli non vuole pubblicare. “Hai all’attivo quattro libri con noi: due buoni e due ottimi, perché vuoi disperdere questo patrimonio, immeritatamente prodotto, con un quinto…?”, questa la risposta di Gianni.  Inutile dire che mi ritenevo offeso e indignato fino al giorno 9 aprile: giorno in cui sono stato ‘illuminato’. (Anche questo termine è dell’editore). A dicembre 2015 avevo mandato un mio buon conoscente da Levante per la pubblicazione di un libro: non lo avevo sponsorizzato, ma raccomandato.  Dopo due settimane, precisando che lo aveva letto velocemente per rispetto verso l’amico Vittorio, ha riconsegnato il testo dicendo ‘bisogna riscriverlo’.  La qual cosa mi era parsa irriverente nei miei riguardi.

Chiaramente il mio amico ha pubblicato il libro da un altro editore - ormai sono davvero molti gli editori anche a Bari – e il giorno 9 aprile ci siamo visti presso una nostra associazione. Non mi ha dato il libro e alla mia richiesta di averne una copia per stilare una recensione ha detto: “Forse il tuo editore aveva ragione”.

Dopo mezza giornata di smarrimento sono tornato dall’editore, non Levante, cui avevo lasciato il mio quinto libro per la pubblicazione ed ho ritirato il tutto.

Giovani la professionalità è tutto nella vita: chiaramente bisogna studiare ed impegnarsi a fondo e dopo vedrete che tanto sudore produce comunque il successo che ti rende una persona realizzata.  Dopo questa ammissione i miei amici che già mi apostrofano con la frase che Gianni Cavalli mi ripete quando si altera: “Vittorio ti ho inventato io!”, potranno trarre linfa per ulteriore nuove,speriamo garbate, canzonature.

Professore Villani, amici, conoscenti della Montagna Sacra nella mia vita mi sono sempre ispirato all’onestà più pura, secondo i dettami dei miei genitori: viva gli onesti, sono sempre migliori degli altri. È una piccola ‘mea culpa’?

Ciò non toglie che chiederò all’illuminato di segnarmi le parti del mio libro che non sono di suo gradimento…perché anche in ‘quinta marcia’ voglio arrivare alla meta.

Giovani bisogna sempre osare nella vita perché, indipendentemente dalla sezione frequentata, dalla A alla Z sono tutte valide e ricordatevi una verità che voi avete il dovere e l’obbligo di difendere: il Popolo siamo noi.

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