“Il mondo casa comune” alla Festa dei Popoli
di LUIGI LAGUARAGNELLA — La Festa dei Popoli, a Parco Perotti dal 27 al 29 maggio, è la sintesi di un lungo percorso decennale avviato dall’associazione Abusuan e dai Missionari Comboniani che giunge nel 2016 al riconoscimento nazionale del MIBACT, all’interno del progetto MigrArti. La festa ha raggiunto una dimensione metropolitana proprio nell’obiettivo di andare oltre il territorio del capoluogo, dato che anche nella provincia ci sono comunità migranti e realtà associative da valorizzare. L’interesse attorno alla Festa dei Popoli non può far altro che confortare circa i temi dell’accoglienza, dell’esaltazione della diversità, dell’interculturalità.
Il tema dell’undicesima edizione è “Il mondo casa comune” spiegato da padre Ottavio Raimondo dei Comboniani sollecitando riflessioni sempre rivolte al futuro: “Abbiamo sempre parlato del mondo come un villaggio globale, ma adesso l’espressione più adatta secondo me è ‘mondo casa comune’. Cosa succederebbe se i media proponessero per un articolo il titolo ‘Bari casa comune’? Scriverebbero che il futuro non è dei ghetti, dei rioni, dei gruppi etnici o delle classi sociali. Ma il futuro è nell’insieme. Sentirsi casa, dove ognuno condivide le proprie ricchezze e i propri valori. E allora, il nostro augurio è che questa festa, che compie adesso undici anni, sia davvero un momento nel quale scoprire che chiunque di noi, senza l’altro, senza il diverso, non si rinnova e si impoverisce”. La mia esperienza mi insegna che non solo a Bari, ma in tutta Italia le feste dei Popoli sono state organizzate da persone con un grande spirito missionario, uomini e donne che grazie al diverso hanno realizzato i propri sogni. Il futuro appartiene a chi crede alla bellezza di questi sogni”. Questo è il senso della Festa dei Popoli. A queste parole fanno eco quelle delle istituzioni dell’assessora Bottalico e dell’assessora Romano.
L’assessora al Welfare ricorda come esistano progetti vicini alle parole espresse da padre Ottavio: “La nostra città sta diventando sempre più interculturale; intravedo il valore fondamentale della ‘cittadinanza’, un diritto che, grazie alla festa dei popoli, è proprietà anche di chi la cittadinanza non ce l’ha, che però ha ugualmente motivo e modo di sentirsi cittadino ‘a tutto tondo’ della comunità nella quale vive. L’amministrazione quindi sostiene in pieno questa iniziativa. Ricordo che per la prima volta quest’anno l’assessorato al welfare ha promosso il bando ‘Casa delle Culture’, che sarà un grande centro polifunzionale nel quartiere S. Paolo finalizzato all’accoglienza e alla valorizzazione delle culture, e che ovviamente ingloberà la festa dei Popoli, con l’obiettivo di renderla la vera casa comune della condivisione”. Successivamente l’assessora alle Politiche educative e giovanili esprime il ruolo della festa per l’educazione all’interno delle scuole: “La Festa non è altro che quello che vivono le scuole baresi ogni giorno. I nostri istituti sono frequentati da oltre 1500 alunni definiti dalla legge ‘non italiani’. Per noi, questi bambini invece, al pari di tutti gli altri, costituiscono una vera ricchezza, e non è una semplice questione di tolleranza perché noi siamo convinti che il diverso non si ‘tollera’ ma si ‘vive’, arricchendoci.” E’ importante che al fianco della Festa dei Popoli ci siano le scuole e l’Università perché il ruolo principale per trasmettere i valori dell’intercultura spetta proprio all’istruzione e alla cultura. Lo afferma la preside della scuola Tommaso Fiore Licia Positò: “Noi siamo convinti che la responsabilità educativa della quale siamo investiti comprende proprio la promozione della cultura dell’ascolto. Se dovessimo definire questa festa, utilizzeremmo tante parole che iniziano con la lettera C: consuetudine, collaborazione, coordinamento, confondere, coraggio, credere, coerenza, comboniani, casa comune, comunità globale, cultura dell’ascolto e della convivenza”.
Probabilmente la decennale esperienza della Festa dei Popoli è stata profetica per un futuro che inevitabilmente non può far altro che accogliere persone, creare ponti di cultura e di condivisione delle tradizioni in un mondo più che mai “casa comune”.
Il tema dell’undicesima edizione è “Il mondo casa comune” spiegato da padre Ottavio Raimondo dei Comboniani sollecitando riflessioni sempre rivolte al futuro: “Abbiamo sempre parlato del mondo come un villaggio globale, ma adesso l’espressione più adatta secondo me è ‘mondo casa comune’. Cosa succederebbe se i media proponessero per un articolo il titolo ‘Bari casa comune’? Scriverebbero che il futuro non è dei ghetti, dei rioni, dei gruppi etnici o delle classi sociali. Ma il futuro è nell’insieme. Sentirsi casa, dove ognuno condivide le proprie ricchezze e i propri valori. E allora, il nostro augurio è che questa festa, che compie adesso undici anni, sia davvero un momento nel quale scoprire che chiunque di noi, senza l’altro, senza il diverso, non si rinnova e si impoverisce”. La mia esperienza mi insegna che non solo a Bari, ma in tutta Italia le feste dei Popoli sono state organizzate da persone con un grande spirito missionario, uomini e donne che grazie al diverso hanno realizzato i propri sogni. Il futuro appartiene a chi crede alla bellezza di questi sogni”. Questo è il senso della Festa dei Popoli. A queste parole fanno eco quelle delle istituzioni dell’assessora Bottalico e dell’assessora Romano.
L’assessora al Welfare ricorda come esistano progetti vicini alle parole espresse da padre Ottavio: “La nostra città sta diventando sempre più interculturale; intravedo il valore fondamentale della ‘cittadinanza’, un diritto che, grazie alla festa dei popoli, è proprietà anche di chi la cittadinanza non ce l’ha, che però ha ugualmente motivo e modo di sentirsi cittadino ‘a tutto tondo’ della comunità nella quale vive. L’amministrazione quindi sostiene in pieno questa iniziativa. Ricordo che per la prima volta quest’anno l’assessorato al welfare ha promosso il bando ‘Casa delle Culture’, che sarà un grande centro polifunzionale nel quartiere S. Paolo finalizzato all’accoglienza e alla valorizzazione delle culture, e che ovviamente ingloberà la festa dei Popoli, con l’obiettivo di renderla la vera casa comune della condivisione”. Successivamente l’assessora alle Politiche educative e giovanili esprime il ruolo della festa per l’educazione all’interno delle scuole: “La Festa non è altro che quello che vivono le scuole baresi ogni giorno. I nostri istituti sono frequentati da oltre 1500 alunni definiti dalla legge ‘non italiani’. Per noi, questi bambini invece, al pari di tutti gli altri, costituiscono una vera ricchezza, e non è una semplice questione di tolleranza perché noi siamo convinti che il diverso non si ‘tollera’ ma si ‘vive’, arricchendoci.” E’ importante che al fianco della Festa dei Popoli ci siano le scuole e l’Università perché il ruolo principale per trasmettere i valori dell’intercultura spetta proprio all’istruzione e alla cultura. Lo afferma la preside della scuola Tommaso Fiore Licia Positò: “Noi siamo convinti che la responsabilità educativa della quale siamo investiti comprende proprio la promozione della cultura dell’ascolto. Se dovessimo definire questa festa, utilizzeremmo tante parole che iniziano con la lettera C: consuetudine, collaborazione, coordinamento, confondere, coraggio, credere, coerenza, comboniani, casa comune, comunità globale, cultura dell’ascolto e della convivenza”.
Probabilmente la decennale esperienza della Festa dei Popoli è stata profetica per un futuro che inevitabilmente non può far altro che accogliere persone, creare ponti di cultura e di condivisione delle tradizioni in un mondo più che mai “casa comune”.
