Nubifragio in Puglia, "l’agricoltura muore e il Governo sta a guardare"

BARI - “Cronaca di un disastro annunciato: il nubifragio ampiamente previsto ha dato il colpo di grazia alle colture di stagione in Puglia, prima fra tutte la produzione di ciliegie in Terra di Bari in varietĂ  pregiate esportate in tutto il mondo, giĂ  messe in ginocchio dalle piogge torrenziali di due settimane fa. Il Governo, sollecitato allora, come oggi, a dichiarare lo stato di calamitĂ , ma anche a intervenire efficaciemente a favore di un settore primario per la nostra economia, ma letteralmente abbandonato a sĂ© stesso, sta ancora a guardare. Lo stallo istituzionale sui problemi del settore, legati a croniche distorsioni normative e a profonde e colpevoli sottovalutazioni di politiche comunitarie in materia che mettono in serio pericolo i nostri prodotti di qualitĂ , è insostenibile. Il risultato è che mentre gli agricoltori si dibattono tra cronicitĂ  ed emergenza, tra crollo dei prezzi e burocrazia, dal 2000 ben 310mila aziende hanno chiuso battenti. E l’emorragia non si arresta.
GiĂ  provati dalla farraginositĂ  del sistema per aderire alla Rete del lavoro di qualitĂ , oggi in particolare i produttori di ciliegie, non possono piĂą accettare pannicelli caldi. Perciò anche la Regione Puglia si attivi sia perchĂ© venga dichiarato lo stato di calamitĂ , sia per assegnare al settore – quello delle ciliegie rappresenta il 40% della produzione nazionale –risorse ad hoc nel piano di sviluppo regionale per interventi risolutivi e innovativi come la copertura degli impianti.
Proprio in Puglia gli agricoltori scesi in piazza hanno aperto tra l’altro un altro fronte che merita attenzione e tempestivo intervento: quello delle produzioni lattiero-casearie. Gli allevatori accendono giustamente i riflettori sul crollo dei prezzi alla stalla e sulla necessitĂ  di indicare in etichetta l’origine delle materie prime, denunciando una importazione   massiccia dall'estero di prodotti semi-lavorati utilizzati per ottenere prodotti lattiero-caseari che poi si fregiano del marchio made in Italy.
Insomma, la fotografia del settore agricolo sembra uno scenario di guerra: ritardi dei pagamenti comunitari per un ammontare di 600 milioni di euro, una macchina amministrativa che tra ritardi, lungaggini, disservizi e inefficienze, sottrae all'agricoltura 4 miliardi di euro. Ogni azienda è costretta a produrre ogni anno 4 chilometri di materiale cartaceo per rispondere agli obblighi burocratici, "bruciando" oltre 100 giornate di lavoro.
I controlli non c’entrano, c’entra il vuoto pneumatico che caratterizza l’azione di governo. NĂ© a livello nazionale, tantomeno sul piano europeo, ha fatto nulla per contrastare ad esempio le sciagurate politiche sull’olio d’oliva e sul pomodoro, due settori strategici per la nostra regione e per tutto il Sud.
E’ ora che venga in Parlamento a dire chiaramente come intende affrontare la crisi che sta mettendo a dura prova un settore primario dell’economia italiana”.
Lo dichiara in una nota il sen. d’Ambrosio Lettieri (CoR).