Prospettive di ripartenza comune per l'Europa in crisi

di VINCENZO NICOLA CASULLI — L’analisi della situazione politico-istituzionale in Europa in tempo di crisi ha caratterizzato il seminario conclusivo della Scuola per la buona politica della Fondazione Di Vagno, intitolato "L'Europa in tempi di crisi. Come difendere la coesione sociale, economica e territoriale?". All'incontro erano presenti, tra gli altri, Gianvito Mastroleo, Presidente della Fondazione, Ernst Hillebrand, Direttore della "Friedrich Ebert Stiftung Italia", Andrea Nolke, Professore dell'Università di Francoforte, ed il Senatore Giovanni Procacci a rappresentare la Regione Puglia.

Il seminario si è concentrato sulle sfide che l’Europa sarà costretta ad affrontare nel suo imminente futuro, trovandosi di fronte al dilemma: decidere se proseguire sulla strada dell'integrazione o ridimensionarsi, riducendosi ad una mera area di libero scambio. La risposta rischia tuttavia di non essere dettata da un ragionamento razionale ma dal sentimento della paura, declinato secondo molteplici aspetti: paura di flussi migratori incontrollabili, paura di smarrire la propria identità culturale e politica, paura di perdere posti di lavoro, paura del futuro, paura del terrorismo. In un momento in cui vengono costruiti, o si minaccia di farlo, muri materiali, giuridici e virtuali, non si comprende che il muro più alto e robusto è proprio la paura.

La Costituzione Europea sta vivendo uno dei momenti più complessi della propria storia. Il quadro che si presenta è molto grave: crisi economica, immigrazione incontrollata, risorgenti nazionalismi, minacce provenienti dalle milizie dell’Isis. Lo stesso elemento rappresentativo dell’Unione, unita nella diversità, viene smentito quotidianamente dal recupero della diffidenza che, a volte, sfocia nella discriminazione verso lo straniero. Temibili sentimenti di rivalità tra popoli rischiano di resuscitare il ben noto passato fratricida degli europei. Un approccio realista potrebbe indurci, quindi, a realizzare la fine del sogno europeo.

Infatti, l’Unione Europea, stordita dalle tante problematiche che l’affliggono, appare priva di una bussola che ne orienti il percorso. È necessario trovare un filo conduttore al quale ancorare le future scelte dell’integrazione europea. La risposta potrebbe essere rinvenuta nel principio di solidarietà, senza il quale qualsiasi riferimento all’integrazione è privo di senso. Già nel trattato di Lisbona del 2007 si era rinunciato al termine di “comunità” per sostituirlo con quello di “unione”. Probabilmente un auspicio, ancora privo di  concreta realizzazione.