Sanità, sangue infetto: M5S, "Sbloccare i fondi per rimborsare gli emodanneggiati"
BARI - Sabato 9 presso l’Hotel Palace di Bari si è tenuto un convegno sul tema del Sangue Infetto al quale ha partecipato anche il consigliere regionale M5S Mario Conca membro della III Commissione Sanità che denuncia come i cittadini danneggiati da una trasfusione di sangue infetto vadano incontro ad una vera e propria Odissea e annuncia di aver presentato una interrogazione finalizzata a sollecitare il pagamento degli arretrati agli emodanneggiati. “Uno stato, volutamente minuscolo, - dichiara Conca - che per sue precise responsabilità, a seguito di trasfusioni di sacche di sangue infetto, ha fatto contrarre l'epatite C o l'AIDS, o entrambe, a migliaia di italiani, condannandoli a terapie dolorose e che riducono fortemente le aspettative di vita. Cittadini che oggi sono triplamente danneggiati, prima da una sacca infetta che avrebbe dovuto salvargli la vita, dopo dalla fatica immane di vedersi riconosciuti gli indennizzi dovuti e infine dall'impossibilità di accedere alle cure innovative per l'HCV perché l'AIFA è un coacervo d'interessi.”
Nel 1992 con la legge 210 lo Stato ha riconosciuto le proprie responsabilità normando le procedure assistenziali per indennizzare i malcapitati, con circa 500 euro al mese, e riconoscere il danno biologico agli emodanneggiati. Tuttavia ad oggi, spiega il consigliere pentastellato, nei confronti degli ammalati al danno si aggiunge la beffa, dal momento che per vedersi riconosciuti i propri diritti sono costretti a barcamenarsi tra equa-riparazione, una tantum al decesso, transazioni e lungaggini burocratiche e, contestualmente, devono sborsare denaro per ricorrere ai giudici del lavoro, ai tribunali amministrativi, alla Corte Europea.
Sul fronte opposto lo Stato si difende nelle aule di tribunale moltiplicando i tempi di attesa fino a 24 volte i tempi delle procedure amministrative “sperperando così - prosegue Conca - altro denaro pubblico, danni erariali che la Corte dei Conti dovrebbe perseguire, evidentemente perché le parcelle agli avvocati amici vanno pagate. Più di un mese fa ho presentato interrogazione urgente all'assessore Emiliano per sollecitare il pagamento degli arretrati relativi agli anni che vanno dal 2002 al 2011, siamo ancora in attesa di risposta. Sono circa 30 i milioni di euro - conclude - che la regione ha già ricevuto dal ministero nel 2015 ma i rimpalli di responsabilità tra il dipartimento di prevenzione ASL e l'assessorato alla sanità, ad oggi continuano a negare un sacrosanto diritto. Quanto tempo ci vorrà ancora?”.
Nel 1992 con la legge 210 lo Stato ha riconosciuto le proprie responsabilità normando le procedure assistenziali per indennizzare i malcapitati, con circa 500 euro al mese, e riconoscere il danno biologico agli emodanneggiati. Tuttavia ad oggi, spiega il consigliere pentastellato, nei confronti degli ammalati al danno si aggiunge la beffa, dal momento che per vedersi riconosciuti i propri diritti sono costretti a barcamenarsi tra equa-riparazione, una tantum al decesso, transazioni e lungaggini burocratiche e, contestualmente, devono sborsare denaro per ricorrere ai giudici del lavoro, ai tribunali amministrativi, alla Corte Europea.
Sul fronte opposto lo Stato si difende nelle aule di tribunale moltiplicando i tempi di attesa fino a 24 volte i tempi delle procedure amministrative “sperperando così - prosegue Conca - altro denaro pubblico, danni erariali che la Corte dei Conti dovrebbe perseguire, evidentemente perché le parcelle agli avvocati amici vanno pagate. Più di un mese fa ho presentato interrogazione urgente all'assessore Emiliano per sollecitare il pagamento degli arretrati relativi agli anni che vanno dal 2002 al 2011, siamo ancora in attesa di risposta. Sono circa 30 i milioni di euro - conclude - che la regione ha già ricevuto dal ministero nel 2015 ma i rimpalli di responsabilità tra il dipartimento di prevenzione ASL e l'assessorato alla sanità, ad oggi continuano a negare un sacrosanto diritto. Quanto tempo ci vorrà ancora?”.