La Puglia piange l'operaio Ilva scomparso. Vescovo: "Taranto non ne può più"

(ANSA)
di PIERO CHIMENTI - Centinaia di persone hanno dato il loro ultimo saluto a Giacomo, il ragazzo di 25 anni ennesima vittima dell'incidente sul lavoro all'Ilva. I funerali sono stati celebrati dall'arcivescovo mons. Filippo Santoro presso la chiesa di Roccaforzata.

Alla cerimonia, oltre ai familiari ed amici, ha partecipato il governatore della Regione Puglia Michele Emiliano ed il Prefetto di Taranto Umberto Guidato.

VESCOVO: "TARANTO NON NE PUO' PIU'" - "Taranto non ne può più. Il lavoro è per la vita, non per la morte!". Sono parole dure e cariche di rabbia quelle pronunciate dall'arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, durante i funerali di Giacomo Campo, il 25enne operaio di una ditta dell'appalto morto sabato scorso in un incidente sul lavoro all'Ilva. 

"Tante - ha aggiunto il presule - le parole dette e ascoltate in questi giorni. Parole sì necessarie e doverose per non peccare di omissione o, peggio ancora, di indifferenza, ma purtroppo parole che arrivano a orecchie e cuori stanchi di ascoltare, perché esasperati dal riproporsi, ciclico, dall'assurdità, di questo prezzo da pagare in vite umane. Un tributo insostenibile e ingiusto". Non è "un ineluttabile destino - ha detto ancora mons. Santoro - quello che ha falciato la vita del nostro fratello! Il Cristo in croce oggi può parlare al cuore dei parenti di Giacomo. Il Cristo che soffre con noi e per noi. Così come anche la vergine Maria, ai piedi della croce oggi può consolare questa famiglia. Non estranea, non spettatrice, ma partecipe, immersa nel vostro stesso dolore. Questa compassione/commozione di Cristo pervada anche noi, perché non lo accompagniamo solo con le lacrime, ma con il nostro impegno, la nostra solidarietà".

Infine, l'arcivescovo ha rivolto un monito alle istituzioni. "A chi ha in capo la responsabilità di garantire un futuro giusto ai figli di Taranto - ha sottolineato - dico che il tempo degli intenti è ormai scaduto e che il Signore ci guarda e ci chiede gesti grandi".

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