Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali (RECENSIONE)


di FRÈDÈRIC PASCALI - Lo stile inconfondibile della regia di Tim Burton adatta per il grande schermo “La casa dei bambini speciali di Miss Peregrine”, il romanzo scritto nel 2011 da Ransom Riggs. Un fantasy che ricorda molto le animazioni tipiche dei lavori di J.K. Rowling senza tuttavia mai ripercorrerle, brillando di luce propria soprattutto grazie alla capacità dell’autore di distillare il noir con sapienti sfumature horror che mai ne inficiano la naturale eleganza narrativa. Non da ultima contribuisce la fotografia di Bruno Delbonnel che incastona luci ed ombre in atmosfere che fiancheggiano i tratti classici di cui Fritz Lang fu maestro.

Jacob “Jake” Portman, un ragazzo un po’ introverso e dalla grande fantasia, si trova a dover affrontare la morte dell’amato nonno Abraham per cause violente ma apparentemente sconosciute. Il vegliardo prima di spirare gli confida che tutti i racconti che ebbe a narrargli da bambino non erano fantasie e che in una piccola isola del Galles è celata la verità. Per raggiungerla gli basterà scovare tra le sue cose una cartolina di una certa Miss Peregrine. Jake si convince e riesce a farsi accompagnare sul posto dal padre refrattario e preoccupato per la sua salute psichica.

La pellicola di Tim Burton ha il pregio di non limitarsi a descrivere le atmosfere di un gruppo di ragazzi degni del circo Barnum ma va oltre, sconfinando nel campo ristretto del “in che cosa vale la pena credere” e del “che cosa vale la pena essere”. Un intento che forgia la morale e il finale della trama con la macchina da presa “strattonata” ma mai succube degli effetti speciali richiesti dalla storia.

Ottima la scelta dell’interprete principale, il giovane Asa Butterfield che regge egregiamente il ruolo di “Jake” dandogli un’identità e una personalità funzionale al dispiegarsi narrativo e alla sceneggiatura di Jane Goldman. Agli elogi per il cast non possono sottrarsi Eva Green, “Miss Peregrine”, parsa assolutamente a suo agio in un ruolo per lei inedito, Ella Purnell, “Emma”, magnetica e brava e l’immarcescibile Samuel L. Jackson, “Barron”, che non tradisce mai. Peccato per Judi Dench, “Miss Esmeralda Avocet”, relegata a poco più di una comparsata e destinata a “fare gruppo”.

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