di VITTORIO POLITO - La Quaresima nella liturgia cattolica è il periodo penitenziale di quaranta giorni, che segue il carnevale, in preparazione alla Pasqua, in cui si osserva il precetto del digiuno e dell’astinenza nei giorni prescritti. La Chiesa designò questo periodo come un momento di penitenza e di astinenza, assecondando una situazione generale di penuria che si verificava in questo momento dell’anno.
Secondo A.M. Di Nola, storico delle religioni, il carnevale, altro non è che il «Tenue residuo dell’imponente ciclo festivo di altre epoche, che sigilla nell’ambiguità dei comportamenti collettivi le antichissime immagini della Morte e della Gioia, i due termini intorno ai quali ruota la perenne storia dell’uomo. Il farsi diverso ed estraneo, il rifiutare negli atteggiamenti la quotidianità immettono in un itinerario della follia occasionale e passeggera, come alternativa dell’essere».
Spesso ci domandiamo quale l’origine storica del Carnevale e della Quaresima? Perché tanto contrasto tra i due periodi? A queste domande e ad altre ancora risponde Vito Lozito, docente universitario di Storia della Chiesa, presso il nostro Ateneo, scomparso qualche anno fa, nel suo volume “Agiografia, Magia, Superstizione”, edito da Levante Editore.
L’origine storica del carnevale è spesso collegata agli antichi Saturnali latini che erano feste religiose dell’antica Roma che si celebravano in onore del dio Saturno. I festeggiamenti tendevano ad abolire le distanze sociali ed avevano spesso carattere licenzioso e orgiastico, cambiavano il quotidiano rapporto padrone-servo, uomo-donna, governante-suddito, insomma in quel periodo tutto era lecito e permesso. La funzione stessa del re dei saturnali, che moriva alla fine della festa, richiama il nostro Re del Carnevale, che a seconda della tradizione locale, viene ucciso, bruciato, impiccato, ecc.
La civiltà babilonese ritenendo lo svolgersi della vita terrestre, riflesso dei moti astrali, rappresentava il passaggio dall’inverno alla primavera con una processione in cui su un carro-nave era trasportato il dio Sole o il dio Luna che simbolicamente procedeva verso il Santuario di Babilonia, cioè la terra. Si trattava del “Car Naval” che concludeva un anno e ne iniziava uno nuovo. Il passaggio del Carro indicava il “viaggio” con tutte le caratteristiche gioiose, terrificanti e di pericolo che comportava, il cui nocchiero rappresentava il Re di Carnevale, il quale sarà eliminato una volta giunti alla fine della traversata, per dare posto simbolicamente al nuovo anno.
Il contrasto più avvincente rimane quello tra Carnevale e Quaresima, ossia fra gioia e tristezza, fra benessere e miseria. Alle abbondanti libagioni di carnevale subentrava la dieta alimentare rigida che le classi povere accettavano più per scarsità di prodotti che per rispetto a prescrizioni religiose. Il digiuno, invece, aiutava a vincere le passioni e a liberarsi dalla materialità , dal momento che il precetto evangelico affermava che i demoni possono essere cacciati “con la preghiera e con il digiuno”. Perciò durante la “penitenza dei quaranta giorni”, che ricorda il corrispondente periodo di tempo trascorso da Mosè e Gesù nel deserto senza toccare cibo, sulle tavole mancavano cibi a base di carne, di grassi, di latticini, ecc. Nel giorno successivo alle Ceneri, in molte Regioni d’Italia, si facevano anche bollire le stoviglie di casa, per eliminare qualsiasi ricordo dei succulenti pranzi.
La Settimana Santa invece, è quella in cui si celebrano i riti che condurranno alla Pasqua e si apre con la Domenica delle Palme. Il lunedì si ricorda l’invocazione di Gesù nell’orto degli ulivi; il martedì si rievoca la lavanda dei piedi agli apostoli per rinnovare la memoria di quell’atto di umiltà con cui Gesù Cristo li lavò ai suoi apostoli; altri atti della Passione, come la flagellazione e la coronazione di spine, vengono rievocati il mercoledì; il giovedì Santo è il giorno in cui la Chiesa, ricordando l’Ultima Cena di Gesù, celebra l’istituzione dell’Eucaristia. I fedeli si recano alla visita del Santissimo Sacramento in più chiese, in memoria dei dolori sofferti da Gesù Cristo in più luoghi, come nell’orto degli ulivi, nelle case di Caifa, di Pilato, di Erode e sul Calvario. Nel giovedì Santo, dopo la Messa, si scoprono gli altari per rappresentarci Gesù Cristo spogliato delle sue vesti per essere flagellato e affisso alla croce. Dal giovedì sino al sabato Santo si legano le campane in segno di partecipazione alla passione e alla morte di Cristo.
Tra i riti della Settimana Santa la giornata del venerdì è la più intensa e toccante perché si ricorda la passione e morte di Cristo, adorando la Croce.
In molti paesi è possibile assistere alla rappresentazione della Via Crucis per le strade cittadine. Il giorno di Pasqua è la commemorazione della Resurrezione di Cristo. Nella tradizione cristiana Cristo viene identificato con l’agnello, vittima sacrificale, della Pasqua ebraica. Così come gli ebrei celebravano con la Pasqua il passaggio dell’Angelo sterminatore, anche per i cristiani la Pasqua rappresenta il passaggio di Cristo dalla vita mortale, in quanto Uomo, a quella immortale, in quanto Figlio di Dio.
I primi Padri della chiesa commemorarono la Pasqua in concomitanza con il giorno della Passione e della morte di Cristo, mentre in età più tarda, nel III secolo, San Cipriano condusse a commemorare non solo la morte, con mestizia, ma a ricordare come vero e proprio passaggio (Pasqua), il giorno della Resurrezione ed a festeggiare, non già con tristezza, ma con gioia, questo giorno solenne della cristianità .
Il cristiano ha già la Buona Novella. Bisogna, in questa Quaresima, appena iniziata, riscoprirne sempre più la novità e farne il motivo della propria vita.