di VITTORIO POLITO - La nomenclatura è l’attribuzione di un nome distintivo ad oggetti o cose che fanno parte di un complesso sistematico di termini relativi ad un certo argomento, raccolti in forma sistematica e razionale. Cosa diversa da nomenklatura (di derivazione russa), che rappresenta l’insieme dei dirigenti importanti di un apparato statale politico, burocratico, ecc.
L’erba che è considerata “la signora della terra” è presente ovunque dove vi è una zona fertile. Basta qualche goccia d’acqua e spunta come d’incanto, perfino sulle rocce e sulle pareti. Da qui la parietaria o i capperi.
Nel nostro caso intendiamo riferirci alla nomenclatura delle erbe, anche medicinali, che Carlo Scorcia ha inserito nel saggio etno-linguistico “Nomenclatura di Medicina Popolare Barese” pubblicato nel 1972 dalle Edizioni Levante.
Il lavoro, che vuol essere un omaggio ai baresi, elenca in italiano e in dialetto barese i termini medici relativi al corpo umano, alle malattie ed ai malanni ed alle erbe medicinali, delle quali ultime ne riporterò qualcuna tra le più conosciute in dialetto barese con qualche sommaria indicazione sulla utilità.
Per ogni erba, Scorcia si è riferito all’Erbario Figurato di Giovanni Negri (Hoepli), ed alle “Piante Medicinali e velenose della Flora Italiana” di Severino Viola (De Agostini). Vediamone alcune.
Àrrue de sète Melograno (contro la blenorragia)
Bastenache Carota gialla (voce rauca laringite)
Calamédde Camomilla (ascesso all’orecchio)
Cannèdde Canna nostrana (ulcere purulente)
Cecuère salvagge Dente di leone (per liberare l’intestino)
Cemedecòle Cavolo broccolo (alitosi)
Checòzze du vìerne Zucca napoletana (vermi, fame disordinata e continua)
Chjapparine Cappero (ascite, idropsia)
Cìelze russe Gelsi rossi (mughetto)
Corrue Carruba (ascite, malattia catarrale)
Èrve de vìende Parietaria (calcoli renali, ulcere, emorroidi)
Fecarazze Fico selvatico (depilazione)
Fiure de la passiòne Passiflora (epilessia)
Iète Bietola (distorsione ulna)
Iète nascetìzze Bietola spontanea (per liberare l’intestino)
Lambasciùne Muscari (lombaggine, reumatismi)
Lepìne Lupini (iperglicemia, diabete)
Majerane, Rìgghene Origano (raffreddore, muco nasale)
Sevòne Soncino (ecchimosi, lividi)
Spaccapète Erba dorata (calcolosi renale)
Spenacarde Lavanda (ascite, erpete della pudenda)
Spenacasce Acacia (tremore degli alcolisti)
Vasenecole Basilico (rinite atrofica ‘ozena’, svenimenti,
E anticamente che succedeva? È dato sapere che fra il quarto e terzo secolo a.C. fu condotta una indagine sulla botanica e pubblicato successivamente in dieci libri, una sorta di enciclopedia delle piante, dalla quale si ricava, tra l’altro, qualche curioso “consiglio” sui metodi curativi del tempo.
“Contro il dolore e le ecchimosi delle membra da percosse si fa l’empiastro con il succo di assenzio, la polvere di cumino e il miele. Contro i vermi dell’orecchio si instilla il suo succo che, spalmato sul volto, lo schiarisce e posto negli occhi rimuove il rossore e la nubecola. Secondo Dioscoride l’assenzio preserva i libri e tutti i panni dai topi e dalle tignole”.
“L’asarabacca, un’erba profumata usata per ghirlande, ha numerose virtù: toglie il mal di testa, attenua l'infiammazione degli occhi, spegne il fuoco sacro, favorisce il sonno e cura fin dall’inizio l’alopecia”.
“Il loto spalmato con il miele elimina le macchie provocate dal sole, mentre il suo seme giova al flusso del sangue e ai sofferenti di intestino. Se con il loto ci si lava il capo, non cadono i capelli”.
“Per eliminare le lentiggini, si prenda la radice di giacinto con l’aggiunta di alcuni lupini e si unga la faccia: mirabilmente compare l’effetto”.
“Il decotto di granchio di fiume svolge azione benefica, infatti riesce ad estrarre i corpi estranei, come le cose appuntite e le spine affisse nella carne”.
L’erba che è considerata “la signora della terra” è presente ovunque dove vi è una zona fertile. Basta qualche goccia d’acqua e spunta come d’incanto, perfino sulle rocce e sulle pareti. Da qui la parietaria o i capperi.
Nel nostro caso intendiamo riferirci alla nomenclatura delle erbe, anche medicinali, che Carlo Scorcia ha inserito nel saggio etno-linguistico “Nomenclatura di Medicina Popolare Barese” pubblicato nel 1972 dalle Edizioni Levante.
Il lavoro, che vuol essere un omaggio ai baresi, elenca in italiano e in dialetto barese i termini medici relativi al corpo umano, alle malattie ed ai malanni ed alle erbe medicinali, delle quali ultime ne riporterò qualcuna tra le più conosciute in dialetto barese con qualche sommaria indicazione sulla utilità.
Per ogni erba, Scorcia si è riferito all’Erbario Figurato di Giovanni Negri (Hoepli), ed alle “Piante Medicinali e velenose della Flora Italiana” di Severino Viola (De Agostini). Vediamone alcune.
Àrrue de sète Melograno (contro la blenorragia)
Bastenache Carota gialla (voce rauca laringite)
Calamédde Camomilla (ascesso all’orecchio)
Cannèdde Canna nostrana (ulcere purulente)
Cecuère salvagge Dente di leone (per liberare l’intestino)
Cemedecòle Cavolo broccolo (alitosi)
Checòzze du vìerne Zucca napoletana (vermi, fame disordinata e continua)
Chjapparine Cappero (ascite, idropsia)
Cìelze russe Gelsi rossi (mughetto)
Corrue Carruba (ascite, malattia catarrale)
Èrve de vìende Parietaria (calcoli renali, ulcere, emorroidi)
Fecarazze Fico selvatico (depilazione)
Fiure de la passiòne Passiflora (epilessia)
Iète Bietola (distorsione ulna)
Iète nascetìzze Bietola spontanea (per liberare l’intestino)
Lambasciùne Muscari (lombaggine, reumatismi)
Lepìne Lupini (iperglicemia, diabete)
Majerane, Rìgghene Origano (raffreddore, muco nasale)
Sevòne Soncino (ecchimosi, lividi)
Spaccapète Erba dorata (calcolosi renale)
Spenacarde Lavanda (ascite, erpete della pudenda)
Spenacasce Acacia (tremore degli alcolisti)
Vasenecole Basilico (rinite atrofica ‘ozena’, svenimenti,
E anticamente che succedeva? È dato sapere che fra il quarto e terzo secolo a.C. fu condotta una indagine sulla botanica e pubblicato successivamente in dieci libri, una sorta di enciclopedia delle piante, dalla quale si ricava, tra l’altro, qualche curioso “consiglio” sui metodi curativi del tempo.
“Contro il dolore e le ecchimosi delle membra da percosse si fa l’empiastro con il succo di assenzio, la polvere di cumino e il miele. Contro i vermi dell’orecchio si instilla il suo succo che, spalmato sul volto, lo schiarisce e posto negli occhi rimuove il rossore e la nubecola. Secondo Dioscoride l’assenzio preserva i libri e tutti i panni dai topi e dalle tignole”.
“L’asarabacca, un’erba profumata usata per ghirlande, ha numerose virtù: toglie il mal di testa, attenua l'infiammazione degli occhi, spegne il fuoco sacro, favorisce il sonno e cura fin dall’inizio l’alopecia”.
“Il loto spalmato con il miele elimina le macchie provocate dal sole, mentre il suo seme giova al flusso del sangue e ai sofferenti di intestino. Se con il loto ci si lava il capo, non cadono i capelli”.
“Per eliminare le lentiggini, si prenda la radice di giacinto con l’aggiunta di alcuni lupini e si unga la faccia: mirabilmente compare l’effetto”.
“Il decotto di granchio di fiume svolge azione benefica, infatti riesce ad estrarre i corpi estranei, come le cose appuntite e le spine affisse nella carne”.