Gli ulivi di Noemi carichi di frutti


di FRANCESCO GRECO - S. MARIA DI LEUCA (LE). “Ci mancherai piccola stella senza cielo” (Anonimo). Morbidi peluche colorati, santini sparsi ovunque sulla terra umidi di rugiada, lumini ormai consunti. E bigliettini teneri, affettuosi, commoventi. Alcuni chiusi in buste e sigillati con nastrini bianchi. Password minimalista, intimista, allegra e gaia.
 
E' la “tomba” di Noemi Durini, 16 anni (era nata il 22 dicembre del 2000) a un mese dalla morte orrenda per mano di belve feroci. Un delitto che ancora cerca un movente serio, credibile, oltre i depistaggi: la ragazzina ha sentito o sapeva qualcosa? Ha visto cose non doveva vedere?

E' a un km dal cimitero di Leuca (la zona è “Terra Masci”), all'aria aperta, all'ombra degli ulivi sfiorati dal mare, carichi di frutti, a sfidare la lebbra della xylella fastidiosa (la stessa malattia lercia dei mostri che l'hanno uccisa senza pietà, strappandola a sua madre, la famiglia (le loro vite segnate), il suo paese, i suoi amici, tutti noi), ed è un affollamento semantico denso di messaggi che non hanno bisogno di alcuna decodificazione per quanto sono immediati e crudi. Un'umanità dolente e minimalista, quella dei millennials sempre connessi che così poco conosciamo e leggiamo con la lente deformante dei luoghi comuni più vuoti e banali. E invece le sedicenni di oggi sono ricche di interessi, motivate, sanno quel che vogliono, e deviano dalla loro strada solo quando incontrano le mele marce.
 
“Riposa in pace piccolo angelo!!! Guardaci da lassù. A presto angelo” (Matteo e Fernanda). Un rosario avvolto a una grande croce e un piccolo crocefisso sono stati posati delicatamente fra le pietre del muretto con cui l'assassino (o gli assassini?) ha voluto costruirle un sepolcro che sa di arcaico, di rito primitivo, ma anche di paura della donna, della sua ricchezza e complessità, di rifuto di un confronto.
 
E poi: miniature di San Pio, cartoline della Madonna di Leuca, di San Michele Arcangelo, dei Ssnti Medici Cosma e Damiano che il vento ha sparso qua e là sotto gli ulivi monumentali. Ecco un'icona dai colori accesi, scuola bizantina: Santo Stefano, e poi fiori, tanti fiori, dal più umile alle preziose orchidee. Era molto amata, Noemi: ognuno ci “vede” la figlia, la sorella, l'amica del cuore.
 
Altri bigliettini: “E anche se non ci conoscevamo, riposa in pace piccolina, quell'orribile mostro la pagherà, sarà fatta giustizia per te Noemi” (Anonimo). Giustizia: lo sperano in tanti, tutta Italia abituata a vedere i mostri scarcerati, talvolta con la finzione  ipocrita del braccialetto elettronico. Saranno le leggi (che si possono sempre cambiare), ma spesso la parola giustizia ha un'ombra di relativismo, quasi di assenza, di convitato di pietra.
 
L'estate declina dolcemente verso l'autunno, i colori della campagna mediterranea si fanno pastello, le foglie si tingono di giallo, il paesaggio diventa triste, crepuscolare. Nell'uliveto di Noemi, nato dentro un muretto a secco, un fico generoso ci dona ancora i suoi dolcissimi frutti. Chissà se a Noemi piacevano, lei così dolce e delicata, curiosa, aperta alla vita? Il suo paese, Specchia, terra generosa, è chiuso in un dolore seza rimedio, ma lo siamo anche noi che conviviamo coi mostri, che non sono mai stati figli di Montesardo, altro che “famiglia rispettabile”.
 
“Il silenzio non ha parole, riposa in pace e che lassù trovi la felicità e la serenità che non hai trovato qua” (Anonimo). Il luogo dov'è stata ritrovata, e forse uccisa, è meta di un intenso pellegrinaggio dal 13 settembre 2017, un mercoledì piovoso, squallido, quando il corpo ancora acerbo apparve fra le pietre sfregiato e devastato nella sua intimità e anche la natura si vestì di lutto.

Questa ragazzina dal carattere fiero, determinato, che per essere autonoma incartava dolcetti in una bella pasticceria, ha toccato il cuore di tutti, anche perché i mostri, implacabili, non contenti, vanno in tv per infierire sulla sua memoria, imbrattandola senza ritegno e certamente l'avvocato della famiglia, Giulia Bongiorno, prenderà molti appunti sul suo block-notes.
 
A cancellare il sudiciume sulla famiglia Durini, gente per bene, ci ha pensato Elisabetta, una vicina, che ha scritto: “Io non ti conoscevo, ma mi hanno parlato bene di voi, non ti meritavi tutto questo, starai sempre nel nostro cuore”.
 
Le pietre sono unte di calce sfavillante al sole dell'autunno (oggi sono 31 gradi e i contadini posano silenziosi i teli sotto gli alberi), a coprire il sangue, tanto sangue: un cane ci annusa e abbaia a poca distanza.
 
Il sudario è a due passi di via San Giuseppe, una lieve discesa che da Castrignano conduce alla marina di Leuca e che a un certo punto incrocia sulle  nostre teste la SS 274. Un altro cane più a sud oltre la strada gli fa eco: quella domenica maledetta furono silenti?

“Noemi, sei e resterai sempre nel nostro cuore” (Anonimo).

A ridosso del muretto, a destra, una casa di campagna, ma ci abitano tutto l'anno, c'è la cassetta delle lettere e i contenitori della spazzatura in bella vista dinanzi all'entrata. Pare disabitata, ma all'improvviso arriva un'auto.
 
“Noemi, un'angelo in cielo. Riposa in pace. Un papà” (Anonimo). Con l'apostrofo fra articolo e sostantivo, quel “papà” vuol dirci che gli angeli sono di genere femminile? Mistero.
 
Il sepolcro non è facile da trovare, è nascosto dalla strada, è nel cuore della campagna del “Capo”. A nord c'è la chiesetta rupestre di San Giuseppe, una fabbrica dismessa testimonia la fallita industrializzazione del Sud, un vecchio agriturismo. Il mare luccica all'orizzonte come una distesa di smeraldi, Leuca è ancora piena di turisti, molti tedeschi, affascinati da “Finibus Terre”.
 
C'è chi si commuove e piange, chi si fa il segno della croce e recita una piccola preghiera muta. Tutti si chiudono in un silenzio accarezzato dalla salsedine. E' difficile pensarla morta, magari Noemi sarà accucciata da qualche parte... Il pensiero sfiora noi stessi e le nostre facce si distendono sfiorate da un esile sorriso.

Ma che razza di civiltà e di umanità abbiamo costruito? Abbiamo perduto l'innocenza degli occhi e del cuore. Viene in mente Bennato: “Extraterrestre, portami via...”.
 
Tutta Italia si chiede: il reo confesso ha fatto tutto da solo? Ci si rende conto che forse non è possibile. La banalità del male suggerisce che è troppo difficile, complicato. Che non è stato casuale ma tutto studiato nei dettagli. L'astuzia criminale delle menti bacate a volte non ha limiti.

E' una via trafficata, d'estate anche nelle ore notturne (il 3 settembre è ancora estate). Ne sapremo di più con l'incidente probatorio e l'autopsia dirà l'ora esatta della morte, se a Specchia, in piena notte, o qui, quando ormai la luce sfolgorante del nuovo giorno d'estate accarezzava con dolcezza il Faro di Leuca che si intravede maestoso all'orizzonte e che ha visto tutto...

Crudele ironia dei destini: la sorella di Noemi, Benedetta, il 28 settembre all'Università di Reggio Emilia si laureata in Criminologia. Mai avrebbe creduto che il primo lavoro sarebbe stato indagare sul delitto dell'amata sorellina.

A un certo punto scorgiamo un albero morto con le radici nel muro: è brutto, sgraziato, mette quasi paura, pare l'albero di Giuda. Non si capisce che frutti ha dato quando era vivo e verde. Bene e Male appaiono intrecciati.

Hanno scritto Christian a Mirko: “Non ti conoscevamo, ma la tua scomparsa così atroce ha sconvolto i nostri cuori. Riposa in pace piccolo angelo”.

E poi ci sono questi ulivi secolari dalle cime cariche di frutti, metà neri e metà verdi, acerbi ma sani, non attaccati da alcuna malattia: daranno ottimo olio. Fanno ombra a Noemi e noi la ricorderemo quando andremo a coglierli e quando poi il suo dolce odore invaderà le nostre case.

Gesti antichi, ma purtroppo lo è anche la malvagità, la gramigna tenace, che non muore.

A sud-est il Faro svetta sul Promontorio Japigio. D'improvviso, dal mare sorge la luna piena, che gonfia le maree e il nostro dolore. Stasera ti farà compagnia, “piccolo angelo”, donna del nostro tempo sudicio e corrotto che non abbiamo saputo capire, difendere, amare abbastanza. Le ombre della sera scivolano fra le chiome degli ulivi e una tristezza infinita ci coglie con il primo brivido. Buonanotte “stella senza cielo!”.

“Noemi, tu con noi per sempre e noi con te per sempre”, Specchia.

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